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Fatto di lieve entità: la valutazione complessiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per reati legati agli stupefacenti. I ricorrenti chiedevano il riconoscimento dell’ipotesi di reato di ‘fatto di lieve entità’. La Corte ha ribadito che tale qualificazione richiede una valutazione complessiva di tutti gli elementi del reato (mezzi, modalità, quantità e qualità della sostanza) e che anche un solo fattore negativo è sufficiente per escludere questa attenuante, confermando così la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stupefacenti: Quando si applica l’ipotesi del fatto di lieve entità?

Nel diritto penale in materia di stupefacenti, la distinzione tra un reato ordinario e un fatto di lieve entità è cruciale, poiché comporta conseguenze sanzionatorie molto diverse. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che guidano il giudice in questa delicata valutazione. La decisione sottolinea la necessità di un’analisi globale di tutte le circostanze del caso, respingendo un approccio frammentario che si concentri solo su un singolo aspetto, come la quantità di sostanza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di due soggetti per reati legati agli stupefacenti, confermata dalla Corte d’Appello. Gli imputati, tramite il loro difensore, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due violazioni di legge. In primo luogo, contestavano il mancato riconoscimento dell’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. In secondo luogo, lamentavano la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Secondo i giudici di legittimità, i motivi proposti non erano validamente deducibili in quella sede. La Corte ha colto l’occasione per riaffermare il suo consolidato orientamento giurisprudenziale sui criteri di valutazione necessari per qualificare un reato in materia di stupefacenti come di lieve entità.

Le Motivazioni: La Valutazione Complessiva per il Fatto di Lieve Entità

Il cuore della decisione risiede nella spiegazione di come il giudice deve approcciare la valutazione del fatto di lieve entità. La Corte ha chiarito che non si può isolare un singolo elemento, ma è necessaria una valutazione complessiva e sinergica di tutti gli indicatori previsti dalla norma. Questi indicatori includono:

* I mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione: si deve analizzare come è stata condotta l’attività criminale. Ad esempio, un’organizzazione rudimentale e occasionale è diversa da una ben strutturata e professionale.
* La qualità e la quantità della sostanza: non conta solo il peso lordo, ma anche il grado di purezza e il numero di dosi potenzialmente ricavabili, che determinano la concreta offensività della condotta.

La Cassazione ha specificato che questi elementi devono essere considerati nel loro insieme per determinare l’entità complessiva della lesione al bene giuridico tutelato (la salute pubblica). In linea con la giurisprudenza precedente, l’ordinanza sottolinea un principio fondamentale: è sufficiente che anche uno solo di questi elementi sia particolarmente grave per escludere la qualificazione di lieve entità. In altre parole, la difesa non può sperare di ottenere l’attenuante solo perché la quantità di droga era modesta, se le modalità di spaccio erano, ad esempio, particolarmente insidiose o professionali. Il giudice di merito deve dare conto di questo percorso logico nella motivazione della sentenza, dimostrando di aver considerato tutti i fattori rilevanti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un principio di rigore nella valutazione del fatto di lieve entità. L’implicazione pratica è chiara: per ottenere il riconoscimento di questa ipotesi attenuata, non basta evidenziare un singolo aspetto favorevole all’imputato. È necessario che l’intera vicenda, nel suo complesso, presenti caratteristiche di minima offensività. La decisione rafforza la discrezionalità del giudice di merito, il cui apprezzamento dei fatti può essere censurato in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o violazione di legge, e non per un diverso apprezzamento delle prove. Di conseguenza, i ricorsi basati su una semplice rilettura degli elementi di fatto sono destinati a essere dichiarati inammissibili.

Quando un reato di spaccio può essere considerato un “fatto di lieve entità”?
Un reato legato agli stupefacenti può essere qualificato come “fatto di lieve entità” solo a seguito di una valutazione complessiva di tutti gli elementi indicati dalla legge. Il giudice deve considerare i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità della sostanza, per stabilire se l’offesa al bene giuridico protetto sia minima.

È sufficiente una piccola quantità di droga per ottenere l’attenuante del fatto di lieve entità?
No, non è sufficiente. Come chiarito dalla Corte, anche un solo elemento negativo (ad esempio, modalità di spaccio professionali o un’alta purezza della sostanza) può giustificare l’esclusione dell’ipotesi di lieve entità, anche a fronte di una quantità modesta di stupefacente.

Cosa succede se la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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