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Fatto di lieve entità: no con 1000 dosi di droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. L’imputato chiedeva il riconoscimento del fatto di lieve entità, ma la Corte ha ritenuto che l’ingente quantitativo di stupefacente (95 gr di hashish, pari a 1.056 dosi), la somma di denaro trovata (€ 1.090) e un recente precedente specifico fossero elementi incompatibili con la minima offensività richiesta per tale qualificazione giuridica.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando Quantità e Precedenti Escludono lo Sconto di Pena

L’ordinamento giuridico italiano prevede, per alcuni reati, una versione attenuata definita fatto di lieve entità. Questa qualificazione permette di applicare una pena significativamente più bassa quando la condotta, nel suo complesso, presenta una minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i criteri per escludere tale ipotesi, in un caso riguardante la detenzione di un quantitativo di hashish corrispondente a oltre mille dosi.

I Fatti del Caso: Non Solo Quantità, ma un Quadro Complessivo

Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’imputato era stato trovato in possesso di 95 grammi di hashish, con un principio attivo del 28,08%, sufficiente a confezionare 1.056 dosi medie singole. Oltre alla sostanza, gli erano stati sequestrati 1.090,00 euro in banconote di vario taglio. A complicare il quadro, l’imputato aveva riportato una recente condanna, risalente a meno di un anno prima, per un reato analogo legato allo spaccio di cocaina.

Di fronte a questi elementi, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta dovesse essere ricondotta alla fattispecie di lieve entità prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990, lamentando un’errata qualificazione giuridica da parte dei giudici di merito.

La Valutazione del Fatto di Lieve Entità secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato come la pronuncia impugnata fosse congrua ed esaustiva, avendo correttamente considerato tutti gli elementi sintomatici di un’attività di spaccio non occasionale, ma organizzata su larga scala. La valutazione per riconoscere o escludere il fatto di lieve entità deve essere globale e non limitarsi a un singolo aspetto.

Il Criterio Quantitativo e Qualitativo

Il primo elemento preso in esame è stato il quantitativo dello stupefacente. La Corte ha evidenziato che non si trattava solo del peso lordo (95 grammi), ma soprattutto del numero di dosi ricavabili: oltre mille. Questo dato, secondo la giurisprudenza consolidata, è un indicatore cruciale del grado di offensività della condotta. Il cosiddetto “piccolo spaccio”, compatibile con la lieve entità, si caratterizza per dosi conteggiabili “a decine” e non “a centinaia” o, come in questo caso, a migliaia. Il potenziale diffusivo sul mercato era quindi molto elevato, un fattore che di per sé contrasta con la minima lesività del bene giuridico tutelato.

Le Modalità dell’Azione e i Precedenti

Oltre alla quantità, altri due fattori sono risultati decisivi:
1. La somma di denaro: Il possesso di 1.090,00 euro in contanti è stato considerato un provento dell’attività di spaccio, indicativo di un volume d’affari non trascurabile.
2. I precedenti specifici: La recente condanna per un reato della stessa indole ha dimostrato una persistenza nel delinquere, incompatibile con l’occasionalità che spesso caratterizza le condotte di minor gravità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha richiamato il proprio orientamento costante, secondo cui il giudice di merito deve valutare complessivamente tutti i parametri indicati dalla norma: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e qualità delle sostanze. Anche un solo elemento, se di particolare gravità, può essere sufficiente a escludere in modo preponderante la lieve entità del fatto. In questo caso, la combinazione del numero eccezionale di dosi, del denaro contante e dei precedenti penali ha creato un quadro probatorio inequivocabile, che escludeva qualsiasi possibilità di qualificare la condotta come minimamente offensiva. La decisione dei giudici di merito è stata quindi ritenuta corretta e immune da vizi logici o giuridici.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale in materia di stupefacenti: la qualificazione di un reato come fatto di lieve entità non è un automatismo, ma il risultato di un’analisi rigorosa e completa di tutti gli indici fattuali. La detenzione di un numero di dosi che supera le centinaia, unita a indicatori di professionalità come ingenti somme di denaro e precedenti specifici, delinea un’attività di spaccio strutturata che va oltre la soglia della minima offensività. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questa decisione ribadisce che la valutazione del giudice non si ferma al solo peso della sostanza, ma si estende a ogni elemento capace di rivelare la reale portata e pericolosità della condotta criminale.

Quando si può applicare l’ipotesi di “fatto di lieve entità” nello spaccio di droga?
L’ipotesi di “fatto di lieve entità” può essere riconosciuta solo in caso di minima offensività penale della condotta, deducibile sia dal dato qualitativo e quantitativo della sostanza, sia da altri parametri come i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione.

La detenzione di un grande numero di dosi esclude automaticamente il “fatto di lieve entità”?
Sì, secondo la sentenza, un numero di dosi molto elevato (nel caso specifico oltre 1000) è un elemento che può essere ritenuto preponderante e sufficiente a escludere la lieve entità, in quanto indica un’attività di spaccio su larga scala e non un “piccolo spaccio” caratterizzato da dosi conteggiabili “a decine”.

Quali altri elementi, oltre alla quantità, considera il giudice per escludere la lieve entità?
Oltre alla quantità e qualità della sostanza, il giudice considera altri elementi significativi come il possesso di ingenti somme di denaro ritenute provento dello spaccio e l’esistenza di precedenti condanne specifiche recenti, che indicano una professionalità e una persistenza nell’attività criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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