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Fatto di lieve entità: la valutazione complessiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato che chiedeva la riqualificazione del reato di spaccio in un ‘fatto di lieve entità’. La Corte ha confermato che la valutazione non può basarsi solo sulla quantità di droga, ma deve considerare un insieme di indici, come le modalità professionali di confezionamento, i precedenti penali e la sistematicità dell’attività, che nel caso di specie escludevano la minore gravità del reato.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Non Basta la Quantità, Serve una Visione d’Insieme

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27408/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di stupefacenti: la distinzione tra lo spaccio ‘comune’ e il fatto di lieve entità. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: per qualificare un reato come lieve non è sufficiente guardare al solo dato ponderale della droga, ma è necessaria una valutazione complessiva e concreta di tutte le circostanze del caso. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti precisazioni fornite dalla Suprema Corte.

Il Caso in Esame

Un individuo, sottoposto alla misura cautelare in carcere per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, ha presentato ricorso avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato la detenzione. La difesa sosteneva che il reato dovesse essere riqualificato nella fattispecie più lieve prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti (D.P.R. 309/1990).

Le argomentazioni difensive si basavano principalmente su tre punti:
1. La quantità di droga, a loro dire, era limitata.
2. L’attività di spaccio era rudimentale e non professionale.
3. L’età avanzata dell’indagato.

Inoltre, la difesa contestava l’eccessività della misura cautelare in carcere, sostenendo che non vi fosse una prognosi di condanna a una pena superiore ai tre anni.

La Valutazione Complessiva e il Fatto di Lieve Entità

Il Tribunale del Riesame prima, e la Corte di Cassazione poi, hanno rigettato le argomentazioni della difesa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, in quanto generico e manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per richiamare i consolidati principi giurisprudenziali sul fatto di lieve entità.

Il punto centrale della decisione è che la qualificazione di un’azione come ‘lieve’ richiede un’analisi onnicomprensiva che tenga conto di tutti gli ‘indici’ previsti dalla norma. L’esclusione di anche uno solo di questi elementi non è di per sé sufficiente a giustificare l’applicazione della fattispecie meno grave.

Gli Elementi Considerati dal Tribunale

Il Tribunale ha escluso l’ipotesi lieve basandosi su una serie di elementi concreti che, nel loro insieme, delineavano un quadro di non trascurabile gravità:

* Dato Ponderale: Il quantitativo di cocaina (21,4 grammi) è stato ritenuto considerevole, potendo da esso ricavare ben 36 dosi.
* Modalità di Confezionamento: La droga era suddivisa in involucri di cellophane termosaldati, con distinzioni tra dosi ‘grandi’ (‘G’) e ‘piccole’ (‘P’), indicando un’organizzazione non rudimentale.
* Disponibilità di Denaro: Il rinvenimento di 700 euro, di cui l’indagato non ha saputo giustificare la provenienza.
* Strumenti: La presenza di materiale per il confezionamento e la preparazione delle dosi.
* Volume d’Affari: L’osservazione di un continuo viavai di noti assuntori, sintomo di un’attività di spaccio sistematica.
* Contesto Criminale: Il presunto collegamento dell’indagato con ambienti della criminalità locale dedita allo spaccio.
* Precedenti Penali: La presenza di precedenti specifici e recenti, anche per evasione, e procedimenti pendenti per reati analoghi.
* Condotta Recente: L’ammissione a una misura alternativa (affidamento in prova), che indicava un’adesione solo apparente a percorsi rieducativi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto logica e congrua la motivazione del Tribunale. Gli elementi raccolti dimostravano un’attività organizzata in modo professionale, non occasionale e connotata da una certa gravità. Lo spaccio era sistematico, implicando la necessità di reperire e diffondere la sostanza in modo continuativo, una condotta del tutto incompatibile con la nozione di fatto di lieve entità.

La Corte ha anche chiarito la portata di una precedente sentenza citata dalla difesa, spiegando che le analisi statistiche sulle quantità di droga non possono sostituire la valutazione complessiva del giudice nel caso concreto. Il principio cardine, stabilito dalle Sezioni Unite, rimane quello di un apprezzamento globale di tutti i fattori: mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità delle sostanze, in un’ottica di offensività e proporzionalità della pena.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza che la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità non è un automatismo legato al solo peso della droga. È il risultato di un giudizio complesso che deve considerare ogni aspetto della condotta illecita. La professionalità, la sistematicità, i precedenti e il contesto in cui si inserisce lo spaccio sono tutti elementi che il giudice deve ponderare attentamente. L’esclusione della lieve entità, come in questo caso, è legittima quando l’insieme di questi indici rivela un’attività criminale strutturata e non meramente occasionale o marginale.

Quando un reato di spaccio può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Un reato di spaccio può essere considerato di lieve entità solo a seguito di una valutazione complessiva di tutte le circostanze del caso. Il giudice deve considerare i mezzi, le modalità, le circostanze dell’azione, la quantità e la qualità della sostanza per affermare che il fatto abbia una minima offensività, in linea con i principi di proporzionalità della pena.

Il solo peso della droga è sufficiente per escludere il ‘fatto di lieve entità’?
No, la qualificazione non può basarsi esclusivamente sul dato quantitativo (o ponderale). Anche una quantità non trascurabile di droga non esclude automaticamente la lieve entità se tutti gli altri indici (come le modalità rudimentali o l’occasionalità) depongono in tal senso. Allo stesso modo, una piccola quantità non garantisce la qualificazione lieve se emergono elementi di professionalità e sistematicità.

Quali altri elementi vengono considerati dal giudice per valutare la gravità del reato di spaccio?
Oltre alla quantità, il giudice considera elementi come: il confezionamento professionale della sostanza, la disponibilità di somme di denaro ingiustificate, la presenza di strumenti per il taglio e la pesatura, il volume di ‘clienti’, i precedenti penali specifici dell’imputato, e il suo eventuale collegamento con organizzazioni criminali. L’insieme di questi fattori determina se l’attività è occasionale e rudimentale o, al contrario, organizzata e sistematica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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