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Fatto di lieve entità: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per spaccio di stupefacenti. Gli imputati chiedevano il riconoscimento del fatto di lieve entità e la concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che la valutazione sulla lieve entità del fatto deve essere complessiva e non può basarsi su un singolo elemento. Nel caso specifico, l’elevato numero di dosi cedute e la continuità dell’attività di spaccio, tale da generare un profitto certo, escludono la configurabilità del reato minore. Anche le attenuanti generiche sono state negate a causa della gravità oggettiva dei fatti.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: La Cassazione detta i Criteri di Valutazione

Con la recente ordinanza n. 37063/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri per il riconoscimento del fatto di lieve entità in materia di stupefacenti. La decisione ribadisce un principio consolidato: la valutazione non può basarsi su un singolo elemento, ma deve derivare da un’analisi complessiva di tutti gli indici previsti dalla legge. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere come i giudici distinguono tra attività di spaccio ordinarie e quelle considerate di minore gravità.

Il Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna inflitta a tre individui per plurimi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso tra loro. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva confermato la responsabilità penale, riducendo la pena per uno degli imputati a cinque anni, quattro mesi e venti giorni di reclusione.

Contro tale decisione, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali:
1. Il mancato riconoscimento dell’ipotesi di reato più lieve, il cosiddetto fatto di lieve entità previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti.
2. Per due di loro, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

I ricorrenti sostenevano che la loro attività non avesse le caratteristiche di gravità tali da giustificare la condanna per l’ipotesi di reato ordinaria.

La Valutazione del Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto l’impostazione dei giudici di merito. Il punto centrale della motivazione riguarda proprio la qualificazione del fatto. La Suprema Corte ha ricordato che, secondo un orientamento ormai pacifico (richiamando le Sezioni Unite ‘Murolo’ del 2018), il giudice deve procedere a una valutazione globale e complessiva di tutti gli indicatori della fattispecie.

Non è sufficiente, quindi, che un solo elemento (come la qualità della sostanza o la modalità della cessione) appaia di modesta entità. È necessario che l’intero quadro fattuale porti a considerare il reato come lieve.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il motivo relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche è stato respinto. La sentenza impugnata aveva correttamente motivato il diniego sulla base della gravità oggettiva del fatto. Elementi come l’assenza di precedenti penali di uno degli imputati o la sua regolare presenza sul territorio nazionale non sono stati ritenuti sufficienti a superare la gravità della condotta criminale. Allo stesso modo, le generiche affermazioni di aver cambiato vita non sono state considerate rilevanti ai fini della concessione del beneficio.

Le Motivazioni

La Cassazione ha ritenuto le motivazioni della Corte d’Appello logiche e conformi ai principi di diritto. Per escludere il fatto di lieve entità, i giudici di merito avevano valorizzato elementi decisivi:
* L’elevatissimo numero di dosi di stupefacenti cedute.
* La continuità e la costanza dell’attività di spaccio.
* La capacità di tale attività di generare un profitto certo, come riferito dagli stessi consumatori.

Questi fattori, considerati nel loro insieme, delineano un’attività criminale strutturata e non occasionale, incompatibile con la qualificazione di lieve entità. La Corte ha inoltre ribadito che, nel negare le attenuanti generiche, il giudice non è tenuto ad analizzare ogni singolo elemento favorevole dedotto dalla difesa, ma è sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi per la sua valutazione, purché la motivazione sia congrua e non illogica.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio: la valutazione del fatto di lieve entità richiede un giudizio complessivo che tenga conto di tutti gli aspetti della condotta. L’elevato numero di cessioni e l’organizzazione dell’attività di spaccio sono indici di una gravità che impedisce l’applicazione della norma più favorevole. La decisione serve da monito, chiarendo che non esistono ‘scorciatoie’ per ottenere un trattamento sanzionatorio più mite se l’attività criminale, nel suo complesso, dimostra una significativa offensività e una certa professionalità.

Quando un reato di spaccio può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Un reato di spaccio può essere considerato di lieve entità solo a seguito di una valutazione complessiva di tutti gli indici rilevanti (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità delle sostanze). Non è sufficiente che un singolo elemento sia di modesta entità se il quadro generale indica una gravità superiore.

Perché sono state negate le circostanze attenuanti generiche?
Le circostanze attenuanti generiche sono state negate a causa della gravità oggettiva del fatto. Elementi come l’assenza di precedenti penali o la regolarità della presenza in Italia non sono stati ritenuti sufficienti a bilanciare la serietà della condotta criminale, caratterizzata da continuità e un numero elevato di cessioni.

Quali elementi hanno escluso la configurabilità del fatto di lieve entità in questo caso?
Gli elementi decisivi che hanno portato a escludere il fatto di lieve entità sono stati: il numero estremamente elevato di dosi di stupefacenti vendute, la continuità e costanza dell’attività di spaccio e la capacità di tale attività di generare un profitto certo, come confermato dai consumatori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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