LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due imputati condannati per spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte ha escluso l’applicazione dell’attenuante del fatto di lieve entità, sottolineando come la notevole quantità di droga fornita e la professionalità della condotta avessero un valore assorbente rispetto ad altri parametri di valutazione. La sentenza conferma che anche una fornitura costante e organizzata a un’associazione criminale non può beneficiare del trattamento sanzionatorio più mite se i quantitativi ceduti non sono minimi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio e fatto di lieve entità: quando la quantità esclude l’attenuante

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26182/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui criteri per l’applicazione dell’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità nel reato di spaccio di stupefacenti. Anche in presenza di cessioni ripetute, la valutazione complessiva deve tenere conto di tutti gli indici previsti dalla legge, ma la quantità della sostanza può assumere un ruolo decisivo e “assorbente”, escludendo di per sé il beneficio.

I fatti del processo

Il caso riguardava due soggetti accusati di essere fornitori stabili di cocaina e hashish per un’associazione dedita al narcotraffico. Dopo essere stati assolti in primo grado dal reato associativo, venivano condannati per il reato di spaccio continuato. La Corte di Appello confermava la condanna, riducendo lievemente la pena. Gli imputati proponevano quindi ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. La mancata applicazione della fattispecie del fatto di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990), sostenendo che le cessioni fossero poche e di quantità minima.
2. L’illogicità dell’aumento di pena per la continuazione, ritenuto sproporzionato.

La valutazione del fatto di lieve entità secondo la Cassazione

Il primo motivo di ricorso è stato il punto centrale della decisione. I ricorrenti tentavano di minimizzare le prove a loro carico, contestando il numero delle consegne e la natura della sostanza ceduta. La Cassazione, tuttavia, ha ribadito un principio fondamentale: il giudice di legittimità non può rileggere i fatti, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione.

La Corte ha riconosciuto che, in linea di principio, la continuità e la non occasionalità dello spaccio non sono di per sé incompatibili con il fatto di lieve entità. Tuttavia, ha sottolineato come la valutazione debba essere globale, basandosi su tutti gli indici previsti dalla norma (quantità, qualità, mezzi, modalità dell’azione).

Il ruolo decisivo della quantità di stupefacente

La vera chiave di volta della sentenza risiede nel concetto di “valenza assorbente” di uno degli indici. Citando le Sezioni Unite (sentenza Murolo, 2018), la Corte ha spiegato che, all’esito della valutazione complessiva, un singolo elemento può avere una “intrinseca espressività” tale da prevalere su tutti gli altri.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato come le operazioni di videosorveglianza e le intercettazioni dimostrassero la fornitura di quantitativi non trascurabili. Le riprese mostravano la consegna di “buste” e non di “piccoli pacchetti”, oltre a scambi di ingenti somme di denaro (rotoli di banconote, mazzette da 50 e 100 euro). Questi elementi, secondo la Corte, erano oggettivamente idonei a escludere la lieve entità dei quantitativi ceduti, e tale conclusione assumeva un valore decisivo e assorbente, rendendo irrilevanti le altre considerazioni.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha ritenuto infondato il ricorso. Sulla questione del fatto di lieve entità, ha corretto la motivazione della Corte d’Appello laddove sembrava escludere l’attenuante solo per la continuità dell’azione, ma ne ha confermato l’esito finale. La decisione di escludere il beneficio si fondava correttamente sulla valutazione dei quantitativi di sostanza stupefacente, che, nel caso di specie, assumevano una “valenza assorbente”, tale da rendere il fatto incompatibile con una lieve entità. Le prove raccolte (video, intercettazioni, scambi di denaro) dimostravano consegne di “buste” e non di dosi minime, destinate a rifornire una piazza di spaccio gestita da un’associazione criminale.

Anche il secondo motivo, relativo all’aumento di pena per la continuazione, è stato rigettato. La Cassazione ha chiarito che il confronto con la pena inflitta a un coimputato non costituisce un valido motivo di ricorso, a meno che non emerga un’irragionevolezza manifesta. Nel caso in esame, la Corte d’Appello aveva motivato la scelta di un aumento di un mese (e non del minimo assoluto di un giorno) in base alla gravità complessiva della condotta, articolata principalmente sulla fornitura di cocaina, una motivazione ritenuta congrua e non illogica.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale nella valutazione del fatto di lieve entità: la necessità di un’analisi complessiva che, tuttavia, può essere risolta in senso negativo dalla sola considerazione di un elemento di particolare gravità, come un quantitativo di droga non modesto. La professionalità e l’inserimento in un contesto di fornitura a un’organizzazione criminale, dimostrata da plurime cessioni e pagamenti consistenti, sono elementi che, uniti a quantitativi significativi, precludono l’accesso al trattamento sanzionatorio più mite. La decisione consolida l’orientamento secondo cui la lieve entità è riservata a condotte marginali nel panorama del narcotraffico, e non a chi opera come fornitore stabile, seppur non associato.

Lo spaccio ripetuto nel tempo può essere considerato un fatto di lieve entità?
Sì, in linea di principio la non occasionalità della condotta non esclude di per sé l’applicazione dell’attenuante. Tuttavia, la valutazione deve essere complessiva e tenere conto di tutti gli indici previsti dalla legge, come la quantità della sostanza.

Qual è il fattore più importante per escludere l’ipotesi del fatto di lieve entità?
Secondo la sentenza, la quantità di sostanza stupefacente ceduta può avere una “valenza assorbente”. Ciò significa che se i quantitativi non sono minimi, questo singolo elemento può essere sufficiente a escludere l’attenuante, anche a fronte di altri indici di segno contrario.

È possibile contestare un aumento di pena per reato continuato confrontandolo con quello di un altro coimputato?
No, di norma non è possibile. La giurisprudenza costante ritiene che il diverso trattamento sanzionatorio tra coimputati non sia un indice di vizio di motivazione, a meno che la disparità non sia basata su asserzioni palesemente irragionevoli o paradossali, poiché la pena è individualizzata in base alla condotta specifica di ciascuno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati