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Fatto di lieve entità: quando è escluso? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La difesa sosteneva l’applicabilità dell’ipotesi di reato di ‘fatto di lieve entità’, ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La motivazione si basa non solo sulla considerevole quantità di sostanza (hashish per 926 dosi), ma anche sul possesso di un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, elementi che, nel loro insieme, dimostrano un’attività di spaccio continuativa e non un episodio occasionale.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: quando non si applica secondo la Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre importanti chiarimenti su quando sia possibile escludere l’applicazione dell’attenuante del fatto di lieve entità nel reato di detenzione di sostanze stupefacenti. La Suprema Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso di un imputato, confermando che la valutazione non può limitarsi al solo dato quantitativo della droga, ma deve considerare un quadro indiziario più ampio.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per illecita detenzione di sostanze stupefacenti, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione di legge e un vizio di motivazione per la mancata applicazione dell’ipotesi più lieve prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990).

Secondo la difesa, le circostanze del reato avrebbero dovuto condurre i giudici a qualificare il fatto come di minore gravità. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, giudicandola manifestamente infondata.

La Decisione della Corte e il concetto di fatto di lieve entità

La Corte Suprema ha confermato la solidità del ragionamento della Corte d’Appello. I giudici di merito avevano escluso l’ipotesi del fatto di lieve entità sulla base di una valutazione complessiva degli elementi a disposizione, che andavano ben oltre il semplice possesso della sostanza.

Gli elementi considerati decisivi sono stati:

* Il dato quantitativo: La detenzione di hashish sufficiente per confezionare 926 dosi complessive è stata ritenuta di per sé significativa.
* Gli strumenti per lo spaccio: La disponibilità di un bilancino di precisione e di bustine idonee al confezionamento delle dosi.
* La continuità dell’attività: La presenza di un microcellulare e gli altri elementi sono stati interpretati come prova di un’attività di spaccio continuativa e non occasionale.

Le Motivazioni della Corte

Secondo la Cassazione, il percorso argomentativo seguito dalla Corte d’Appello è immune da qualsiasi contraddittorietà o illogicità. La decisione di escludere l’attenuante non si fonda solo sulla quantità dello stupefacente, ma sulla coerenza di un quadro probatorio che delinea un’attività strutturata e non un singolo episodio di modesta entità. La presenza di strumenti specifici come il bilancino e le bustine è stata interpretata come un chiaro indice della destinazione della sostanza alla vendita al dettaglio, comprovando una professionalità e una continuità incompatibili con la nozione di “lieve entità”. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per la qualificazione di un fatto di lieve entità in materia di stupefacenti, il giudice deve compiere una valutazione globale. Non è sufficiente guardare alla bilancia, ma occorre analizzare tutti gli “elementi di contorno” che possono rivelare la vera natura dell’attività illecita. La detenzione di attrezzature per il taglio, la pesatura e il confezionamento delle dosi costituisce un forte indizio contro l’applicazione del trattamento sanzionatorio più mite. Per il ricorrente, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle Ammende.

Quando può essere escluso il fatto di lieve entità nel reato di detenzione di stupefacenti?
Può essere escluso quando, oltre al dato quantitativo della sostanza, sussistono altri elementi che nel loro complesso dimostrano un’attività di spaccio continuativa e organizzata, e non un singolo episodio di modesta gravità.

Quali elementi, oltre alla quantità di droga, sono stati considerati decisivi in questo caso?
Gli elementi decisivi sono stati la disponibilità di un bilancino di precisione, di bustine atte al confezionamento delle dosi e di un microcellulare, considerati nel loro insieme come prova di un’attività di spaccio continuativa.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione e quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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