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Fatto di lieve entità: la valutazione globale del giudice

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di cocaina. L’imputato chiedeva il riconoscimento del fatto di lieve entità (art. 73, comma 5, T.U. Stupefacenti), sostenendo che i giudici avessero considerato solo la quantità di droga. La Corte ha ribadito che la valutazione per il fatto di lieve entità deve essere globale, considerando mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità della sostanza. Nel caso specifico, la quantità notevole (oltre 150g per 376 dosi), le modalità organizzate (due luoghi di stoccaggio, strumenti per confezionare, ordini via cellulare) escludevano la minima offensività, giustificando il diniego del beneficio.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità nello spaccio: la Cassazione ribadisce la valutazione globale

L’applicazione dell’ipotesi di reato attenuata del fatto di lieve entità nel contesto dei reati di droga è una questione centrale nel diritto penale. Questa fattispecie, prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti, consente una pena notevolmente ridotta quando il fatto presenta una minima offensività. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta i criteri che il giudice deve seguire per il suo riconoscimento, sottolineando che la sola quantità di sostanza non è l’unico parametro decisivo.

I fatti del caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un soggetto condannato in primo e secondo grado per spaccio di cocaina. Durante le indagini, era stato trovato in possesso di un quantitativo significativo di sostanza stupefacente: 151,93 grammi di cocaina, oltre a due dosi appena cedute a un acquirente. La qualità della droga era tale da poter ricavare quasi 377 dosi singole.

Oltre al dato puramente quantitativo, erano emersi altri elementi a carico dell’imputato: lo stupefacente era occultato in due distinti luoghi di stoccaggio e l’uomo disponeva di strumenti per il confezionamento delle dosi (un bilancino di precisione) e per il “taglio” della sostanza. Le cessioni, inoltre, avvenivano secondo un modus operandi consolidato, con ordini effettuati tramite telefono cellulare.

Il ricorso in Cassazione: la richiesta del fatto di lieve entità

L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando un unico punto: l’errata esclusione della fattispecie del fatto di lieve entità. Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero commesso un errore di valutazione, concentrandosi esclusivamente sull’ingente quantitativo di cocaina sequestrata. A suo avviso, gli altri elementi, come la presunta minima organizzazione dello spaccio, avrebbero dovuto condurre a una qualificazione giuridica più mite del fatto.

La decisione della Corte di Cassazione e il principio della valutazione globale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire un principio consolidato in giurisprudenza: la valutazione per il riconoscimento del fatto di lieve entità non può essere frammentaria, ma deve essere “complessiva” e “globale”.

Il giudice deve tenere in considerazione tutti gli indici sintomatici previsti dalla norma, ovvero:
* I mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione criminosa.
* La quantità e la qualità delle sostanze stupefacenti.

La Corte ha specificato che, sebbene la valutazione debba essere globale, anche un solo elemento può assumere un carattere così preponderante da escludere da solo la minima offensività della condotta.

Le motivazioni

Nel motivare la propria decisione, la Suprema Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente eseguito la valutazione complessiva richiesta. I giudici di merito non si erano limitati a considerare il “dato ponderale” (il peso della droga), ma lo avevano letto in combinazione con tutti gli altri elementi emersi.

In particolare, sono stati considerati decisivi:
1. L’entità della sostanza: oltre 150 grammi, da cui era possibile ricavare 376,8 dosi, un numero che indica una capacità di diffusione sul mercato non trascurabile.
2. Le modalità organizzative: la detenzione della droga in due luoghi diversi, la disponibilità di strumenti per pesare e confezionare, e l’uso di un cellulare per gestire gli ordini dimostravano un’attività di spaccio strutturata e non occasionale.

Questi fattori, considerati nel loro insieme, delineavano un quadro di offensività penale incompatibile con la qualifica di “lieve entità”. Il ricorso dell’imputato è stato quindi interpretato come un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Per sperare nel riconoscimento del fatto di lieve entità, non è sufficiente evidenziare un singolo aspetto potenzialmente favorevole. È necessario che l’intera condotta, analizzata sotto ogni profilo (quantitativo, qualitativo e modale), risulti di minima lesività per la salute pubblica. Un quantitativo ingente, unito a elementi che indicano una pur minima organizzazione, rende estremamente difficile l’applicazione del trattamento sanzionatorio più favorevole previsto dal comma 5 dell’art. 73 del T.U. Stupefacenti.

La sola quantità di droga è sufficiente per escludere il fatto di lieve entità?
No. Sebbene la quantità sia un elemento importante, il giudice deve compiere una valutazione globale che include anche i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la qualità della sostanza. Tuttavia, un solo elemento, come una quantità particolarmente ingente, può essere ritenuto preponderante e sufficiente a escludere la lieve entità.

Cosa si intende per “valutazione complessiva” ai fini del riconoscimento del fatto di lieve entità?
Significa che il giudice non può basare la sua decisione su singoli parametri isolati. Deve analizzare e combinare razionalmente tutte le circostanze specifiche del caso, come le modalità di spaccio (es. ordini via cellulare), gli strumenti utilizzati (es. bilancini di precisione), i luoghi di occultamento e la quantità e qualità della droga, per stabilire se l’offesa al bene giuridico protetto sia minima.

È possibile ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità se si spacciano tipi diversi di droga?
Sì. La sentenza richiama una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 51063/2018) secondo cui la diversità delle sostanze stupefacenti non è di per sé un ostacolo al riconoscimento del fatto di lieve entità, proprio perché la valutazione deve essere complessiva e non basata su un singolo aspetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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