LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando è escluso? (Cassazione)

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata che chiedeva la riqualificazione del reato di spaccio in ‘fatto di lieve entità’. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che la pluralità e la reiterazione delle cessioni, unite a un inserimento stabile in una vera e propria piazza di spaccio, sono elementi ostativi al riconoscimento dell’ipotesi attenuata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità nello Spaccio: Quando Non si Applica Secondo la Cassazione

L’inquadramento di un reato di spaccio di stupefacenti come fatto di lieve entità rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto penale. Questa qualificazione, prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti, comporta un trattamento sanzionatorio notevolmente più mite. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali sui criteri che escludono tale attenuante, focalizzandosi sul contesto criminale in cui avviene la cessione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’imputata contro una sentenza della Corte d’Appello. La ricorrente era stata condannata per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dal comma 1 dell’art. 73. L’unico motivo di doglianza sollevato in sede di legittimità riguardava la mancata riqualificazione del reato nella più lieve ipotesi del comma 5, ovvero il cosiddetto fatto di lieve entità. La difesa sosteneva che le circostanze concrete del caso meritassero una valutazione di minore gravità.

La Decisione della Corte e il concetto di fatto di lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, i giudici di merito avevano già correttamente valutato e respinto la richiesta di riqualificazione con argomentazioni giuridiche solide e prive di vizi logici. La decisione si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale, ribadendo che la valutazione della lieve entità non può basarsi solo sulla quantità di sostanza ceduta, ma deve considerare l’intero contesto dell’azione criminale.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione della Corte risiede nell’analisi delle modalità concrete della condotta dell’imputata. La Corte territoriale aveva ampiamente dimostrato che il caso in esame non poteva essere qualificato come di lieve entità a causa di due fattori determinanti:

1. Pluralità e Reiterazione: L’attività di spaccio non era un episodio isolato o occasionale. Al contrario, era caratterizzata dalla pluralità e dalla ripetizione costante degli episodi di cessione.
2. Stabile Inserimento in un Contesto Criminale: Elemento ancora più decisivo, è stata provata la sussistenza di uno “stabile inserimento” dell’imputata in circuiti criminali dedicati all’approvvigionamento e alla vendita di stupefacenti. Nello specifico, la condotta si svolgeva all’interno di una “vera e propria piazza di spaccio”.

Questo stabile coinvolgimento in un’organizzazione criminale strutturata, anche se a un livello non apicale, è stato ritenuto incompatibile con la ‘lieve entità’ del fatto, che presuppone una minore offensività complessiva della condotta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità richiede una valutazione globale che tenga conto non solo degli aspetti quantitativi e qualitativi della sostanza, ma anche e soprattutto del contesto operativo. La prova di un coinvolgimento strutturato e non episodico in una “piazza di spaccio” è un elemento che, secondo la giurisprudenza consolidata (richiamando le Sezioni Unite ‘Murolo’ del 2018), preclude quasi automaticamente il riconoscimento di questa attenuante. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la difesa deve mirare a dimostrare l’occasionalità e la marginalità della condotta, non solo il modesto quantitativo di droga trattato, per poter sperare in una riqualificazione del reato.

Perché il reato di spaccio non è stato classificato come ‘fatto di lieve entità’ in questo caso?
La Corte ha escluso il ‘fatto di lieve entità’ perché è stata provata non solo la pluralità e la reiterazione degli episodi di cessione, ma anche lo stabile inserimento della ricorrente in un’organizzazione criminale strutturata, una vera e propria ‘piazza di spaccio’.

Cosa si intende per ‘stabile inserimento in circuiti criminali’?
Secondo l’ordinanza, si tratta di una partecipazione non occasionale ma continuativa in attività criminali organizzate per la fornitura e la vendita di sostanze stupefacenti, come operare all’interno di un mercato di spaccio consolidato.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati