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Fatto di lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante un reato di stupefacenti, confermando la decisione di merito che escludeva l’ipotesi del ‘fatto di lieve entità’. La Corte ha ribadito che elementi come l’ingente quantità, la diversa tipologia delle sostanze e la disponibilità di armi sono incompatibili con la fattispecie attenuata. La decisione sottolinea come la valutazione di questi elementi spetti esclusivamente al giudice di merito, se la sua motivazione è logica e adeguata.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: La Cassazione e i Criteri per la sua Esclusione

Nel diritto penale in materia di stupefacenti, la nozione di fatto di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90, rappresenta un punto cruciale per la determinazione della pena. Questa norma consente una sanzione notevolmente più mite quando il reato, nel suo complesso, appare di modesta gravità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 42991/2024) offre importanti chiarimenti sui criteri che possono portare all’esclusione di tale attenuante, confermando la solidità dei principi giurisprudenziali in materia.

Il Caso in Esame: Ricorso contro la Sentenza della Corte d’Appello

Il caso analizzato nasce dal ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Il ricorrente contestava la decisione dei giudici di merito di non riconoscere la fattispecie del fatto di lieve entità, oltre a criticare il trattamento sanzionatorio applicato. Secondo la difesa, la valutazione della Corte territoriale non sarebbe stata adeguata, auspicando una riconsiderazione degli elementi di fatto che, a suo dire, avrebbero dovuto condurre a una qualificazione giuridica più favorevole del reato.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure proposte non consentite nel giudizio di legittimità. I giudici supremi hanno ricordato che il loro compito non è quello di riesaminare i fatti o di valutare nuovamente le prove, attività che rientrano nella competenza esclusiva del giudice di merito. Il sindacato della Cassazione è limitato alla verifica della corretta applicazione della legge e alla presenza di una motivazione logica, coerente e non viziata.

Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata congrua e adeguata, fondata su corretti criteri di inferenza e massime di esperienza condivisibili.

Fatto di lieve entità: Parametri di valutazione e motivi dell’esclusione

Il cuore della decisione riguarda i motivi per cui l’ipotesi del fatto di lieve entità è stata esclusa. La Cassazione ha sottolineato che, secondo un principio di diritto consolidato, la valutazione deve tenere conto di tutti i parametri indicati dalla legge: il dato qualitativo e quantitativo della sostanza, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione.

La Corte ha specificato che se anche uno solo di questi indici risulta particolarmente negativo e assorbente, può essere sufficiente a escludere la lieve entità, rendendo irrilevante la considerazione degli altri. Nel caso di specie, sono stati ritenuti decisivi e incompatibili con la fattispecie attenuata i seguenti elementi:

* Il dato ponderale: una quantità di stupefacente già di per sé estremamente significativa.
* La diversa tipologia delle sostanze: la detenzione di più tipi di droghe diverse.
* La disponibilità di armi: un elemento che aggrava ulteriormente il quadro indiziario.

Questi fattori, considerati nel loro insieme, hanno portato i giudici di merito a concludere, con una motivazione ritenuta ineccepibile dalla Cassazione, che il fatto non potesse essere qualificato come di lieve entità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza si basano sulla netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorrente, nel tentativo di ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità, ha proposto censure che richiedevano una nuova valutazione del materiale probatorio, un’operazione preclusa alla Corte di Cassazione. La Corte ha ribadito che il giudice di merito ha adempiuto al suo obbligo motivazionale spiegando in modo sufficiente e logico perché gli elementi a carico dell’imputato fossero ostativi al riconoscimento dell’attenuante. Analogamente, le critiche al trattamento sanzionatorio sono state respinte come generiche, poiché la determinazione della pena è un giudizio di fatto lasciato alla discrezionalità del giudice, sindacabile solo per vizi logici manifesti, qui non riscontrati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

Questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui la valutazione del fatto di lieve entità è globale e non atomistica. Non è sufficiente che alcuni parametri siano di modesto rilievo se altri, come la quantità di droga o la disponibilità di armi, depongono per una significativa pericolosità della condotta. Per la difesa, ciò implica la necessità di argomentare in modo specifico e non generico, evitando di sollecitare la Cassazione a una rivalutazione dei fatti. Per l’accusa, conferma che elementi oggettivi e gravi possono essere sufficienti, da soli, a giustificare l’esclusione del trattamento sanzionatorio più mite. In definitiva, la decisione riafferma la centralità della motivazione del giudice di merito come baluardo contro ricorsi infondati.

Quando può essere escluso il ‘fatto di lieve entità’ in un reato di droga?
Secondo la Corte, il ‘fatto di lieve entità’ può essere escluso quando anche uno solo degli indici previsti dalla legge (quantità e qualità della sostanza, mezzi, modalità e circostanze) risulta particolarmente negativo e significativo, tanto da assorbire ogni altra considerazione. Nel caso specifico, la quantità ingente, la varietà delle droghe e la disponibilità di armi sono state ritenute incompatibili con la lieve entità.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un ‘giudizio di legittimità’, limitandosi a verificare la corretta applicazione della legge e l’assenza di vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata. Non può effettuare una nuova ricostruzione dei fatti o una diversa valutazione delle prove, compiti che spettano esclusivamente al ‘giudice di merito’ (Tribunale e Corte d’Appello).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
In base all’art. 616 c.p.p., quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. Nell’ordinanza in esame, tale somma è stata fissata in 3000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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