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Fatto di lieve entità: quando è escluso? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per l’acquisto di quasi 500 grammi di cocaina. L’imputato chiedeva la riqualificazione del reato in ‘fatto di lieve entità’, ma la Corte ha confermato che il notevole quantitativo di droga, il numero di dosi ricavabili (circa 940) e le modalità organizzate dell’operazione (contatti con fornitori esteri) sono elementi ostativi al riconoscimento di tale ipotesi meno grave.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: la Cassazione chiarisce i limiti applicativi

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri per l’applicazione dell’ipotesi di fatto di lieve entità nel contesto dei reati legati agli stupefacenti. La decisione sottolinea come la valutazione non possa basarsi su un singolo elemento, ma debba scaturire da un’analisi complessiva che tenga conto della quantità, qualità della sostanza e, soprattutto, delle modalità della condotta. Il caso in esame riguardava la detenzione di quasi mezzo chilo di cocaina, un quantitativo che i giudici di legittimità hanno ritenuto incompatibile con il riconoscimento del reato minore.

I Fatti di Causa: la Condanna per quasi 500 grammi di cocaina

Il procedimento trae origine dalla condanna, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bologna, di un soggetto alla pena di quattro anni di reclusione e 20.000 euro di multa. L’accusa era quella di aver acquistato un quantitativo di cocaina pari a quasi 500 grammi (498,966 per la precisione), suddiviso in quattro panetti. Le analisi avevano rivelato un principio attivo variabile tra il 30% e il 40%, sufficiente a confezionare circa 940 dosi medie singole.

Il ricorso e la richiesta di riconoscimento del fatto di lieve entità

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’erronea applicazione della legge penale. La difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero correttamente qualificato il reato ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti, che disciplina appunto il fatto di lieve entità. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello sarebbe stata contraddittoria, riconoscendo da un lato un effetto drogante limitato e un principio attivo non elevato, ma escludendo dall’altro l’ipotesi meno grave.

Le motivazioni della Cassazione: perché si esclude il fatto di lieve entità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di doglianze fattuali già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno chiarito che il compito della Cassazione non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la corretta applicazione della legge.

La valutazione quantitativa e qualitativa

La Corte ha ribadito che la motivazione della sentenza d’appello era logica e priva di contraddizioni. Il dato ponderale di quasi 500 grammi di cocaina, sebbene con un principio attivo non ‘elevatissimo’, non poteva in alcun modo essere considerato ‘irrisorio’. La capacità di produrre ben 940 dosi è stata ritenuta un indice inequivocabile della capacità di soddisfare un’elevata domanda di mercato e di generare profitti significativi, elementi che cozzano con la nozione di lieve entità.

Le modalità della condotta

Oltre al dato quantitativo, la Cassazione ha valorizzato le modalità ‘particolarmente allarmanti’ della condotta. Il ricorrente aveva intrattenuto contatti diretti con fornitori esteri e aveva appositamente inviato un corriere per il trasporto della sostanza. Questa pianificazione e organizzazione denotano una professionalità e un inserimento nel traffico di stupefacenti che sono incompatibili con la natura occasionale e circoscritta che caratterizza, di norma, il fatto di lieve entità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato della giurisprudenza: la configurabilità del fatto di lieve entità richiede un giudizio globale. Non è sufficiente che un singolo parametro (come la percentuale di principio attivo) sia modesto. Quando la quantità totale è ingente, il numero di dosi ricavabili elevato e le modalità operative rivelano un’organizzazione strutturata, è corretto escludere l’applicazione della norma più favorevole. La decisione serve da monito sul fatto che una valutazione complessiva degli indici previsti dalla norma è imprescindibile per determinare la reale portata offensiva della condotta.

Quando si può escludere l’ipotesi del ‘fatto di lieve entità’ nei reati di droga?
Si esclude quando la valutazione complessiva del caso rivela elementi di particolare gravità, come un quantitativo ingente di sostanza, un elevato numero di dosi ricavabili e modalità della condotta che indicano un’organizzazione strutturata e non occasionale, come contatti con fornitori esteri.

Un quantitativo di quasi 500 grammi di cocaina è compatibile con il ‘fatto di lieve entità’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un tale quantitativo, capace di produrre circa 940 dosi, è un elemento che, valutato insieme alle modalità organizzate della condotta, è di per sé sufficiente a escludere la configurabilità dell’ipotesi meno grave.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, qualora, come nel caso di specie, l’inammissibilità sia riconducibile a una sua colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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