LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per detenzione di cocaina ai fini di spaccio, che contestava il mancato riconoscimento del fatto di lieve entità. L’inammissibilità è stata motivata dalla genericità del ricorso, che si limitava a riproporre le medesime questioni già respinte in appello. La Corte ha ribadito che la valutazione del fatto di lieve entità richiede un’analisi complessiva, e nel caso di specie, l’ingente quantitativo di droga e la non occasionalità della condotta giustificavano pienamente l’esclusione di tale ipotesi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità e Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Cassazione

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla disciplina del fatto di lieve entità nei reati di spaccio e sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. La Suprema Corte, con una decisione netta, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la condanna per detenzione di cocaina e chiarendo perché la semplice riproposizione dei motivi d’appello non sia sufficiente per ottenere un nuovo esame della vicenda.

I Fatti del Caso: La Condanna per Spaccio di Cocaina

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo per detenzione ai fini di spaccio di un considerevole quantitativo di cocaina. La Corte di Appello di Roma aveva confermato la sentenza di primo grado, rigettando le richieste della difesa, inclusa quella di riconoscere la circostanza attenuante del fatto di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del D.P.R. 309/90. L’imputato ha quindi presentato ricorso per cassazione, lamentando proprio la mancanza di motivazione su questo punto decisivo.

Il Ricorso in Cassazione e il Diniego del Fatto di Lieve Entità

Il principale motivo di doglianza sollevato dalla difesa verteva sul vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello nel negare la qualificazione del reato come di lieve entità. Secondo il ricorrente, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente considerato tutti gli elementi a suo favore.

In via preliminare, la Cassazione ha anche rigettato un’istanza di rinvio presentata dalla difesa per adesione a un’astensione dalle udienze della categoria forense. La Corte ha precisato che, trattandosi di un procedimento a rito camerale non partecipato, per il quale la legge non prevede la presenza del difensore, tali istanze sono prive di effetto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della decisione risiede nella dichiarazione di manifesta infondatezza e, di conseguenza, di inammissibilità del ricorso. La Corte ha evidenziato come il ricorrente si sia limitato a riprodurre le stesse questioni già devolute in appello e puntualmente esaminate e respinte dai giudici di secondo grado con una motivazione coerente e adeguata.

Questo comportamento processuale, secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, rende il ricorso aspecifico. Un ricorso per cassazione, infatti, non può ignorare le argomentazioni della sentenza impugnata, ma deve confrontarsi criticamente con esse, evidenziando specifici vizi logici o giuridici. La semplice riproposizione delle stesse ragioni equivale a chiedere un inammissibile riesame del merito dei fatti.

I Criteri per la Valutazione del Fatto di Lieve Entità

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi, sanciti anche dalle Sezioni Unite (sent. n. 51063/2018), per la valutazione del fatto di lieve entità. L’accertamento non può basarsi su un singolo elemento, come quello quantitativo, ma richiede una valutazione complessiva di tutti gli indici sintomatici previsti dalla norma:

* Azione: mezzi, modalità e circostanze della condotta.
* Oggetto materiale: quantità e qualità della sostanza stupefacente.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente escluso la lieve entità non solo per l’ingente dato quantitativo (167,9 grammi di principio attivo, da cui era possibile ricavare 1.119 dosi), ma anche per il carattere non episodico della condotta. Era emerso, infatti, dalla stessa ammissione dell’imputato, che non si trattava della prima volta in cui custodiva quantitativi di droga tutt’altro che irrisori. Questo ha portato i giudici a concludere che la sua capacità di contribuire alla diffusione della droga non fosse affatto occasionale o non professionale.

Le Conclusioni

L’ordinanza si chiude con una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Essendo il ricorso inammissibile e non ravvisandosi un’assenza di colpa da parte del ricorrente, la Corte lo ha condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

Questa decisione rafforza due principi fondamentali: primo, il ricorso per cassazione deve essere uno strumento di critica puntuale e giuridica alla sentenza impugnata, non una mera ripetizione di argomentazioni già sconfessate; secondo, la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità dipende da un’analisi globale e rigorosa che tenga conto di ogni aspetto della fattispecie concreta, impedendo automatismi basati solo sulla quantità di droga.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile per genericità?
Un ricorso è considerato inammissibile quando si limita a riproporre le medesime ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del grado precedente, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni della decisione impugnata e senza evidenziare vizi di legittimità.

Quali elementi escludono il riconoscimento del ‘fatto di lieve entità’ nello spaccio di droga?
Sulla base della decisione, l’ipotesi di lieve entità viene esclusa non solo in base a un dato quantitativo significativo (nel caso specifico, principio attivo per oltre 1.100 dosi), ma anche considerando il carattere non episodico, non occasionale e non professionale della condotta, desumibile dalle circostanze e dalle ammissioni dell’imputato.

La richiesta di rinvio per adesione all’astensione degli avvocati è sempre accolta?
No. La Corte ha chiarito che l’istanza di rinvio per astensione della difesa è priva di effetti nei procedimenti che si svolgono con rito camerale non partecipato (artt. 610 e 611 c.p.p.), poiché in tali riti non è prevista la presenza obbligatoria del difensore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati