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Fatto di lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che richiedeva il riconoscimento del fatto di lieve entità per un’importazione di droga. La Corte ha stabilito che l’ingente quantitativo, l’alto livello di organizzazione e i collegamenti internazionali escludono la minima offensività richiesta per questa attenuante, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: La Cassazione Chiarisce i Criteri di Esclusione

Nel diritto penale, la qualificazione di un reato legato agli stupefacenti come fatto di lieve entità può cambiare radicalmente l’entità della pena. Tuttavia, non sempre è facile stabilire quando questa attenuante sia applicabile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza i principi che guidano questa valutazione, dichiarando inammissibile un ricorso che si basava su una visione parziale della vicenda.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un individuo condannato per aver importato dall’Olanda un quantitativo significativo di cocaina: 470 grammi, di cui 264,64 grammi recuperati, confezionati in 27 ovuli. Il principio attivo puro ammontava a quasi 68 grammi. L’attività non era isolata, ma si inseriva in un contesto organizzato, con una chiara ripartizione dei ruoli. L’imputato non era un semplice esecutore, ma rivestiva un ruolo chiave come custode e venditore della sostanza. Inoltre, era stato identificato come l’ideatore del dirottamento dello stupefacente, avendolo preso personalmente in consegna e avendo poi reclutato un’altra persona per custodirlo.

Il Ricorso e la Tesi Difensiva

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando il mancato riconoscimento dell’ipotesi di reato meno grave prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Secondo la tesi difensiva, le modalità della condotta e le circostanze dell’azione, unite a un quantitativo ritenuto ridotto, avrebbero dovuto far rientrare la vicenda nella fattispecie del fatto di lieve entità.

Le motivazioni della Corte: perché non è un fatto di lieve entità

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa linea difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che il ricorso era una mera riproposizione di argomenti già correttamente valutati e respinti nei gradi di merito, senza una critica puntuale e specifica della decisione impugnata.

Nel merito, la Corte ha confermato la logicità e correttezza della motivazione della Corte d’Appello, che aveva escluso l’attenuante sulla base di una valutazione complessiva e non frammentaria. Gli elementi decisivi sono stati:

1. Il dato quantitativo: Il quantitativo importato (470 grammi) è stato definito “cospicuo”, così come la quantità di principio attivo (67,48 grammi), indicando un’elevata potenzialità diffusiva.
2. L’organizzazione: L’attività illecita presentava un “elevato livello di organizzazione”, con una precisa divisione dei compiti. Il ruolo attivo e centrale dell’imputato (ideatore, custode, venditore) è stato un fattore determinante.
3. Il contesto internazionale: I collegamenti con l’ambiente internazionale del narcotraffico sono stati considerati un ulteriore elemento che deponeva contro la minima offensività del fatto.

La Cassazione ha ribadito il suo consolidato principio secondo cui la valutazione per il riconoscimento del fatto di lieve entità deve essere complessiva. Bisogna considerare non solo il dato qualitativo e quantitativo della sostanza, ma anche i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione. In questo quadro, è possibile che un solo indice, come la quantità o l’organizzazione, risulti così negativo da assorbire ogni altra considerazione e da escludere la minima offensività della condotta.

Conclusioni: La Valutazione Complessiva è Sovrana

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma dei criteri per l’applicazione dell’attenuante del fatto di lieve entità. La decisione chiarisce che non è possibile isolare un singolo elemento (come la quantità, seppur non esorbitante) per sostenere la lieve entità del reato. Al contrario, il giudice deve compiere una valutazione globale che tenga conto di tutti gli indici previsti dalla norma. L’organizzazione strutturata, la pianificazione dell’attività, i ruoli definiti e i collegamenti con circuiti più ampi sono fattori che, anche singolarmente, possono essere sufficienti a dimostrare un’offensività tale da rendere inapplicabile il trattamento sanzionatorio più mite. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questa pronuncia è un monito a considerare la condotta criminale in tutte le sue sfaccettature, poiché è dall’insieme di esse che emerge la reale gravità del fatto.

Quando un reato di spaccio può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Il reato può essere considerato di lieve entità solo in ipotesi di minima offensività penale della condotta. Questa valutazione deve essere complessiva e si basa sull’analisi sia del dato qualitativo e quantitativo della sostanza, sia degli altri parametri come i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione.

La sola quantità di droga è sufficiente per escludere il ‘fatto di lieve entità’?
Sì. Secondo la Corte, anche un solo indice, come un quantitativo cospicuo di sostanza o un elevato livello di organizzazione, può risultare così negativo da assorbire ogni altra considerazione e da essere di per sé sufficiente a escludere la minima offensività della condotta, e quindi l’applicazione dell’attenuante.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile e non vi è assenza di colpa da parte del ricorrente, la legge prevede la sua condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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