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Fatto di lieve entità: il ricorso generico è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina impropria, che chiedeva il riconoscimento della circostanza attenuante del fatto di lieve entità. La Corte ha stabilito che i motivi di appello erano troppo generici e che, in ogni caso, l’entità del danno (circa 400 euro) era sufficiente a escludere implicitamente l’attenuante, rendendo la motivazione della corte d’appello adeguata.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: L’Importanza di Motivi di Appello Specifici

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12496/2025, offre importanti chiarimenti sulla corretta formulazione dei motivi di ricorso, in particolare quando si invoca la circostanza attenuante del fatto di lieve entità. Introdotta da una pronuncia della Corte Costituzionale, questa attenuante richiede una valutazione complessiva della condotta, ma la sua richiesta deve essere supportata da argomentazioni specifiche e non generiche. Il caso in esame dimostra come la genericità di un motivo di appello possa condurre all’inammissibilità del ricorso, anche di fronte a questioni giuridiche di rilievo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di rapina impropria, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Milano che in appello dalla Corte di appello milanese. La difesa ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un’omessa motivazione da parte della Corte territoriale in relazione a una richiesta specifica, avanzata tramite motivi aggiunti: il riconoscimento dell’attenuante del fatto di lieve entità. Questa attenuante, introdotta nell’ordinamento dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 86 del 2024, può essere concessa anche quando è esclusa l’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.). La difesa sosteneva che, nonostante il diniego della prima attenuante, le caratteristiche complessive dell’azione (natura, mezzi, modalità) non escludevano la configurabilità della seconda.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni fondamentali, strettamente connesse: la genericità del motivo d’appello e la sua manifesta infondatezza, derivante da una reiezione implicita da parte del giudice di secondo grado.

Le Motivazioni: Genericità e Reiezione Implicita

La Cassazione ha sviluppato il suo ragionamento su un duplice binario, processuale e sostanziale.

Il Vizio della Genericità dei Motivi d’Appello

In primo luogo, i giudici hanno rilevato che il motivo aggiunto presentato in appello era del tutto generico. La difesa si era limitata ad affermare che il fatto di lieve entità non poteva ritenersi escluso, elencando i criteri normativi (natura, specie, mezzi, ecc.) senza però collegarli in alcun modo al caso concreto. Secondo la giurisprudenza consolidata, un motivo d’appello è inammissibile se non indica specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono la richiesta. Di conseguenza, l’omessa risposta della Corte d’appello su un motivo originariamente inammissibile non costituisce un vizio di motivazione che possa essere fatto valere in Cassazione. In altre parole, non si può annullare una sentenza per non aver esaminato un motivo che, comunque, sarebbe stato dichiarato inammissibile.

La Reiezione Implicita della Lieve Entità

In secondo luogo, la Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. La sentenza d’appello, pur non affrontando esplicitamente la richiesta, conteneva elementi sufficienti per considerarla implicitamente respinta. In particolare, i giudici di merito avevano evidenziato l’entità del danno subito dalla persona offesa, quantificato in circa quattrocento euro. Secondo la Cassazione, sebbene i criteri per valutare il fatto di lieve entità siano più ampi rispetto a quelli della mera tenuità del danno, un danno di entità non modesta è di per sé sufficiente a escludere questa attenuante. La valutazione della levità, infatti, investe la condotta nel suo complesso, ma la presenza di un danno economico non trascurabile costituisce un ostacolo insormontabile al suo riconoscimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce due principi fondamentali per la pratica legale. Il primo è di natura processuale: ogni istanza, specialmente in sede di impugnazione, deve essere specifica, dettagliata e ancorata agli elementi concreti del caso. Formule generiche o la mera enunciazione di principi di diritto non sono sufficienti a innescare un valido obbligo di motivazione da parte del giudice. Il secondo principio è di natura sostanziale: l’applicazione dell’attenuante del fatto di lieve entità richiede un’analisi complessiva, ma l’entità del danno patrimoniale rimane un indice qualificante di primaria importanza. Un valore economico non modesto, come nel caso di specie, può essere decisivo per escludere la minima offensività del fatto, rendendo superflua ogni ulteriore disamina degli altri parametri.

Un motivo d’appello può essere dichiarato inammissibile perché troppo generico?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che un motivo d’appello è inammissibile se si limita a enunciare principi o a formulare richieste in modo astratto, senza un riferimento specifico agli elementi di fatto del caso concreto. L’omessa pronuncia del giudice su un motivo generico non è un vizio che giustifica il ricorso per cassazione.

Per riconoscere il ‘fatto di lieve entità’, l’entità del danno è rilevante?
Sì, è un elemento cruciale. Sebbene la valutazione per questa attenuante debba considerare la condotta nel suo complesso (modalità, mezzi, circostanze), la sentenza chiarisce che un’entità del danno non modesta (nel caso specifico, circa 400 euro) è di per sé sufficiente a escludere la lieve entità del fatto.

Cosa accade se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è fissato equitativamente dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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