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Fatto di lieve entità: la Cassazione nega la pena lieve

Un individuo, condannato per diverse rapine, ha richiesto una riduzione della pena invocando l’attenuante del ‘fatto di lieve entità’, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale. Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha respinto l’istanza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l’uso di armi, la violenza e il danno economico significativo impedivano il riconoscimento del fatto di lieve entità, rendendo la motivazione del giudice precedente logica e non sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando la Gravità dei Fatti Esclude la Riduzione della Pena

L’applicazione della circostanza attenuante del fatto di lieve entità è un tema cruciale nel diritto penale, in quanto può comportare una significativa riduzione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di questa applicazione, specialmente in fase esecutiva e a seguito di una pronuncia della Corte Costituzionale. Vediamo nel dettaglio come i giudici hanno valutato la gravità concreta di una serie di rapine per negare qualsiasi sconto di pena.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Sconto di Pena

Un soggetto, già condannato con sentenze definitive per quattro distinti episodi di rapina, presentava un’istanza al Tribunale competente come giudice dell’esecuzione. La richiesta mirava a ottenere la rideterminazione della pena complessiva, invocando l’applicazione dell’attenuante del fatto di lieve entità. Questa istanza traeva origine da una recente sentenza della Corte Costituzionale (la n. 86/2024), che aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 628 c.p. nella parte in cui non prevedeva tale attenuante.

Il giudice dell’esecuzione, tuttavia, rigettava la richiesta, ritenendo che la gravità delle condotte specifiche, come descritte nelle sentenze di condanna, non consentisse di qualificare i reati come di lieve entità. Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno stabilito che il ricorrente non aveva sollevato una reale violazione di legge, ma si era limitato a riproporre una valutazione alternativa degli elementi di fatto, già correttamente esaminati e motivati dal giudice dell’esecuzione. Tale operazione, che si traduce in una richiesta di riesame del merito, è preclusa in sede di legittimità.

La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, confermando in toto la decisione del Tribunale.

Le Motivazioni: Perché il Fatto di Lieve Entità non è stato Riconosciuto

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha avallato la decisione del giudice dell’esecuzione. L’ordinanza impugnata aveva offerto una valutazione completa e logica, esaminando ogni singolo episodio per cui era intervenuta condanna e spiegando perché nessuno di essi potesse essere considerato di lieve entità.

Nello specifico, l’attenuante è stata esclusa sulla base dei seguenti elementi concreti:

1. Sentenza 1: L’uso di un’arma è stato considerato un elemento di per sé sufficiente a denotare una significativa gravità.
2. Sentenza 2: L’azione è stata caratterizzata da una violenza brutale nei confronti di un dipendente del negozio, un fattore che aggrava notevolmente la condotta.
3. Sentenza 3: In questo caso, sono emersi sia l’uso di armi sia un danno economico di rilievo, elementi che, combinati, escludevano ogni possibile qualificazione di lieve entità.
4. Sentenza 4: Anche in quest’ultimo episodio, sono stati accertati l’uso di un’arma e la violenza perpetrata ai danni della cassiera.

La Corte ha sottolineato come la motivazione del giudice dell’esecuzione fosse immune da fratture logiche e pienamente aderente ai fatti accertati nelle sentenze definitive. La valutazione ha tenuto conto di tutti i parametri rilevanti: la natura, i mezzi, le modalità dell’azione e la particolare tenuità del danno, concludendo che la gravità complessiva delle condotte era incompatibile con l’attenuante richiesta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, ribadisce che una declaratoria di illegittimità costituzionale non comporta un’applicazione automatica dei benefici da essa derivanti in fase esecutiva. È sempre necessaria una valutazione caso per caso da parte del giudice competente, che deve analizzare le circostanze concrete del reato.

In secondo luogo, viene confermato un principio consolidato: il ricorso per Cassazione non è una terza istanza di merito. Non è possibile, in questa sede, chiedere ai giudici di rivalutare i fatti per giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici precedenti, se la motivazione di questi ultimi è logicamente coerente e completa. Per ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità, non basta invocare la norma, ma è necessario che le modalità concrete della condotta criminale riflettano effettivamente una minore gravità.

È possibile chiedere la riduzione della pena per ‘fatto di lieve entità’ dopo una condanna definitiva, in seguito a una nuova sentenza della Corte Costituzionale?
Sì, è possibile presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione. Tuttavia, la concessione non è automatica: il giudice valuterà nel merito se le circostanze concrete del reato, come emerse dalla sentenza di condanna, giustifichino l’applicazione dell’attenuante.

Quali elementi specifici hanno impedito il riconoscimento del ‘fatto di lieve entità’ in questo caso?
Il riconoscimento è stato escluso a causa della gravità concreta delle azioni commesse, che includevano l’uso di armi, l’esercizio di violenza brutale nei confronti di un dipendente e di una cassiera, e l’entità significativa del danno economico causato.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente non ha denunciato una reale violazione di legge, ma si è limitato a proporre una diversa valutazione dei fatti già esaminati dal giudice dell’esecuzione. La Corte di Cassazione non può riesaminare il merito delle decisioni precedenti se la loro motivazione è logica e priva di contraddizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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