LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: quando è escluso | Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La richiesta di qualificare il reato come fatto di lieve entità è stata respinta, poiché le corti di merito hanno correttamente motivato la gravità della condotta basandosi sulla notevole quantità (130g), sulla diversità delle sostanze (eroina, hashish, marijuana) e sulla professionalità dell’attività di spaccio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: quando la quantità e la varietà della droga lo escludono

Nel diritto penale in materia di stupefacenti, la distinzione tra spaccio ‘ordinario’ e fatto di lieve entità è cruciale, poiché determina una differenza sostanziale nel trattamento sanzionatorio. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri che i giudici devono seguire per negare questa qualifica più favorevole, sottolineando l’importanza di una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado alla pena di 2 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione, oltre a una multa di 14.000 euro, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La difesa, sia in appello che in Cassazione, aveva richiesto la riqualificazione del reato nella più mite ipotesi del fatto di lieve entità, prevista dal comma 5 dell’art. 73 del D.P.R. 309/90. La Corte d’Appello, tuttavia, confermava la sentenza di primo grado, respingendo tale richiesta. Contro questa decisione, il difensore proponeva ricorso per cassazione, lamentando una carenza di motivazione da parte dei giudici di merito.

La Decisione sul Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione pienamente adeguata e logica nel negare il riconoscimento del fatto di lieve entità. Il ricorso della difesa, al contrario, è stato giudicato generico e privo di una critica puntuale alle argomentazioni della sentenza impugnata.

I Criteri di Valutazione per la Lieve Entità

La Suprema Corte ha colto l’occasione per richiamare i principi consolidati della sua giurisprudenza. Il riconoscimento della fattispecie lieve non è automatico, ma deriva da una valutazione globale che deve tenere conto di tutti gli indicatori rilevanti:

* Mezzi, modalità e circostanze dell’azione: come è stata svolta l’attività di spaccio.
* Qualità e quantità della sostanza: non solo il peso lordo, ma anche la varietà e il grado di purezza.

L’obiettivo è accertare se, nel complesso, il fatto presenti un’offensività e una pericolosità contenute, tali da giustificare una pena significativamente inferiore rispetto all’ipotesi ordinaria.

L’Applicazione al Caso Concreto

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano evidenziato elementi che contrastavano nettamente con l’ipotesi della lieve entità. In particolare, sono stati considerati decisivi:

1. La non modesta entità della sostanza: circa 130 grammi complessivi.
2. La diversità delle droghe: erano state sequestrate eroina, hashish e marijuana, indice di un’attività rivolta a una platea più ampia di consumatori.
3. La professionalità dello spaccio: le modalità operative suggerivano un’attività non occasionale ma strutturata.

Questi aspetti, considerati nel loro insieme, sono stati ritenuti sufficienti per escludere la lieve entità del fatto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ribadito che il giudice di merito deve dimostrare di aver vagliato tutti gli aspetti normativamente rilevanti e spiegare le ragioni della sua decisione. In questo caso, la Corte d’Appello lo ha fatto in modo congruo, valorizzando elementi concreti che indicavano una finalità di spaccio non marginale e una certa professionalità. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni esposte dal giudice, non limitarsi a riproporre genericamente la propria tesi. La genericità del motivo di ricorso ha quindi portato alla sua dichiarazione di inammissibilità, impedendo un esame nel merito.

Conclusioni

Questa pronuncia conferma un orientamento rigoroso: per ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità, non basta che nessuno dei parametri (quantità, modalità, ecc.) raggiunga un livello di particolare gravità. È necessaria una valutazione complessiva da cui emerga una ridotta offensività del fatto. La presenza simultanea di una quantità non trascurabile, di diverse tipologie di droghe e di indizi di professionalità costituisce un ostacolo quasi insormontabile per l’applicazione della norma di favore. La decisione rafforza quindi l’onere per la difesa di argomentare in modo dettagliato perché, nonostante certi indici negativi, il fatto debba essere considerato lieve nel suo complesso.

Quando si può applicare l’ipotesi del fatto di lieve entità per reati di droga?
Per riconoscere il fatto di lieve entità è necessaria una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso (mezzi, modalità, circostanze, quantità e qualità della sostanza) che dimostri una ridotta offensività e pericolosità della condotta.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso il fatto di lieve entità in questo caso?
Lo ha escluso perché i giudici di merito avevano correttamente motivato la gravità del fatto basandosi su tre elementi: la quantità non modesta di droga (circa 130 grammi), la diversità delle sostanze (eroina, hashish e marijuana) e la professionalità con cui veniva svolta l’attività di spaccio.

Cosa rende un ricorso per cassazione inammissibile?
Secondo la sentenza, un ricorso è inammissibile se è generico e non contiene un’analisi critica e puntuale delle argomentazioni usate dal giudice nella decisione impugnata. Deve enunciare in modo specifico le ragioni di diritto che giustificano l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati