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Fatto di lieve entità: no con ingente quantitativo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando la non applicabilità del ‘fatto di lieve entità’ per un imputato trovato in possesso di un ingente quantitativo di eroina. Secondo la Corte, una quantità di sostanza stupefacente tale da poter ricavare quasi 1900 dosi dimostra un inserimento stabile e professionale nel circuito del narcotraffico, rendendo la condotta incompatibile con l’ipotesi di minima offensività prevista dalla legge.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando la Quantità di Droga Esclude l’Attenuante

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini applicativi della fattispecie di fatto di lieve entità in materia di stupefacenti. La decisione sottolinea come un ingente quantitativo di droga sia un elemento chiave, spesso decisivo, per escludere questa ipotesi di reato meno grave, in quanto indicativo di un’attività di spaccio tutt’altro che marginale. Analizziamo insieme il caso e i principi di diritto affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato, condannato nei gradi di merito per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo di eroina pari a 1.648 grammi, da cui, secondo le analisi, si sarebbero potute ricavare ben 1.883 dosi medie singole.

Di fronte alla Corte di Cassazione, la difesa sosteneva che tale condotta dovesse essere ricondotta all’ipotesi di fatto di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/90), che comporta una pena significativamente inferiore. Il ricorso, tuttavia, è stato giudicato generico e privo di argomentazioni specifiche capaci di confutare la logica della sentenza impugnata.

La Questione Giuridica sul Fatto di Lieve Entità

Il fulcro della questione è la corretta interpretazione del concetto di “lieve entità”. Questa fattispecie è stata introdotta per distinguere lo spaccio su piccola scala da quello legato alla grande criminalità organizzata. Per la sua applicazione, il giudice non deve guardare solo alla quantità di droga, ma deve compiere una valutazione complessiva che tenga conto dei mezzi utilizzati, delle modalità dell’azione e delle circostanze del caso. L’obiettivo è accertare se l’offensività penale della condotta sia minima o ridotta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Secondo i giudici supremi, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso la qualificazione del fatto di lieve entità con una motivazione logica e coerente con i principi giurisprudenziali.

I punti chiave della motivazione sono i seguenti:

1. Quantitativo Incompatibile: La detenzione di un vero e proprio “carico di eroina”, capace di generare quasi duemila dosi, è stata considerata chiaramente dimostrativa di un inserimento stabile dell’imputato nel circuito del narcotraffico. Tale operatività è stata definita “professionale” e quindi radicalmente incompatibile con la minima offensività richiesta dalla norma.

2. Contesto Criminale: È stato valorizzato anche il contesto territoriale in cui è avvenuto il fatto, un’area nota per essere appannaggio di stabili organizzazioni criminali, anche di stampo mafioso, nel traffico di droga. Operare in un simile contesto con un tale carico di stupefacenti suggerisce legami e capacità che esulano da un’attività marginale.

3. Valutazione Complessiva: La Corte ha ribadito il proprio orientamento consolidato (richiamando le Sezioni Unite Murolo, Rico e Primavera) secondo cui la valutazione deve essere globale. Anche se un solo indice (come la quantità) risulta particolarmente elevato, può essere sufficiente a escludere la lieve entità, assorbendo ogni altra considerazione di segno contrario.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un approccio rigoroso nella valutazione del fatto di lieve entità. Non si tratta di un beneficio automatico, ma di una qualificazione giuridica che richiede un’attenta analisi di tutti gli elementi concreti. Un quantitativo di droga particolarmente ingente non è un mero numero, ma un fatto che, secondo la Cassazione, parla da solo: rivela la capacità di operare nel mercato illegale, di intessere relazioni con ambienti criminali e di gestire flussi importanti. Di conseguenza, una simile condotta non può essere considerata di lieve entità, poiché la sua offensività per la salute pubblica e l’ordine pubblico è tutt’altro che minima.

Avere una grande quantità di droga esclude automaticamente l’applicazione del fatto di lieve entità?
Sebbene la valutazione debba essere complessiva, la Corte chiarisce che un quantitativo ingente (in questo caso, quasi 1900 dosi ricavabili) è un indicatore fortissimo che rende la condotta incompatibile con la minima offensività richiesta per il ‘fatto di lieve entità’, in quanto dimostra un inserimento stabile e professionale nel narcotraffico.

Quali sono i criteri per valutare il fatto di lieve entità?
La valutazione deve essere complessiva e considerare non solo il dato quantitativo e qualitativo della sostanza, ma anche i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, come indicato dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato, generico e assertivo. Il ricorrente non ha mosso critiche specifiche alla motivazione della sentenza d’appello, limitandosi a riproporre la richiesta di riqualificazione del reato senza confrontarsi con le ragioni logiche e giuridiche della decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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