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Fatto di lieve entità: non basta la quantità di droga

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per spaccio, stabilendo che per escludere l’ipotesi del ‘fatto di lieve entità’ non è sufficiente basarsi solo sulla quantità di droga o sul numero di dosi ricavabili. I giudici devono condurre una valutazione complessiva che consideri anche le modalità dell’azione, i mezzi utilizzati e le circostanze del caso. La decisione sottolinea che un’analisi puramente quantitativa è riduttiva e non conforme alla legge, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: la quantità di droga non è l’unico criterio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di reati legati agli stupefacenti: la qualificazione di un’attività di spaccio come fatto di lieve entità non può dipendere esclusivamente dalla quantità di sostanza sequestrata. Questa decisione sottolinea la necessità per i giudici di considerare ogni aspetto della condotta, evitando valutazioni parziali e incomplete.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte d’Appello nei confronti di un individuo accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. La difesa aveva richiesto la riqualificazione del reato nella fattispecie attenuata del ‘fatto di lieve entità’, prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. Tale richiesta era stata respinta dai giudici di merito, i quali avevano basato la loro decisione principalmente sul dato quantitativo, ovvero sul numero di dosi (230) che si sarebbero potute ricavare dai 12,77 grammi di sostanza sequestrata, ritenendo l’attività organizzata e non occasionale.

Il Ricorso in Cassazione e l’analisi del fatto di lieve entità

Contro la sentenza d’appello, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due vizi:

1. Erronea applicazione della legge penale: la difesa ha sostenuto che i giudici non avessero correttamente valutato le prove, le quali indicavano un’attività di ‘piccolo spaccio’ piuttosto che un’operazione strutturata. Mancavano infatti elementi per determinare il numero di acquirenti, i contatti con i fornitori o una capacità economica tale da suggerire un’attività stabile.
2. Mancanza di motivazione: si contestava anche il diniego delle circostanze attenuanti generiche, ritenuto frutto di una motivazione astratta e non ancorata alla realtà dei fatti.

La Corte Suprema si è concentrata sul primo motivo, ritenendolo fondato e assorbente rispetto al secondo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha censurato l’operato dei giudici di merito, evidenziando come la loro motivazione fosse carente e illogica. Il punto centrale della sentenza è che la valutazione del fatto di lieve entità deve essere onnicomprensiva e non può limitarsi al solo dato ponderale. La legge, infatti, impone di considerare un insieme di parametri:

* Mezzi utilizzati
* Modalità dell’azione
* Circostanze specifiche del fatto
* Qualità e quantità della sostanza

Nel caso specifico, il giudice di primo grado si era soffermato esclusivamente sulla quantità, omettendo di analizzare gli altri indici normativi. La Corte di Cassazione ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, inclusa una sentenza (n. 45061/2022) che aveva ritenuto compatibile con la lieve entità un quantitativo di hashish di circa 100 grammi. Pertanto, i 12,77 grammi del caso in esame non potevano, da soli, giustificare l’esclusione dell’ipotesi attenuata.

I giudici supremi hanno concluso che, a fronte di un dato ponderale ‘oggettivamente contenuto’ e di modalità operative che non denotavano un modus operandi consolidato e sistematico, l’esclusione a priori della fattispecie di lieve entità costituiva un vizio di motivazione. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio di diritto.

Conclusioni

La pronuncia in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito. La qualificazione di un reato in materia di stupefacenti richiede un’analisi approfondita e bilanciata di tutti gli elementi a disposizione. Isolare un singolo dato, come quello quantitativo, per giustificare una decisione è un approccio errato che non rispetta la volontà del legislatore. Per escludere il fatto di lieve entità, è necessaria una motivazione robusta che dimostri, sulla base di una valutazione complessiva, la maggiore gravità della condotta. In assenza di ciò, la decisione rischia di essere annullata, come accaduto in questo caso.

Può la sola quantità di droga sequestrata essere sufficiente per escludere l’ipotesi di ‘fatto di lieve entità’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il dato quantitativo è solo uno dei parametri da considerare e non può, da solo, giustificare l’esclusione della fattispecie di lieve entità. È necessaria una valutazione complessiva.

Quali elementi deve considerare il giudice per valutare un ‘fatto di lieve entità’?
Il giudice deve effettuare una valutazione globale che tenga conto dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell’azione, oltre alla qualità e quantità delle sostanze stupefacenti, per determinare la minima offensività della condotta.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza con rinvio?
La sentenza precedente viene annullata. Il caso viene trasmesso a un’altra sezione della Corte d’Appello, la quale dovrà procedere a un nuovo giudizio, applicando i principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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