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Fatto di lieve entità: no se droga è tanta e pura

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per detenzione di oltre 100 grammi di cocaina purissima. I giudici hanno escluso l’ipotesi di reato di ‘fatto di lieve entità’ (art. 73, comma 5, T.U. Stupefacenti), sottolineando come l’ingente quantitativo e l’elevato grado di purezza della sostanza indicassero un’attività di spaccio organizzata e non occasionale, incompatibile con la fattispecie attenuata.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quantità e Purezza della Droga Escludono lo Sconto di Pena

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati legati agli stupefacenti: l’applicazione dell’ipotesi di fatto di lieve entità non è automatica e deve essere attentamente valutata. Nel caso specifico, l’ingente quantitativo e l’elevata purezza della sostanza sequestrata sono stati considerati elementi decisivi per escludere il beneficio di una pena più mite, delineando un quadro di attività criminale tutt’altro che marginale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Roma, di una donna trovata in possesso di 103,40 grammi di cocaina. Un dato particolarmente significativo emerso dalle analisi era l’elevatissimo grado di purezza della sostanza, pari all’84,3%, da cui si sarebbero potute ricavare ben 559 dosi medie singole. La condanna inflitta era stata di quattro anni di reclusione e diciottomila euro di multa.

L’imputata, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione con cui i giudici di merito avevano negato il riconoscimento dell’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990).

La Decisione della Corte di Cassazione sul Fatto di Lieve Entità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una semplice riproposizione di argomenti già correttamente esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno confermato la piena legittimità della decisione della Corte territoriale, la quale aveva escluso l’applicabilità della fattispecie del fatto di lieve entità sulla base di una valutazione complessiva e logica degli elementi a disposizione.

Le Motivazioni: Perché è Stato Escluso il Fatto di Lieve Entità?

La decisione della Cassazione si fonda su argomentazioni chiare e consolidate. Per escludere il fatto di lieve entità, i giudici hanno valorizzato due aspetti principali:

Quantità e Purezza come Indici di Pericolosità

Il primo e più evidente elemento è l’ingente quantitativo di sostanza stupefacente. Oltre cento grammi di cocaina non sono stati considerati compatibili con un’attività di spaccio occasionale o di piccolo calibro. A questo si aggiunge l’elevato grado di purezza, un fattore che, secondo la Corte, è un chiaro indice di “contiguità con ambienti criminali di spessore”. Un piccolo spacciatore di strada, infatti, difficilmente ha accesso a sostanze di così alta qualità, che solitamente si trovano a livelli più alti della filiera distributiva.

Attività Organizzata e Sistematica

Sulla base di questi dati oggettivi (quantità e qualità), la Corte ha logicamente dedotto che la condotta dell’imputata non fosse un episodio isolato. Al contrario, è stata interpretata come l’espressione di un’attività organizzata, seppur in modo rudimentale, connotata da gravità e sistematicità. Si trattava, secondo i giudici, di un’operazione volta a reperire e diffondere stupefacenti in modo non occasionale, un quadro incompatibile con la lieve entità del fatto.
La Corte di merito aveva, quindi, correttamente analizzato tutti i parametri previsti dalla norma (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità delle sostanze), concludendo con una motivazione immune da censure per l’esclusione della fattispecie attenuata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza l’orientamento secondo cui la valutazione del fatto di lieve entità non può prescindere da un’analisi globale e concreta della condotta. Quantità e purezza non sono meri dati numerici, ma indicatori potenti della pericolosità sociale del reo e del suo inserimento in contesti criminali strutturati. La decisione serve da monito: il beneficio di una pena ridotta è riservato a situazioni di marginalità effettiva nel mercato della droga, e non a chi, pur non essendo ai vertici di un’organizzazione, movimenta quantitativi e qualità di sostanze che presuppongono un ruolo significativo e non meramente episodico.

Quando la detenzione di droga non può essere considerata un fatto di lieve entità?
Secondo la sentenza, la detenzione di droga non può essere considerata di lieve entità quando la valutazione complessiva di tutti i parametri (mezzi, modalità, circostanze, quantità e qualità) indica un’attività non occasionale ma organizzata e sistematica. In particolare, un quantitativo ingente e un’elevata purezza della sostanza sono forti indici che escludono questa ipotesi.

La sola quantità e purezza della sostanza stupefacente sono sufficienti a escludere il fatto di lieve entità?
Sì, nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’ingente quantitativo (103,40 grammi di cocaina) e l’elevato grado di purezza (84,3%) fossero elementi di per sé sufficienti a indicare una gravità della condotta incompatibile con la lieve entità, in quanto sintomo di contiguità con ambienti criminali di spessore e di un’attività di spaccio organizzata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Come stabilito nella decisione, quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la parte che lo ha proposto (la ricorrente) viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, specialmente quando il ricorso appare avere un carattere palesemente dilatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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