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Fatto di lieve entità: i criteri di valutazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per la detenzione di 14 grammi di cocaina, che chiedeva il riconoscimento del fatto di lieve entità. La Corte ha ribadito che la qualificazione di un reato come fatto di lieve entità richiede una valutazione complessiva di tutti gli elementi (mezzi, modalità, circostanze dell’azione), e non può basarsi unicamente sul dato quantitativo della sostanza stupefacente.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Stupefacenti: La Valutazione del Fatto di Lieve Entità Va Oltre la Quantità

La recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui criteri per l’applicazione dell’ipotesi del fatto di lieve entità nel contesto dei reati legati agli stupefacenti. La Suprema Corte ha sottolineato come la valutazione del giudice non possa limitarsi al solo dato quantitativo della droga sequestrata, ma debba estendersi a un’analisi complessiva di tutti gli elementi della condotta. Questa decisione consolida un principio fondamentale per garantire che la risposta sanzionatoria sia proporzionata alla reale offensività del reato.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo condannato per la detenzione di 14 grammi di cocaina. La difesa aveva richiesto alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza di condanna, sostenendo che la condotta dovesse essere riqualificata come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/90. L’imputato contestava, inoltre, il riconoscimento della recidiva. La Corte di Appello aveva già respinto tale richiesta, ritenendo la quantità di sostanza significativa e la condotta inserita in un contesto criminale più ampio, indicativo di un inserimento stabile nel mercato del narcotraffico.

La Questione Giuridica: I Criteri per il Fatto di Lieve Entità

Il fulcro della questione legale ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. Questa norma prevede una pena notevolmente inferiore per chi commette uno dei reati previsti dall’articolo, quando il fatto, per i mezzi, la modalità o le circostanze dell’azione, ovvero per la qualità e quantità delle sostanze, è di lieve entità. Il dibattito giuridico si concentra su come bilanciare questi diversi parametri. Può una quantità di droga non trascurabile essere comunque compatibile con un’offensività minima se altri elementi depongono in tal senso? Oppure il solo dato quantitativo può essere decisivo per escludere la lieve entità?

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno evidenziato che l’analisi per il riconoscimento del fatto di lieve entità deve essere onnicomprensiva. Non è sufficiente isolare un singolo elemento, come la quantità, ma è necessario un apprezzamento globale che tenga conto di tutti gli indici richiamati dalla norma. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente considerato non solo i 14 grammi di cocaina, ma anche lo stabile inserimento dell’imputato nel circuito del narcotraffico, elemento che denota una capacità di operare professionalmente in tale mercato. Queste circostanze, secondo la Corte, sono incompatibili con la ‘minima o ridotta offensività penale’ che rappresenta il presupposto logico per l’applicazione della norma attenuante. La Corte ha inoltre richiamato importanti precedenti giurisprudenziali, tra cui una sentenza delle Sezioni Unite, per ribadire che la valutazione non può basarsi su un mero confronto statistico con altri casi in cui, magari con quantità superiori, è stata riconosciuta l’ipotesi lieve. Ogni caso deve essere valutato nella sua specificità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato: per stabilire se un reato legato agli stupefacenti costituisca un fatto di lieve entità, il giudice deve compiere una valutazione globale e non parcellizzata. Il dato quantitativo, sebbene rilevante, è solo uno dei tanti tasselli del mosaico. Elementi come la professionalità dell’azione, i mezzi utilizzati e il contesto generale in cui si inserisce la condotta sono altrettanto, se non più, decisivi. Questa pronuncia serve da monito: non esistono automatismi basati sulla sola quantità di droga; la decisione finale poggia su un giudizio complessivo della reale gravità della condotta illecita.

La sola quantità di droga è sufficiente per escludere il fatto di lieve entità?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che la qualificazione non può basarsi sul solo dato quantitativo. È necessaria una valutazione complessiva che tenga conto di tutti gli indici previsti dalla norma, come mezzi, modalità e circostanze dell’azione.

Quali elementi considera il giudice per qualificare un reato di droga come fatto di lieve entità?
Il giudice deve considerare parametri qualitativi e quantitativi, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione. L’obiettivo è accertare la minima offensività penale della condotta nel suo complesso. Nel caso specifico, è stato considerato anche lo stabile inserimento dell’imputato nel circuito del narcotraffico.

È possibile ottenere il riconoscimento del fatto di lieve entità confrontando la propria situazione con altre sentenze favorevoli?
No. La Corte ha specificato che la qualificazione del fatto non può effettuarsi sulla base di una ricognizione statistica di altre sentenze che hanno riconosciuto la minore gravità. Ogni caso deve essere valutato nel suo specifico contesto e sulla base di un apprezzamento complessivo degli indici richiamati dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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