LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando la quantità esclude lo sconto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due soggetti condannati per coltivazione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che l’ingente quantitativo di dosi ricavabili (oltre 3.200) è un elemento decisivo che impedisce di qualificare il reato come fatto di lieve entità, confermando la condanna.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: La Quantità da Sola Può Escludere l’Attenuante?

Nel diritto penale in materia di stupefacenti, la distinzione tra un reato ‘ordinario’ e un fatto di lieve entità è cruciale, poiché determina una differenza abissale nel trattamento sanzionatorio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna su questo tema, chiarendo come un singolo parametro, quello quantitativo, possa diventare l’elemento decisivo per escludere l’applicazione della norma più favorevole. Analizziamo insieme la decisione per capire i principi applicati dai giudici.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due individui, precedentemente condannati dalla Corte d’Appello per il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti, previsto dall’articolo 73 del Testo Unico Stupefacenti. La difesa dei ricorrenti puntava a ottenere una riqualificazione della condotta nella fattispecie attenuata del comma 5 dello stesso articolo, sostenendo che il fatto dovesse essere considerato di ‘lieve entità’. La Corte d’Appello aveva già respinto questa tesi, e il caso è quindi giunto all’esame della Suprema Corte.

L’Ordinanza della Cassazione e il Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La decisione non è entrata nel merito della vicenda, ma si è concentrata sulla correttezza giuridica del ragionamento seguito dal giudice di secondo grado. Secondo gli Ermellini, il motivo del ricorso era meramente ‘reiterativo’, ovvero riproponeva una censura già adeguatamente e logicamente respinta in appello. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale nella valutazione del fatto di lieve entità.

Le Motivazioni: Il Principio del Parametro Assorbente

Il cuore della motivazione risiede nel richiamo a un consolidato orientamento delle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 35737/2010). Secondo questo principio, l’ipotesi del fatto di lieve entità può essere riconosciuta solo in casi di ‘minima offensività penale’ della condotta. Questa valutazione complessiva si basa su diversi parametri indicati dalla legge: la qualità e la quantità della sostanza, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione.

Tuttavia, la Corte chiarisce un punto essenziale: se anche uno solo di questi indici risulta ‘negativamente assorbente’, ovvero di gravità tale da sovrastare tutti gli altri, ogni ulteriore considerazione diventa irrilevante. Nel caso specifico, l’elemento quantitativo è stato ritenuto decisivo. Dalla coltivazione si sarebbero potute ricavare ben 3.247 dosi singole. Un numero così elevato, secondo la Corte territoriale prima e la Cassazione poi, è di per sé sufficiente a escludere la minima offensività della condotta, rendendo superflua l’analisi degli altri parametri.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma una linea interpretativa rigorosa. Per ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità, non è sufficiente che alcuni aspetti della condotta appaiano di modesta gravità. È necessario che l’intera vicenda, nel suo complesso, mostri una lesività minima del bene giuridico protetto. L’elemento quantitativo, quando raggiunge una soglia considerevole come quella del caso di specie, agisce come una sorta di ‘sbarramento’, impedendo l’accesso alla fattispecie più mite. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende, a conferma della definitività della loro condanna per il reato contestato in origine.

Quando un reato di droga può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Un reato relativo agli stupefacenti può essere qualificato come ‘fatto di lieve entità’ solo in ipotesi di minima offensività penale della condotta. La valutazione deve tenere conto sia del dato qualitativo e quantitativo della sostanza, sia degli altri parametri come mezzi, modalità e circostanze dell’azione.

La grande quantità di stupefacente esclude sempre il ‘fatto di lieve entità’?
Sì, secondo il principio applicato dalla Corte, se un solo indice, come l’elemento quantitativo, risulta ‘negativamente assorbente’ (cioè talmente grave da prevalere sugli altri), ogni altra considerazione perde di rilevanza. In questo caso, la possibilità di ricavare oltre 3.200 dosi è stata ritenuta sufficiente per escludere la lieve entità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. A norma dell’articolo 616 del codice di procedura penale, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati