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Fatto di lieve entità: no con 160gr di cocaina

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La richiesta di qualificare il reato come fatto di lieve entità è stata respinta, poiché la notevole quantità di cocaina (160,05 grammi), le modalità di confezionamento e il luogo pubblico del rinvenimento sono stati ritenuti elementi ostativi, prevalenti sulla giovane età e l’incensuratezza dell’imputato.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: la Cassazione esclude l’applicazione con 160 grammi di cocaina

La recente ordinanza della Corte di Cassazione penale offre un importante chiarimento sui criteri per l’applicazione dell’ipotesi di reato di fatto di lieve entità in materia di stupefacenti. La Corte ha stabilito che un quantitativo consistente di droga, unito a specifiche modalità di confezionamento, può escludere la configurabilità di tale attenuante, anche a fronte di circostanze soggettive favorevoli all’imputato, come la giovane età e l’assenza di precedenti penali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello a un giovane per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 1, del D.P.R. 309/90. La pena era stata fissata in due anni e otto mesi di reclusione, oltre a una multa significativa.

L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale. Il motivo principale del ricorso si basava sulla mancata riqualificazione del reato nell’ipotesi più lieve prevista dal comma 5 dello stesso articolo, ovvero il fatto di lieve entità. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente privilegiato mere presunzioni, ignorando dati oggettivi favorevoli quali la giovane età dell’imputato, il suo stato di incensuratezza e il comportamento collaborativo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il fatto di lieve entità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno ritenuto la motivazione della Corte territoriale giuridicamente corretta e immune da vizi logici.

La decisione si è fondata sulla valorizzazione di elementi oggettivi considerati ostativi alla configurazione del fatto di lieve entità. In particolare, sono stati ritenuti decisivi:
1. Il quantitativo consistente: il rinvenimento di 160,05 grammi di cocaina.
2. Le modalità della condotta: la sostanza era suddivisa in tre involucri di cellophane trasparente, una modalità tipica della preparazione per la vendita.
3. Le circostanze dell’azione: il rinvenimento è avvenuto in un luogo pubblico.

Secondo la Corte, questi elementi nel loro complesso delineano un quadro di offensività del fatto che non può essere qualificato come ‘lieve’.

Le Motivazioni: Quantità e Modalità come Indici Decisivi

La Corte di Cassazione ha richiamato il consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sentenza n. 35737 del 2010), secondo cui il giudizio sulla lieve entità del fatto richiede una valutazione complessiva di tutti i parametri indicati dalla norma: mezzi, modalità, circostanze dell’azione, qualità e quantità delle sostanze.

Il principio fondamentale è che, se anche uno solo di questi indici risulta ‘negativamente assorbente’, ovvero talmente grave da caratterizzare l’intera condotta, ogni altra considerazione (come l’incensuratezza o la giovane età) perde di rilevanza. Il giudice deve escludere l’ipotesi attenuata quando un elemento è tale da far ritenere che la lesione al bene giuridico tutelato (la salute pubblica) non sia di ‘lieve entità’.

Nel caso specifico, il dato ponderale dello stupefacente è stato considerato un elemento di per sé sufficiente a escludere la lieve entità. La valutazione della Corte territoriale è stata quindi ritenuta ‘assolutamente congrua’ e in linea con la giurisprudenza più recente, che richiede un’analisi rigorosa della compatibilità tra i fatti e i requisiti di non occasionalità e reiterazione tipici dello spaccio non minuto.

Conclusioni: L’Importanza della Valutazione Complessiva

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità non è un automatismo legato alle condizioni personali dell’autore del reato. Al contrario, è l’esito di un’attenta e complessiva valutazione degli aspetti oggettivi della condotta. Un quantitativo di droga significativo, specialmente se unito a modalità di confezionamento che suggeriscono un’attività di spaccio strutturata, costituisce un ostacolo quasi insormontabile al riconoscimento del beneficio. La decisione serve da monito sul fatto che la gravità del reato viene misurata prima di tutto dalla sua concreta offensività, valutata attraverso indici oggettivi e non solo soggettivi.

Un reato di spaccio può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’ se l’imputato è giovane e incensurato?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che le condizioni personali favorevoli, come la giovane età e l’assenza di precedenti, possono essere superate da elementi oggettivi del reato. In questo caso, il considerevole quantitativo di stupefacente (160,05 grammi di cocaina) è stato ritenuto un fattore decisivo per escludere la lieve entità.

Quali sono i criteri principali per riconoscere il ‘fatto di lieve entità’?
Il giudice deve compiere una valutazione globale che tenga conto dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell’azione, nonché della qualità e della quantità delle sostanze. Secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite, anche un solo indicatore di particolare gravità può essere sufficiente a escludere questa qualificazione giuridica più favorevole.

Perché nel caso esaminato il quantitativo di droga è stato considerato un elemento ostativo?
La Corte ha ritenuto che 160,05 grammi di cocaina rappresentino un ‘consistente quantitativo’. Questo dato, unito alle modalità di confezionamento (suddivisione in tre involucri) e al rinvenimento in luogo pubblico, è stato interpretato come un indice di un’offensività non minima, incompatibile con la nozione di ‘lieve entità’ e più indicativo di un’attività di spaccio non occasionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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