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Fatto di lieve entità: i criteri per l’esclusione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio, escludendo l’ipotesi del fatto di lieve entità. La decisione si fonda non solo sulla quantità e sulla diversità delle sostanze (cocaina e hashish), ma anche sulla non occasionalità della condotta, desunta dalla recidiva specifica dell’imputato, indicativa di un suo stabile inserimento nel mercato illecito.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Non Basta la Quantità, Serve una Valutazione Globale

L’applicazione della circostanza attenuante del fatto di lieve entità nei reati di spaccio di stupefacenti rappresenta uno dei temi più dibattuti nelle aule di giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per fare chiarezza sui criteri che guidano il giudice in questa delicata valutazione. La Corte ha stabilito che non si può considerare solo la quantità di droga, ma è necessaria un’analisi complessiva che includa la tipologia delle sostanze, le modalità dell’azione e la personalità del reo.

Il Caso in Esame: Detenzione di Cocaina e Hashish

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per la detenzione, finalizzata alla cessione a terzi, di un quantitativo di sostanze stupefacenti di diverso tipo: 176 dosi singole di cocaina e 127 dosi singole di hashish. La difesa aveva impugnato la sentenza della Corte di Appello, lamentando che i giudici avessero negato l’applicazione dell’ipotesi del fatto di lieve entità (prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990) basandosi quasi esclusivamente sul dato quantitativo e sulla diversità delle sostanze, senza una valutazione completa di tutti gli elementi del caso concreto.

La Decisione della Corte e l’Esclusione del Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondato il motivo di doglianza. I giudici di legittimità hanno confermato la decisione della Corte di Appello, sottolineando come la valutazione fosse stata corretta e completa. La non configurabilità del fatto di lieve entà non derivava solo dal notevole quantitativo di droga e dalla sua eterogeneità, ma anche da un altro elemento cruciale: la non occasionalità della condotta criminale. Quest’ultima era stata desunta dalla recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale contestata all’imputato, un dato che dimostrava un suo stabile inserimento nel contesto del commercio di stupefacenti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per stabilire se un reato legato agli stupefacenti sia di “lieve entità”, il giudice deve effettuare una valutazione globale e complessiva di tutti gli elementi indicati dalla norma. Questi elementi si dividono in due categorie:

1. Relativi all’azione: mezzi, modalità e circostanze della condotta illecita.
2. Relativi all’oggetto materiale: quantità e qualità (tipologia) delle sostanze stupefacenti.

Nel caso specifico, la Corte ha chiarito che il dato quantitativo e l’eterogeneità delle sostanze non sono stati gli unici fattori decisivi. Essi sono stati affiancati e rafforzati da un’analisi delle circostanze dell’azione, in particolare la non occasionalità del fatto. La reiterazione di condotte simili nel tempo, come dimostrato dalla recidiva, è un elemento che, pur non precludendo automaticamente il riconoscimento della lieve entità, concorre a formare un quadro di maggiore gravità e offensività. Tale quadro complessivo indicava una capacità di azione del soggetto e un’integrazione nel mercato illecito che andavano ben oltre una condotta sporadica o marginale, escludendo così la possibilità di qualificare il reato come lieve.

Conclusioni: Una Valutazione Complessiva è Necessaria

La sentenza in commento rafforza l’orientamento secondo cui la qualificazione di un reato in materia di stupefacenti come fatto di lieve entità non può essere il risultato di una valutazione parziale o focalizzata su un singolo aspetto. Il giudice ha il dovere di considerare ogni singolo parametro – quantitativo, qualitativo, modale e personale – per ricostruire la reale portata offensiva della condotta. La presenza di diversi tipi di droga e una storia di recidiva specifica sono indici potenti che, uniti a una quantità non trascurabile di sostanza, possono legittimamente portare a escludere il beneficio dell’attenuante, delineando un profilo di pericolosità sociale incompatibile con la lieve entità del fatto.

Quali elementi considera il giudice per decidere se un reato di spaccio è un fatto di lieve entità?
Il giudice deve valutare complessivamente tutti gli elementi, sia quelli relativi all’azione (mezzi, modalità, circostanze) sia quelli relativi all’oggetto materiale del reato (quantità e qualità delle sostanze stupefacenti).

La detenzione di diversi tipi di droga esclude automaticamente il fatto di lieve entità?
No, non automaticamente. L’eterogeneità delle sostanze è uno degli elementi che il giudice valuta negativamente nell’apprezzamento della gravità complessiva, ma deve essere considerato insieme a tutti gli altri parametri, come la quantità e le modalità della condotta.

Una persona con precedenti penali specifici (recidiva) può ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità?
La recidiva non preclude automaticamente il riconoscimento del fatto di lieve entità. Tuttavia, la reiterazione nel tempo di condotte di spaccio viene considerata come un elemento rilevante che, unitamente ad altri indici (come la quantità di droga), può concorrere a dimostrare la non occasionalità del fatto e, di conseguenza, a escludere la sua lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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