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Fatto di lieve entità: la valutazione complessiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti, il quale richiedeva il riconoscimento del fatto di lieve entità. La Corte ha ribadito che la valutazione deve essere complessiva e che anche un solo elemento negativo, come la professionalità dell’azione, è sufficiente per escludere tale ipotesi meno grave.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: la Valutazione Complessiva Esclude Sconti Automatici

La qualificazione di un’attività di spaccio come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990 non è un automatismo, ma l’esito di una valutazione globale e ponderata di tutti gli elementi del caso concreto. Con l’ordinanza n. 13733 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato e confermando che anche un solo indicatore di particolare gravità, come la professionalità, può precludere l’accesso a tale fattispecie attenuata.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna a due anni di reclusione e 2.000 euro di multa, inflitta in primo grado con rito abbreviato e confermata dalla Corte d’Appello di Bari. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo: l’errata applicazione della legge penale per il mancato riconoscimento dell’ipotesi del fatto di lieve entità. Secondo la difesa, nel caso specifico sussistevano tutti i presupposti per qualificare la condotta come meno grave, con conseguente applicazione di un trattamento sanzionatorio più mite.

La Valutazione del Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per riaffermare il consolidato orientamento giurisprudenziale in materia. Il riconoscimento dell’ipotesi lieve non può basarsi su una valutazione parziale o frammentaria degli indici previsti dalla norma. Il giudice di merito ha il dovere di condurre un’analisi complessiva che tenga conto di tutti i parametri normativi, quali:

* I mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione criminale.
* La quantità e la qualità della sostanza stupefacente.
* Il grado di purezza della sostanza.

L’obiettivo di questa valutazione olistica è determinare l’effettiva offensività della condotta e la sua proporzionalità rispetto alla pena. La giurisprudenza ha chiarito che anche un solo elemento che indichi una lesione non minima del bene giuridico protetto (la salute pubblica) è sufficiente a escludere la fattispecie attenuata. Di conseguenza, non è possibile isolare un singolo aspetto favorevole all’imputato, come una modesta quantità di droga, se altri elementi, come le modalità organizzate dello spaccio, depongono in senso contrario.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici di legittimità hanno osservato come la Corte d’Appello avesse correttamente adempiuto al suo dovere di motivazione. La decisione impugnata aveva infatti evidenziato specifici elementi che rivelavano la professionalità e la non estemporaneità dell’attività di spaccio condotta dall’imputato.

Questi aspetti sono stati considerati di rilevanza tale da prevalere su altri eventuali elementi di minor gravità, giustificando così il diniego del riconoscimento del fatto di lieve entità. La Corte territoriale ha offerto una motivazione pienamente adeguata, attribuendo un peso significativo agli indicatori di una maggiore offensività della condotta. Il percorso logico-giuridico seguito dai giudici di merito è stato quindi ritenuto immune da vizi di legittimità.

Le Conclusioni

La decisione in commento consolida un principio cruciale: la valutazione per il riconoscimento della lieve entità è un giudizio globale e non la somma algebrica di singoli fattori. Il giudice deve spiegare nella motivazione il peso attribuito a ciascun elemento, giustificando l’eventuale prevalenza di alcuni aspetti su altri. Questa pronuncia serve da monito: la professionalità e l’organizzazione nell’attività di spaccio sono elementi che, di per sé, possono ostacolare l’applicazione della norma di favore, anche a fronte di quantitativi non ingenti di stupefacente. L’esito del giudizio, in questi casi, dipende dalla capacità del giudice di fornire una motivazione completa e logicamente coerente, che dia conto della complessità del fatto.

Quando si applica l’ipotesi del fatto di lieve entità nello spaccio di stupefacenti?
L’ipotesi del fatto di lieve entità si applica solo a seguito di una valutazione complessiva di tutti gli elementi indicati dalla norma (mezzi, modalità, circostanze, quantità e qualità della sostanza), da cui emerga una minima offensività della condotta.

È sufficiente un solo elemento negativo per escludere il fatto di lieve entità?
Sì, secondo la giurisprudenza richiamata nell’ordinanza, anche un solo elemento che porti a escludere una lesione minima del bene giuridico protetto (ad esempio, la professionalità nell’attività di spaccio) è sufficiente per negare il riconoscimento della fattispecie attenuata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
Come stabilito nella decisione, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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