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Fatto di lieve entità: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per spaccio. La richiesta principale era la riqualificazione del reato in fatto di lieve entità. La Corte ha stabilito che i ricorsi erano una mera ripetizione di argomenti già respinti, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza d’appello, ribadendo che la valutazione del fatto di lieve entità richiede un’analisi complessiva di tutte le circostanze del reato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità e Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sui criteri per il riconoscimento del fatto di lieve entità nei reati di droga e sui requisiti di ammissibilità del ricorso. La decisione sottolinea un principio fondamentale del processo penale: l’impugnazione non è una semplice riproposizione di argomenti già esaminati, ma deve consistere in una critica specifica e argomentata della sentenza che si intende contestare. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Tre individui erano stati condannati in primo e secondo grado per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le pene inflitte dalla Corte d’Appello confermavano quelle del Tribunale: quattro anni di reclusione per due degli imputati e due anni e otto mesi per il terzo, oltre a significative multe. Ritenendo ingiusta la condanna, gli imputati, tramite i loro difensori, hanno proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la questione del fatto di lieve entità

Le doglianze presentate alla Suprema Corte erano principalmente tre:
1. Mancata riqualificazione del reato: Tutti e tre i ricorrenti sostenevano che il reato dovesse essere classificato come fatto di lieve entità, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990, il che avrebbe comportato una pena notevolmente inferiore.
2. Mancata diversificazione della responsabilità: Uno dei ricorrenti lamentava che non fosse stata adeguatamente distinta la sua posizione rispetto a quella degli altri concorrenti nel reato.
3. Mancata concessione dell’attenuante: Lo stesso ricorrente chiedeva il riconoscimento dell’attenuante della minima partecipazione al fatto, prevista dall’art. 114 del codice penale.

Il punto centrale, comune a tutti i ricorsi, era dunque il mancato riconoscimento dell’ipotesi delittuosa di minore gravità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione chiara e basata su principi consolidati.

In primo luogo, riguardo alla richiesta di qualificare il reato come fatto di lieve entità, la Corte ha ricordato che tale valutazione richiede un’analisi globale e complessiva di tutti gli elementi del caso: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità della sostanza stupefacente. Il giudice deve esaminare ogni aspetto per determinare l’effettiva offensività della condotta. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione adeguata, evidenziando aspetti di professionalità nell’attività di spaccio che escludevano la lieve entità.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale della decisione, la Cassazione ha rilevato che i ricorsi non facevano altro che riproporre le medesime argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello. I ricorrenti non si erano confrontati criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a lamentare genericamente la sua illogicità. La funzione tipica dell’impugnazione, ha ribadito la Corte, è quella di una critica argomentata contro uno specifico provvedimento. Se il ricorso si limita a ripetere le stesse doglianze, senza attaccare le ragioni specifiche per cui sono state respinte, viene meno la sua stessa funzione e deve essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma due principi fondamentali. Da un lato, il riconoscimento del fatto di lieve entità non è automatico ma è l’esito di una valutazione ponderata di tutti gli indici normativi, e basta un solo elemento di gravità per escluderlo. Dall’altro, e con importanti riflessi pratici per gli avvocati, un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve essere un atto di critica puntuale e specifica della sentenza di secondo grado. Non è sufficiente ‘copiare e incollare’ i motivi d’appello. È necessario smontare, pezzo per pezzo, il ragionamento del giudice precedente, evidenziandone le violazioni di legge o i vizi logici. In assenza di questo confronto critico, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un reato di spaccio può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Per qualificare un reato come ‘fatto di lieve entità’, il giudice deve condurre una valutazione complessiva che tenga conto di tutti gli elementi: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità della sostanza. Se anche uno solo di questi elementi indica una certa gravità, l’attenuante può essere esclusa.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza confrontarsi criticamente con le specifiche motivazioni della sentenza impugnata. La funzione del ricorso è quella di critica argomentata, non di mera reiterazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva e la pena deve essere eseguita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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