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Fatto di lieve entità: i criteri di valutazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha escluso la qualificazione del reato come fatto di lieve entità a causa dell’ingente quantitativo di droga, della varietà delle sostanze e delle modalità professionali dell’attività illecita, confermando la valutazione globale del giudice di merito.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando Quantità e Professionalità Escludono lo Sconto di Pena

Nel diritto penale, la distinzione tra un reato grave e un fatto di lieve entità è cruciale, specialmente in materia di stupefacenti. Questa qualificazione può determinare una differenza abissale nell’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta quali sono i criteri che il giudice deve seguire per decidere se applicare o meno l’ipotesi attenuata prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. La Corte ha stabilito che una valutazione complessiva degli elementi, inclusa la sistematicità e la professionalità dell’attività di spaccio, può escludere tale beneficio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Firenze. L’imputato era stato ritenuto responsabile del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La difesa, tuttavia, riteneva che la condotta dovesse essere inquadrata nella fattispecie più lieve, sostenendo che i giudici di merito non avessero motivato adeguatamente il diniego di tale riqualificazione.

Il Ricorso in Cassazione e l’Ipotesi di Fatto di Lieve Entità

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione proprio in relazione al mancato riconoscimento dell’ipotesi del fatto di lieve entità. Secondo la tesi difensiva, i giudici non avrebbero considerato correttamente tutti gli elementi per applicare la norma più favorevole. Il cuore della questione era stabilire se la condotta criminosa, nel suo complesso, potesse essere considerata di minore gravità, giustificando così una pena ridotta.

La Valutazione Globale come Criterio Guida per il Fatto di Lieve Entità

La Corte Suprema ha respinto il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. Ha infatti ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: ai fini del riconoscimento dell’ipotesi di minore gravità, il giudice deve compiere una valutazione globale e complessiva di tutti gli elementi indicati dalla norma. Non basta guardare a un singolo aspetto, come la quantità di droga, ma è necessario un esame completo che tenga conto di ogni fattore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente escluso l’ipotesi del fatto di lieve entità basandosi su una serie di elementi concreti che, nel loro insieme, delineavano un’attività illecita tutt’altro che occasionale o modesta. Gli elementi ostativi presi in considerazione sono stati:

* L’elevata quantità di marijuana: La detenzione di una quantità di sostanza stupefacente sufficiente a confezionare oltre 3.000 dosi è stata considerata un indice di particolare gravità.
* La varietà delle sostanze: Oltre alla marijuana, l’imputato deteneva più di 60 pasticche di ecstasy, idonee a formare 19 dosi, dimostrando di operare su più fronti del mercato illegale.
* Le modalità professionali: La presenza di strumenti per il confezionamento delle dosi e i messaggi rinvenuti sul cellulare dell’imputato, che confermavano la sua dedizione all’attività di cessione, sono stati interpretati come prova della sistematicità e professionalità dello spaccio.

La motivazione della Corte territoriale è stata quindi giudicata congrua, logica e in linea con i principi di diritto, secondo cui vanno valutati sia gli aspetti dell’azione (mezzi, modalità, circostanze) sia quelli relativi all’oggetto materiale del reato (quantità e qualità delle sostanze).

Le Conclusioni: i Criteri per Escludere il Fatto di Lieve Entità

In conclusione, l’ordinanza riafferma che la qualificazione di un reato in materia di stupefacenti come fatto di lieve entità non è automatica ma discende da un’attenta ponderazione di tutti gli indici rilevanti. La professionalità, la sistematicità dell’attività, la varietà delle droghe trattate e l’ingente quantitativo sono elementi che, se valutati complessivamente, possono legittimamente portare il giudice a escludere l’applicazione della norma più favorevole. La decisione della Cassazione, dichiarando il ricorso inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, conferma la linea di rigore verso condotte che, pur senza raggiungere i livelli del grande narcotraffico, dimostrano una chiara e strutturata operatività criminale.

Quando un reato di spaccio può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Un reato di spaccio può essere considerato di lieve entità quando il giudice, attraverso una valutazione complessiva di tutti gli elementi, lo ritiene di minore gravità. I criteri da considerare includono i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità delle sostanze stupefacenti oggetto della condotta criminale.

Quali elementi specifici ha considerato la Corte per escludere il fatto di lieve entità in questo caso?
La Corte ha escluso l’ipotesi di lieve entità basandosi su quattro elementi principali: 1) l’elevata quantità di marijuana (oltre 3.000 dosi); 2) la detenzione contestuale di un’altra sostanza (ecstasy); 3) la presenza di strumenti per il confezionamento delle dosi; 4) i messaggi che provavano la dedizione dell’imputato alla cessione di stupefacenti. Questi fattori, insieme, indicavano la sistematicità e professionalità dell’attività illecita.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende a causa di una colpa nella proposizione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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