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Fatto di lieve entità: no con alta purezza della droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per la detenzione di quasi 100 grammi di cocaina. La richiesta di derubricare il reato a fatto di lieve entità è stata respinta, poiché l’elevata quantità, l’alto grado di purezza della sostanza e le modalità della detenzione indicavano una professionalità e una capacità di diffusione sul mercato incompatibili con la nozione di minima offensività.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: No alla Derubricazione con Droga Pura e Ingenti Quantità

La qualificazione di un reato connesso agli stupefacenti come fatto di lieve entità rappresenta una questione cruciale nel diritto penale, potendo determinare una significativa riduzione della pena. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri rigorosi per tale valutazione, negando il beneficio in un caso di detenzione di cocaina ad alta purezza.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato per la detenzione illecita di 98,451 grammi di cocaina. Le analisi sulla sostanza avevano rivelato un principio attivo di 67,833 grammi, dal quale era possibile ricavare ben 452 dosi medie singole. La Corte d’Appello di Genova aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato, rigettando la richiesta di riqualificare il reato nella fattispecie attenuata prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90.

Il Ricorso in Cassazione e la Valutazione del Fatto di Lieve Entità

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando proprio la mancata riqualificazione del reato come fatto di lieve entità. Secondo la difesa, la Corte di merito non avrebbe adeguatamente motivato le ragioni per cui la condotta non potesse essere considerata di minima offensività. La Suprema Corte, tuttavia, ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la correttezza della decisione impugnata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza della Corte d’Appello era sorretta da un apparato argomentativo solido e coerente. I giudici di merito avevano correttamente negato la ricorrenza del fatto di lieve entità sulla base di una serie di elementi concreti e indicativi, quali:

1. Il quantitativo della sostanza: La quantità sequestrata è stata considerata tutt’altro che modesta.
2. L’elevato grado di purezza: L’alto principio attivo è stato interpretato come un indice della pericolosità della condotta e della capacità di diffusione della droga sul mercato.
3. Le modalità di detenzione: Valutate nel loro complesso, le circostanze indicavano un livello di professionalità nell’attività illecita.

Questi fattori, considerati congiuntamente, delineavano un quadro incompatibile con la nozione di minima offensività, che è il presupposto per l’applicazione dell’attenuante. La Corte ha inoltre richiamato l’importante principio enunciato dalle Sezioni Unite nella sentenza ‘Murolo’ (n. 51063/2018), secondo cui l’accertamento della lieve entità del fatto richiede una valutazione complessiva di tutti gli elementi della fattispecie concreta. Spetta al giudice dimostrare di aver vagliato tutti gli aspetti normativamente rilevanti e di spiegare le ragioni della prevalenza eventualmente accordata ad alcuni di essi.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la concessione del beneficio del fatto di lieve entità non può basarsi su una valutazione parziale o isolata di un singolo elemento, come il mero dato ponderale. Al contrario, il giudice è tenuto a un’analisi globale che tenga conto della qualità della sostanza, delle modalità dell’azione e di ogni altro indicatore della lesività della condotta. Un elevato grado di purezza, unito a una quantità significativa, può essere un sintomo decisivo di una notevole capacità di penetrazione nel mercato illegale, escludendo così la possibilità di considerare il fatto di minima importanza. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale volto a riservare la fattispecie attenuata solo a quelle situazioni che presentano un’offensività realmente contenuta.

Quando un reato legato agli stupefacenti può essere considerato un fatto di lieve entità?
Un reato di questo tipo può essere considerato di lieve entità solo a seguito di una valutazione complessiva di tutti gli elementi concreti del caso. Il giudice deve analizzare non solo la quantità, ma anche la qualità della sostanza, le modalità della condotta e ogni altro aspetto che possa indicare l’effettiva offensività del fatto.

L’elevata purezza della sostanza stupefacente esclude automaticamente la qualificazione del fatto di lieve entità?
Sebbene non la escluda automaticamente, secondo questa ordinanza l’elevato grado di purezza è un elemento fortemente indicativo della professionalità dell’attività illecita e di una rilevante capacità di diffusione sul mercato. Pertanto, è un fattore che pesa significativamente contro la concessione dell’attenuante.

Quali sono gli elementi principali che i giudici devono considerare per decidere sulla lieve entità?
I giudici devono considerare una serie di elementi, tra cui: il quantitativo della sostanza sequestrata, le modalità di detenzione, il grado di purezza (e quindi il principio attivo) e qualsiasi altro dato che possa indicare il livello di professionalità e la capacità di impatto sul mercato degli stupefacenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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