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Fatto di lieve entità: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina e spaccio, confermando la decisione dei giudici di merito di non concedere l’attenuante del fatto di lieve entità. La Corte ha stabilito che la valutazione di tale circostanza è una questione di fatto e che, nel caso specifico, il valore non trascurabile della refurtiva e il contesto di traffico di stupefacenti giustificavano pienamente l’esclusione del beneficio.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: la Cassazione nega l’attenuante se il reato si inserisce nel traffico di droga

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema delicato dell’applicabilità della circostanza attenuante del fatto di lieve entità in un caso di rapina aggravata commessa nel contesto di un traffico illecito di stupefacenti. La decisione ribadisce l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione dei fatti e chiarisce come il contesto criminale complessivo possa escludere il riconoscimento di tale beneficio, anche alla luce dei recenti interventi della Corte Costituzionale.

Il Caso in Esame

La vicenda giudiziaria trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di concorso in rapina aggravata e violazione della legge sugli stupefacenti. La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la sentenza di primo grado, affermando la responsabilità penale dell’imputato. Contro questa decisione, il difensore ha proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente la mancata applicazione di due circostanze attenuanti.

I Motivi del Ricorso e la questione del fatto di lieve entità

Il ricorso si fondava su due punti principali:

1. Violazione di legge in relazione all’attenuante del fatto di lieve entità: La difesa sosteneva che la Corte territoriale non avesse correttamente valutato la possibilità di applicare l’attenuante, richiamando la sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale. Secondo il ricorrente, l’azione criminosa presentava caratteristiche di minore gravità che avrebbero dovuto portare a una riduzione della pena.
2. Violazione di legge per il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.): Si contestava che i giudici non avessero tenuto in debito conto la scarsa quantità e il modico valore degli stupefacenti sequestrati, elementi che, a parere della difesa, avrebbero dovuto giustificare l’applicazione di un’ulteriore attenuante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati, fornendo un’analisi chiara e rigorosa dei principi giuridici applicabili.

In primo luogo, per quanto riguarda l’attenuante del fatto di lieve entità, la Cassazione ha sottolineato come la Corte territoriale avesse fornito una motivazione logica e congrua per escluderla. I giudici di merito avevano evidenziato che il valore dei beni sottratti non era affatto trascurabile e, soprattutto, che l’intera azione predatoria si inseriva in un contesto più ampio e grave: un traffico illecito di stupefacenti. L’imputato stava tentando di guadagnarsi un profitto da attività criminali, un elemento che mal si concilia con la ‘lieve entità’ del fatto.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione sulla lieve entità del fatto costituisce una quaestio facti, ovvero un giudizio sui fatti che spetta insindacabilmente al giudice di merito, a patto che sia sorretto da una motivazione non illogica. La sentenza della Corte Costituzionale citata dalla difesa, pur definendo i criteri (natura, specie, mezzi, modalità dell’azione, tenuità del danno), non elimina questa discrezionalità, ma la guida. Nel caso di specie, il collegamento con il narcotraffico è stato ritenuto un fattore decisivo per negare il beneficio.

Anche riguardo al secondo motivo, relativo al danno di lieve entità (art. 62 n. 4 c.p.), la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. Il valore della refurtiva non era irrisorio, così come non lo era il potenziale profitto derivante dallo spaccio. La valutazione del danno, hanno spiegato i giudici, deve essere complessiva e oggettiva, considerando tutti gli effetti dell’azione criminosa. Un pregiudizio, per essere considerato di ‘particolare tenuità’, deve essere ‘lievissimo’, quasi insignificante, condizione non riscontrata nel caso concreto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. La concessione di circostanze attenuanti, come quella del fatto di lieve entità, non dipende solo dall’analisi isolata del singolo episodio criminale, ma richiede una valutazione globale del contesto in cui esso si è verificato. La Suprema Corte ha chiarito che un reato contro il patrimonio, se commesso come parte di una più ampia attività illecita quale il traffico di droga, perde quelle caratteristiche di minor gravità che potrebbero giustificare una mitigazione della pena. Questa decisione serve da monito: la valutazione del giudice di merito, se ben motivata, è sovrana nell’accertare la reale portata del disvalore penale di una condotta, andando oltre le apparenze.

Quando può essere esclusa l’attenuante del fatto di lieve entità in una rapina?
L’attenuante può essere esclusa quando il valore dei beni sottratti non è trascurabile e, soprattutto, quando il reato si inserisce in un contesto criminale più ampio e grave, come un traffico illecito di stupefacenti, che ne aggrava il disvalore complessivo.

La valutazione della lieve entità del fatto è una questione di diritto o di fatto?
Secondo la sentenza, si tratta di una ‘quaestio facti’, ovvero una valutazione di merito che spetta al giudice che analizza le prove. La sua decisione non può essere messa in discussione in Cassazione se è supportata da una motivazione logica e coerente con le risultanze processuali.

Quali criteri usa il giudice per valutare l’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.)?
Il giudice deve compiere una valutazione complessiva e oggettiva del pregiudizio causato. Per applicare l’attenuante, il danno deve essere ‘lievissimo’, cioè di valore economico pressoché irrisorio, considerando sia il valore della cosa sottratta sia le altre eventuali conseguenze negative subite dalla vittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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