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Fatto di lieve entità: la valutazione complessiva

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio, che chiedeva la riqualificazione del reato come fatto di lieve entità. La Corte sottolinea che per tale qualificazione non basta valutare la quantità di droga (nel caso, 580 grammi di marijuana), ma è necessaria una valutazione complessiva che includa le modalità dell’azione, i mezzi utilizzati (bilancini, macchina per sottovuoto) e le circostanze, come la programmazione dell’illecito, che nel caso di specie escludevano la lieve entità.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Non Basta Guardare la Quantità

Quando si parla di reati legati agli stupefacenti, una delle distinzioni più importanti è quella tra lo spaccio ‘ordinario’ e il cosiddetto fatto di lieve entità. Quest’ultima qualificazione, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, comporta una notevole riduzione della pena. Ma quali sono i criteri per stabilire se un fatto è ‘lieve’? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiarimento fondamentale: la bilancia del giudice non deve pesare solo la droga, ma l’intera condotta criminale.

I Fatti del Caso: Oltre Mezzo Chilo di Droga in Hotel

Il caso esaminato ha origine dalla condanna di un uomo a un anno e quattro mesi di reclusione e 3.600 euro di multa. La Corte di Appello di Bologna aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendolo colpevole di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante un controllo, l’imputato era stato trovato in possesso di 580 grammi di marijuana, suddivisi in otto involucri. Ma non era solo la quantità a destare preoccupazione. Insieme alla droga, erano stati rinvenuti strumenti che suggerivano un’attività ben organizzata: due bilancini di precisione, due trincia erba, una macchina per il sottovuoto e numerosi elastici. Inoltre, nella cassaforte della sua stanza d’albergo, dove soggiornava da tempo con pagamento anticipato, era stata trovata una somma di denaro ritenuta provento di una precedente vendita.

Il Ricorso in Cassazione e la Tesi del Fatto di Lieve Entità

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero sbagliato a non qualificare la sua condotta come un fatto di lieve entità. La sua difesa si basava presumibilmente sulla tesi che, nonostante la quantità non trascurabile, altri elementi avrebbero dovuto portare a una valutazione di minore gravità del reato.

Le Motivazioni della Cassazione: La Valutazione Globale per il Fatto di Lieve Entità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della motivazione risiede nel principio della ‘valutazione globale’. I giudici hanno ribadito che, per riconoscere la fattispecie del fatto di lieve entità, non ci si può limitare al solo ‘dato ponderale’, cioè al peso della sostanza. È necessario un apprezzamento complessivo di tutti gli indici richiamati dalla norma.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente evidenziato elementi incompatibili con la lieve entità:

1. I Mezzi: Il possesso di attrezzatura professionale (bilancini, macchina per sottovuoto) indicava un’attività di spaccio strutturata e non occasionale.
2. Le Modalità: La suddivisione della droga in involucri e la presenza di denaro separato (quello nel portafoglio e quello, verosimilmente provento di spaccio, in cassaforte) dimostravano una chiara finalità commerciale.
3. Le Circostanze: Il soggiorno alberghiero prolungato e pagato in anticipo era stato interpretato come una base logistica per completare lo smercio della sostanza, indicando una precisa programmazione dell’illecito. A ciò si aggiungeva un precedente specifico a carico dell’imputato.

La Corte di Cassazione ha concluso che il ragionamento dei giudici di merito era logico e ben argomentato, e che il ricorrente non aveva saputo contrapporre valide argomentazioni di diritto.

Le Conclusioni: Criteri Rigorosi per la Lieve Entità

Questa ordinanza rafforza un principio consolidato nella giurisprudenza: la qualificazione di un reato di spaccio come ‘fatto di lieve entità’ non è automatica e richiede un’analisi rigorosa e completa. Il giudice deve esaminare l’intera vicenda criminale. La presenza di una quantità significativa di droga, unita a un’organizzazione che va oltre la mera detenzione, rende estremamente difficile, se non impossibile, ottenere il riconoscimento della minore gravità del fatto. La decisione serve da monito: non è solo ‘quanto’ si possiede, ma anche e soprattutto ‘come’ e ‘perché’ lo si possiede a determinare la gravità del reato e, di conseguenza, l’entità della pena.

La sola quantità di droga è sufficiente per escludere il fatto di lieve entità?
No, la giurisprudenza costante, confermata da questa ordinanza, stabilisce che il dato quantitativo è solo uno degli elementi da considerare. Il giudice deve effettuare una valutazione complessiva che tenga conto anche dei mezzi, delle modalità e delle circostanze dell’azione.

Quali elementi specifici possono portare a negare la qualificazione di lieve entità?
Elementi come il possesso di attrezzatura per pesare, dividere e confezionare la droga (es. bilancini, macchine per sottovuoto), la prova di vendite già effettuate (es. denaro tenuto separatamente) e la programmazione dell’attività illecita (es. un soggiorno in hotel pagato in anticipo per lo spaccio) sono considerati incompatibili con la lieve entità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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