LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: la valutazione del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la mancata applicazione dell’attenuante per un fatto di lieve entità in un caso di estorsione. I giudici hanno stabilito che, per valutare la gravità del reato, si deve considerare l’intera condotta criminale, inclusi i reati connessi (come un furto precedente) e la partecipazione di più persone. La decisione del giudice di merito di non concedere l’attenuante è stata ritenuta corretta e non illogica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Come si Valuta la Gravità del Reato?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su come i giudici debbano valutare la richiesta di applicazione della circostanza attenuante del fatto di lieve entità, specialmente nei casi in cui questa viene invocata dopo una condanna definitiva a seguito di un intervento della Corte Costituzionale. Il caso analizzato riguarda un’estorsione preceduta da un furto, e la decisione sottolinea l’importanza di una valutazione globale dell’intera condotta criminale.

I Fatti: Dal Furto all’Estorsione

Il ricorrente era stato condannato in via definitiva per i reati di furto e di estorsione. Insieme ad altre persone, aveva prima sottratto un monopattino elettrico e, successivamente, aveva costretto la vittima a consegnare una piccola somma di denaro (4,50 euro) e a prometterne un’altra (40/50 euro) per ottenere la restituzione del bene. A seguito di una sentenza della Corte Costituzionale (n. 120/2023), che ha introdotto un’attenuante specifica per l’estorsione di lieve entità, il condannato si era rivolto al giudice dell’esecuzione per chiedere una riduzione della pena.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione e il Fatto di Lieve Entità

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato l’istanza. La motivazione si basava su una valutazione complessiva della vicenda. Il giudice non si è limitato a considerare l’importo modesto della somma estorta, ma ha analizzato il fatto nella sua ‘totalità’. Ha dato rilievo alla circostanza che l’estorsione fosse stata preceduta da un furto, commesso pochi istanti prima dagli stessi soggetti. Questo collegamento tra i due reati dimostrava, secondo il Tribunale, una particolare ‘pervicacia criminale’ che impediva di qualificare l’intera azione come un fatto di lieve entità.
Inoltre, il giudice ha evidenziato che, anche qualora l’attenuante fosse stata concessa, non avrebbe comunque prevalso sull’aggravante della partecipazione di più persone al reato, con la conseguenza che la pena finale non sarebbe cambiata.

Il Ricorso in Cassazione

Il condannato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e una motivazione contraddittoria e illogica. A suo avviso, il giudice dell’esecuzione non avrebbe tenuto conto degli elementi già valutati nel processo di merito, che avevano portato alla concessione delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza della decisione del giudice dell’esecuzione. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: nella valutazione della concedibilità di un’attenuante come quella del fatto di lieve entità, il giudice deve considerare tutti i parametri previsti dall’art. 133 del codice penale, ovvero ‘i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione’.
La Corte ha specificato che il giudice ha agito correttamente nel prendere in esame l’intera condotta, inclusa la commissione del furto, per escludere la lieve entità del fatto. La valutazione non può essere frammentata, ma deve essere globale. Il collegamento tra i due delitti e la partecipazione di più persone sono elementi che, legittimamente, portano a escludere che il fatto possa essere considerato di scarsa gravità. Il ragionamento del giudice, pertanto, non è né illogico né viziato. La valutazione sulla gravità del reato è una prerogativa del giudice di merito, e la Cassazione può intervenire solo in caso di vizi manifesti della motivazione, qui assenti.

Conclusioni: La Valutazione Globale del Fatto

Questa sentenza riafferma che, per stabilire se un reato costituisca un fatto di lieve entità, non è sufficiente guardare solo al danno economico, per quanto esiguo. È necessario un esame completo che tenga conto di ogni aspetto della condotta criminale. La decisione del giudice dell’esecuzione di considerare il furto propedeutico all’estorsione come un elemento decisivo è stata ritenuta un esercizio corretto del suo potere discrezionale. La pronuncia chiarisce che la valutazione deve essere olistica, impedendo una lettura parziale e riduttiva della gravità del comportamento illecito.

Come valuta il giudice se un reato di estorsione è un fatto di lieve entità?
Il giudice deve considerare il fatto nella sua ‘totalità’, analizzando non solo il danno economico ma anche la natura, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione. Nel caso specifico, la Corte ha confermato che il giudice ha correttamente considerato anche il delitto di furto commesso in precedenza e la partecipazione di più persone.

È possibile chiedere la riduzione della pena se una nuova attenuante viene introdotta dopo la condanna definitiva?
Sì, è possibile. Quando una sentenza della Corte Costituzionale introduce una nuova circostanza attenuante che incide sulla pena, il condannato può rivolgersi al giudice dell’esecuzione per chiedere la rideterminazione della sanzione, a patto che la pena non sia stata ancora interamente eseguita.

Cosa succede se il giudice ritiene che, anche applicando la nuova attenuante, la pena non cambierebbe?
In tal caso, il giudice può rigettare l’istanza. Nella sentenza esaminata, la Corte ha ritenuto corretto anche il ragionamento del giudice di merito secondo cui, anche se l’attenuante del fatto di lieve entità fosse stata riconosciuta, non sarebbe stata considerata prevalente sull’aggravante delle più persone riunite, e quindi la pena finale non sarebbe diminuita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati