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Fatto di lieve entità: la quantità non è tutto

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per spaccio di stupefacenti, stabilendo che per qualificare un fatto di lieve entità non basta considerare solo la quantità di droga. I giudici devono effettuare una valutazione complessiva di tutte le circostanze, come le modalità della condotta e il profilo dello spacciatore, anche in presenza di sostanze diverse.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: la Quantità non è l’Unico Critero Decisivo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reati di droga: la qualificazione di un fatto di lieve entità non può basarsi esclusivamente sul dato quantitativo dello stupefacente. Questa pronuncia chiarisce che i giudici devono effettuare una valutazione globale e approfondita di tutte le circostanze del caso, evitando automatismi che potrebbero portare a decisioni ingiuste. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale e della Corte d’Appello di Firenze per detenzione a fini di spaccio di diverse sostanze stupefacenti. Nello specifico, le accuse erano:
* Detenzione di 61,21 grammi di marijuana e 179,49 grammi di hashish (reato contestato ai sensi dell’art. 73, comma 4, d.P.R. 309/1990).
* Detenzione di 2,71 grammi di eroina (reato qualificato come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990).

La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, escludendo la possibilità di riconoscere la lieve entità per la detenzione di hashish e marijuana, valorizzando unicamente il dato ponderale complessivo delle sostanze.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione del Fatto di Lieve Entità

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non qualificare anche la prima condotta come fatto di lieve entità. Secondo il ricorrente, i giudici di merito si erano limitati a considerare la quantità di droga, trascurando altri elementi fondamentali che indicavano una minore gravità complessiva del fatto. Tra questi elementi figuravano:
* L’assenza di professionalità nello spaccio.
* La mancanza di una qualsiasi forma di organizzazione.
* Lo stato di incensuratezza dell’imputato.
* La regolare presenza sul territorio italiano e l’esistenza di un impiego lavorativo.

In sostanza, la difesa lamentava una motivazione carente e un’applicazione errata della legge, che impone una valutazione olistica della condotta.

La Decisione della Corte: una Valutazione Globale è Necessaria

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Firenze. La Suprema Corte ha riaffermato principi consolidati, in particolare quelli espressi dalle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione sulla lieve entità del fatto deve essere globale.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Cassazione sono chiare e dirette. In primo luogo, viene ribadito che il dato quantitativo, sebbene importante, non è di per sé dirimente. Non può essere l’unico elemento a determinare l’esclusione della fattispecie lieve, specialmente se altri indicatori (come le modalità della condotta, i mezzi impiegati, il contesto personale e sociale) depongono per una ridotta offensività del fatto.

La Corte ha criticato la sentenza d’appello per aver escluso la lieve entità basandosi su un’errata interpretazione di una precedente pronuncia (Cass. n. 45061/2022), che si limitava a una rilevazione statistica e non fissava soglie quantitative vincolanti. Il giudice, afferma la Cassazione, ha il dovere di esaminare tutti gli aspetti normativamente rilevanti e di spiegare perché un eventuale dato negativo (come la quantità) non possa essere bilanciato da altri elementi di segno opposto.

Inoltre, la Corte ha evidenziato una contraddizione logica nella decisione impugnata: non era stato spiegato perché l’imputato fosse considerato un ‘piccolo spacciatore’ per la detenzione di eroina, ma non per quella di hashish e marijuana, avvenute nel medesimo contesto. Questa valutazione complessiva è proprio ciò che la Corte d’Appello non ha fatto, omettendo di considerare elementi diversi dal mero peso delle sostanze.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: la giustizia penale deve guardare alla sostanza dei fatti, non fermarsi a rigidi parametri numerici. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la difesa in casi di spaccio può e deve valorizzare tutti gli elementi che delineano un profilo di ‘piccolo spaccio’, come l’occasionalità della condotta, la mancanza di un’organizzazione complessa e la situazione personale dell’imputato.

Per i giudici, la pronuncia è un monito a motivare in modo approfondito le proprie decisioni, spiegando come i diversi indici di gravità del reato siano stati ponderati tra loro. La qualificazione di un fatto di lieve entità richiede un’analisi attenta e completa, che vada oltre la semplice matematica del dato ponderale per cogliere la reale portata offensiva della condotta criminale.

La quantità di droga è l’unico criterio per escludere il fatto di lieve entità?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il dato ponderale (la quantità) è solo uno degli elementi da considerare e non è di per sé sufficiente a escludere la lieve entità. È necessaria una valutazione complessiva di tutte le circostanze.

La detenzione di più tipi di droga impedisce di qualificare il reato come fatto di lieve entità?
No. Se la detenzione di sostanze diverse avviene nel medesimo contesto e la condotta, nel suo complesso, è qualificabile come di lieve entità, si configura un unico reato lieve e non una pluralità di reati in concorso tra loro.

Cosa deve fare il giudice per valutare correttamente se un reato di spaccio è un fatto di lieve entità?
Il giudice deve compiere una valutazione globale di tutti gli indici rilevanti (come le modalità e circostanze della condotta, la professionalità, l’organizzazione, il profilo dell’imputato) e deve spiegare nella motivazione della sentenza le ragioni per cui ha ritenuto prevalenti alcuni elementi rispetto ad altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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