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Fatto di lieve entità: la Cassazione e la droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per spaccio, confermando la decisione dei giudici di merito di escludere l’ipotesi del fatto di lieve entità. La Corte ha sottolineato che l’elevato grado di purezza della sostanza (cocaina al 55,65%) e il numero di dosi ricavabili (291) sono indici di una professionalità nel traffico che impedisce l’applicazione della norma di favore.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Droga: Quando non si applica il Fatto di Lieve Entità?

L’applicazione della norma sul fatto di lieve entità rappresenta uno snodo cruciale nei processi per reati legati agli stupefacenti, poiché può comportare una notevole riduzione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 27358/2024) ha ribadito i criteri rigorosi per la sua esclusione, focalizzandosi su purezza della sostanza e professionalità dell’attività illecita. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato dalla Corte d’Appello di Brescia per un reato concernente sostanze stupefacenti. La difesa contestava la sentenza, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel non riconoscere la fattispecie attenuata del fatto di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. Inoltre, il ricorso verteva sulla valutazione della recidiva e sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure proposte non consentite nel giudizio di legittimità, in quanto miravano a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito esclusivo del giudice di merito. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione congrua, adeguata e priva di vizi logici, basata su massime di esperienza condivisibili. I giudici hanno quindi confermato la correttezza della decisione impugnata su tutti i fronti.

Le Motivazioni: i criteri per escludere il fatto di lieve entità

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che hanno portato a escludere il fatto di lieve entità. La Corte ha chiarito che tale valutazione deve essere complessiva e tenere conto di tutti gli elementi del caso:

* Mezzi, modalità e circostanze dell’azione: Come è stata condotta l’attività di spaccio.
* Quantità e qualità delle sostanze: Non solo il peso lordo, ma anche e soprattutto il grado di purezza.

Nel caso specifico, sono stati due gli elementi decisivi:

1. L’elevato grado di purezza: La cocaina sequestrata presentava un principio attivo del 55,65%.
2. L’alto numero di dosi ricavabili: Dalla sostanza era possibile ricavare ben 291 singole dosi.

Questi dati, secondo la Corte, sono sintomatici di un’attività commerciale illecita di livello superiore a quella del piccolo spacciatore occasionale, indicando un certo grado di professionalità nel traffico.

Altri Aspetti Salienti della Decisione

L’ordinanza ha toccato anche altri due punti importanti:

Recidiva e Continuazione: La Corte ha specificato che l’unificazione delle pene per reati commessi in continuazione (art. 81 c.p.) è una fictio iuris* finalizzata a mitigare il trattamento sanzionatorio, ma non cancella la sussistenza della recidiva. Le precedenti condanne esistono e devono essere considerate per valutare la pericolosità sociale del reo.
* Attenuanti Generiche: Il loro diniego è stato giustificato sulla base della “negativa personalità” dell’imputato, descritto come privo di una regolare attività lavorativa e dedito al commercio di stupefacenti. Una valutazione, questa, considerata insindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma un principio consolidato: per escludere il fatto di lieve entità, non è sufficiente un mero dato quantitativo, ma è necessaria un’analisi qualitativa approfondita. L’elevata purezza di una sostanza, che consente di confezionare un numero considerevole di dosi, è un indice presuntivo forte di un’attività non sporadica, ma organizzata e professionale. Questa pronuncia offre un chiaro orientamento ai giudici di merito, indicando che la professionalità del traffico è un fattore determinante che osta al riconoscimento del più mite trattamento sanzionatorio previsto per i fatti di minore importanza.

Quali criteri usa la Corte per valutare un fatto di lieve entità?
La valutazione deve essere complessiva e considerare mezzi, modalità e circostanze dell’azione, nonché la quantità e, soprattutto, la qualità e il grado di purezza delle sostanze stupefacenti.

Perché un’elevata purezza della droga può escludere il fatto di lieve entità?
Perché un alto grado di purezza, da cui si può ricavare un numero elevato di dosi (nel caso di specie, 291), è considerato un indicatore di un’attività commerciale illecita di livello superiore, non occasionale, e quindi incompatibile con la nozione di lieve entità.

La continuazione tra più reati annulla la recidiva?
No. Secondo la Corte, l’istituto della continuazione (art. 81 c.p.) è una finzione giuridica (fictio iuris) che serve solo a mitigare la pena, ma non elimina la sussistenza della recidiva derivante da precedenti condanne definitive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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