LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: la valutazione del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio, confermando che per il riconoscimento del fatto di lieve entità è necessaria una valutazione complessiva di tutti gli elementi del reato. La professionalità nell’attività di spaccio è stata ritenuta un elemento sufficiente per escludere tale ipotesi meno grave.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità nello Spaccio: La Valutazione Complessiva è Decisiva

Il concetto di fatto di lieve entità nel contesto dei reati legati agli stupefacenti rappresenta una valvola di sicurezza del nostro sistema penale, pensata per distinguere lo spaccio di modeste quantità da attività criminali più strutturate. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una rigorosa valutazione del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri che guidano questa decisione, sottolineando come anche un solo elemento negativo possa precludere il riconoscimento di questa attenuante.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato trae origine da una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento dell’ipotesi di fatto di lieve entità (prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti) e l’omessa concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La difesa sosteneva che le circostanze del reato meritassero una qualificazione giuridica meno grave, con una conseguente riduzione della pena. La questione centrale, quindi, era stabilire se la condotta dell’imputato potesse rientrare in quella “zona grigia” di minore offensività che la legge riserva ai casi di lieve entità.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha ritenuto le censure proposte manifestamente infondate e non deducibili in sede di legittimità, ribadendo principi giurisprudenziali consolidati sia in materia di lieve entità sia per quanto riguarda le attenuanti generiche.

Le motivazioni della Cassazione sul fatto di lieve entità

Il cuore della pronuncia risiede nella spiegazione dei criteri per il riconoscimento del fatto di lieve entità. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione non deve essere frammentaria, ma complessiva. Il giudice ha il dovere di analizzare tutti gli elementi indicati dalla norma: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità della sostanza stupefacente.

L’obiettivo è accertare se, alla luce di tutti questi fattori, la lesione al bene giuridico tutelato (la salute pubblica) sia di minima entità. La Corte ha specificato che il riconoscimento di questa ipotesi più lieve non è il risultato di una media matematica tra elementi positivi e negativi. Al contrario, anche un solo elemento di particolare gravità può essere sufficiente per escluderla.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano evidenziato aspetti che denotavano una certa “professionalità” nell’attività di spaccio. Questo elemento è stato ritenuto talmente significativo da rendere l’offesa non più “lieve”, giustificando così il diniego dell’attenuante, nonostante altri possibili elementi a favore dell’imputato.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche la seconda censura, relativa al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), è stata giudicata inammissibile. La Corte ha osservato che la motivazione fornita dalla Corte di Appello era logica, coerente e adeguata. I giudici di secondo grado avevano correttamente spiegato le ragioni del diniego, e tale valutazione, essendo basata su un apprezzamento di merito, non può essere messa in discussione in sede di legittimità, dove la Cassazione si limita a un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma che la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità è tutt’altro che scontata. La decisione richiede un’analisi olistica e approfondita da parte del giudice, che deve ponderare ogni singolo aspetto della condotta criminosa. L’insegnamento pratico è chiaro: non basta la modesta quantità di droga per ottenere automaticamente il riconoscimento dell’ipotesi lieve. Elementi come le modalità organizzate o la professionalità dell’azione possono avere un peso decisivo e orientare il giudizio verso una maggiore severità. Per la difesa, ciò significa che è essenziale argomentare su tutti i fronti, dimostrando che l’intera vicenda, nel suo complesso, presenta una ridotta carica di offensività.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di lieve entità?
Un reato di spaccio viene considerato di lieve entità solo a seguito di una valutazione complessiva di tutti gli elementi normativamente previsti (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità della sostanza), da cui emerga una minima offensività del fatto.

Un solo elemento negativo, come la professionalità dello spaccio, è sufficiente per escludere il fatto di lieve entità?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che anche un solo elemento indicativo di particolare gravità, come la professionalità con cui veniva svolta l’attività, è sufficiente a giustificare l’esclusione dell’ipotesi di reato di lieve entità.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso sulle attenuanti generiche?
Il ricorso è stato respinto perché la motivazione della Corte di Appello, che negava le attenuanti generiche, è stata ritenuta logica, coerente e priva di vizi. La valutazione sul merito della concessione di tali attenuanti non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati