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Fatto di lieve entità: non basta il peso della droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio, il quale sosteneva la tesi del fatto di lieve entità basandosi solo sul quantitativo di droga. La Corte ha ribadito che la valutazione deve essere complessiva, considerando anche altri elementi come il possesso di ingenti somme di denaro e la non occasionalità della condotta, confermando così l’approccio olistico richiesto dalla giurisprudenza.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: La Cassazione Spiega la Valutazione Complessiva

La qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità è una questione centrale nel diritto penale, poiché comporta una notevole riduzione della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per decidere, il giudice non può limitarsi a considerare il solo peso della droga sequestrata, ma deve condurre una valutazione globale e approfondita di tutte le circostanze del caso. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado e in appello per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante un controllo, l’imputato era stato trovato in possesso di circa 54 grammi di cocaina, da cui si sarebbero potute ricavare 122 dosi medie, oltre a una somma di 4.000 euro in contanti. L’imputato aveva ammesso che la sostanza era destinata alla vendita.

La Corte d’appello aveva confermato la condanna a due anni e otto mesi di reclusione (sostituita con detenzione domiciliare) e 12.000 euro di multa, negando la configurabilità del fatto di lieve entità previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli stupefacenti. L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Tesi difensiva

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su quattro punti principali, tutti incentrati sul mancato riconoscimento del fatto di lieve entità. In sintesi, il ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero:
1. Valutato erroneamente la gravità del fatto basandosi esclusivamente sul dato ponderale (il peso lordo) della sostanza.
2. Fornito una motivazione illogica, non tenendo conto del principio attivo e delle reali modalità della condotta.
3. Tralasciato le dichiarazioni dell’imputato, secondo cui il denaro era frutto di risparmi e di un prestito finalizzato all’acquisto della droga stessa.
4. Disposto illegittimamente la confisca della somma di denaro, collegandola a una presunta attività delinquenziale pregressa e non provata.

Le Motivazioni della Cassazione: perché il ‘fatto di lieve entità’ è stato escluso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure manifestamente infondate e non pertinenti rispetto alla motivazione della sentenza d’appello. I giudici supremi hanno colto l’occasione per ribadire i criteri che devono guidare la valutazione del fatto di lieve entità.

Il punto centrale della decisione è che la valutazione non può essere parcellizzata, ma deve essere complessiva. Citando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (la n. 51063 del 2018, Murolo), la Corte ha ricordato che il giudice deve considerare e bilanciare tutti gli indici previsti dalla norma: i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione, nonché la qualità e quantità delle sostanze.

Nel caso specifico, la Corte d’appello aveva correttamente escluso la lieve entità non solo per il quantitativo non modesto di cocaina, ma anche per la presenza di altri significativi indicatori:

* L’ingente somma di denaro: Il possesso di 4.000 euro in contanti è stato ritenuto sproporzionato rispetto alle condizioni economiche precarie dell’imputato e, con una valutazione logica, ricondotto a una precedente attività di spaccio.
* La non occasionalità della condotta: La combinazione tra la quantità di droga e l’ingente somma di denaro è stata interpretata come un chiaro sintomo di una dedizione non occasionale all’attività illecita, destinata a una platea di acquirenti non indifferente.

La Cassazione ha sottolineato come i motivi del ricorso si limitassero a contestare il solo dato ponderale, omettendo di confrontarsi con il complesso delle argomentazioni logiche e coerenti sviluppate dai giudici di merito.

Anche il motivo sulla confisca del denaro è stato respinto. La Corte ha chiarito che la confisca non si basava su pregresse condotte illecite non provate, ma sulla evidente sproporzione tra la somma detenuta e le condizioni economiche dell’imputato, unita alla mancanza di una giustificazione plausibile sulla sua lecita provenienza.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un orientamento consolidato: la qualificazione di un reato in materia di stupefacenti come fatto di lieve entità non è un automatismo legato a soglie quantitative. È l’esito di un giudizio complessivo, in cui il dato ponderale è solo uno dei tanti elementi da considerare. La presenza di ingenti somme di denaro, la professionalità nell’occultamento della sostanza e altri indici di una stabile attività di spaccio possono, e devono, essere valutati dal giudice per escludere l’applicazione della norma più favorevole. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, il messaggio è chiaro: la valutazione della gravità di un reato è un’operazione complessa che tiene conto del fatto nella sua interezza, al di là dei singoli numeri.

Per qualificare un reato di spaccio come ‘fatto di lieve entità’ è sufficiente che la quantità di droga sia bassa?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice deve effettuare una valutazione complessiva di tutti gli indici, come le modalità dell’azione, i mezzi utilizzati, la pericolosità sociale della condotta e il possesso di somme di denaro ingiustificate.

Perché la somma di denaro trovata in possesso dell’imputato è stata considerata un elemento rilevante?
Perché la somma era ingente (€ 4.000,00) e sproporzionata rispetto alle condizioni economiche precarie dell’imputato. La Corte ha ritenuto che tale somma fosse il provento di una precedente e non occasionale attività di spaccio, un elemento che contrasta con la lieve entità del fatto.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non è stato esaminato nel merito perché mancava dei requisiti di legge. In questo caso, i motivi sono stati ritenuti manifestamente infondati e non si confrontavano adeguatamente con le solide motivazioni della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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