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Fatto di lieve entità: i criteri di valutazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non riconoscere il fatto di lieve entità, basandosi su una valutazione complessiva che include la notevole quantità e varietà della droga (108 dosi totali tra hashish e marijuana), le modalità organizzate dello spaccio a domicilio e la condotta pericolosa di fuga dell’imputato.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Non Basta la Quantità di Droga

Quando un’attività di spaccio può essere considerata un fatto di lieve entità? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna su questo tema cruciale, chiarendo che la valutazione non può limitarsi al solo dato quantitativo della sostanza stupefacente. Il caso esaminato riguarda un’attività di spaccio organizzata “a domicilio”, la cui analisi offre spunti fondamentali per comprendere i criteri adottati dalla giurisprudenza per escludere l’applicazione della più lieve fattispecie di reato.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di stupefacenti. L’attività illecita si svolgeva in pieno giorno, in zone trafficate della città, attraverso un sistema ben organizzato di cessione di droga “a domicilio”, con una precisa ripartizione di compiti. Al momento del controllo, l’imputato si dava alla fuga, creando una concreta situazione di pericolo per la pubblica incolumità con la sua guida.

L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per Cassazione, contestando la mancata qualificazione del reato come fatto di lieve entità e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

I Criteri per Valutare il Fatto di Lieve Entità

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nel rigetto del primo motivo di ricorso. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente escluso la lieve entità del fatto sulla base di una valutazione complessiva che trascende il mero dato ponderale della droga sequestrata. Gli elementi considerati sono stati:

* Dato quantitativo e qualitativo: Il sequestro riguardava un quantitativo di principio attivo sufficiente a ricavare circa 15 dosi di marijuana e oltre 93 dosi di hashish, per un totale di quasi 110 dosi medie singole. La diversità delle sostanze è stata interpretata come un indicatore della capacità di rivolgersi a un mercato di consumatori ampio e variegato.
* Modalità dell’azione: Lo spaccio non era occasionale, ma inserito in un contesto organizzato, con un servizio “a domicilio” che presuppone una struttura e una pianificazione. Inoltre, l’attività si svolgeva in pieno giorno e in luoghi affollati, denotando una particolare spregiudicatezza.
* Condotta complessiva: La fuga e la guida pericolosa per sottrarsi al controllo sono state considerate elementi sintomatici della gravità complessiva della condotta, che ha messo a repentaglio la sicurezza pubblica.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il secondo motivo di ricorso, relativo alle attenuanti generiche, rilevando come queste fossero già state concesse dal giudice di primo grado e ritenute equivalenti alla recidiva contestata. La lamentela, pertanto, era del tutto infondata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti non erano deducibili in sede di legittimità. L’appellante, infatti, non ha evidenziato errori di diritto nell’applicazione delle norme, ma si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. La valutazione degli elementi fattuali (quantità di droga, modalità di spaccio, condotta) è un compito riservato ai giudici di merito, e la Cassazione può intervenire solo se la motivazione è manifestamente illogica o contraddittoria, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio consolidato: la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità richiede un’analisi globale e multifattoriale. La sola quantità di stupefacente, sebbene importante, non è l’unico né sempre il più decisivo dei parametri. Elementi come l’organizzazione dell’attività, la professionalità dimostrata, la varietà delle sostanze e la condotta complessiva dell’imputato possono portare a escludere la lieve entità anche in presenza di quantitativi non eccezionali. La decisione serve da monito: un’attività di spaccio strutturata e condotta con modalità pericolose difficilmente potrà beneficiare del trattamento sanzionatorio più mite.

Quali elementi escludono il riconoscimento del fatto di lieve entità nello spaccio di droga?
Secondo la Corte, il riconoscimento del fatto di lieve entità è escluso da una valutazione complessiva che considera: il dato ponderale e l’eterogeneità della sostanza (nel caso specifico, marijuana e hashish per un totale di 108 dosi), le modalità organizzate dell’azione (spaccio “a domicilio” in pieno giorno) e la condotta pericolosa dell’imputato (fuga e guida pericolosa).

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti si limitavano a reiterare censure già adeguatamente valutate e respinte dalla Corte d’Appello con corretti argomenti giuridici, senza individuare vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge) nella sentenza impugnata.

Le attenuanti generiche erano state negate all’imputato?
No, le circostanze attenuanti generiche erano state concesse dal giudice di primo grado e considerate equivalenti all’aggravante della recidiva. Pertanto, il motivo di ricorso che ne lamentava il mancato riconoscimento era infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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