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Fatto di lieve entità: Cassazione su spaccio di droga

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un individuo per detenzione ai fini di spaccio di un ingente quantitativo di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana). L’imputato sosteneva si trattasse di un fatto di lieve entità e che parte della droga fosse per uso personale. La Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo inammissibile, e ha chiarito che per escludere il fatto di lieve entità non basta la sola quantità, ma è necessaria una valutazione complessiva che include i mezzi, le modalità dell’azione e il comportamento dell’imputato, come il tentativo di disfarsi della prova.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità: quando la quantità di droga non basta

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 22846/2024, offre importanti chiarimenti sulla qualificazione del reato di spaccio come fatto di lieve entità. Questo concetto è cruciale perché può portare a una pena significativamente più bassa. La Corte ha stabilito che la valutazione non può basarsi solo sul dato quantitativo della sostanza, ma richiede un’analisi complessiva di tutti gli elementi del caso concreto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un giovane condannato in primo e secondo grado per la detenzione ai fini di cessione a terzi di un notevole quantitativo di stupefacenti. Nello specifico, le forze dell’ordine avevano rinvenuto quasi 30 grammi di cocaina (pari a 158 dosi medie), oltre 640 grammi di hashish (per un totale di quasi 6000 dosi) e una piccola quantità di marijuana. La detenzione avvenne a Pomigliano d’Arco nell’aprile del 2022.

La difesa dell’imputato aveva tentato di smontare l’accusa sostenendo che la cocaina fosse per uso personale, essendo egli un consumatore abituale, e che l’hashish fosse stato acquistato su richiesta di amici, senza alcun fine di lucro.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:

1. Vizio di motivazione sulla colpevolezza: La difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero risposto adeguatamente alle censure difensive, ignorando l’assenza di dosi già confezionate e di potenziali acquirenti.
2. Mancata qualificazione del fatto di lieve entità: Si contestava ai giudici di aver dato peso eccessivo al solo dato quantitativo, trascurando altri elementi come la capacità di azione del soggetto e la sua rete organizzativa, in contrasto con i principi stabiliti dalle Sezioni Unite.
3. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.): La difesa riteneva che la condotta fosse di particolare tenuità sia oggettivamente (occasionalità) sia soggettivamente (assenza di legami con la criminalità organizzata).
4. Errata determinazione della pena: Si lamentava un trattamento sanzionatorio troppo severo, che non avrebbe tenuto conto dell’incensuratezza dell’imputato e della sua ammissione di responsabilità.

La Valutazione del Fatto di Lieve Entità

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella valutazione del secondo motivo di ricorso, relativo al fatto di lieve entità. La Corte ha ribadito l’orientamento delle Sezioni Unite (sentenza Murolo, 2018), secondo cui per stabilire la lieve entità è necessaria una «valutazione complessiva» di tutti gli indici previsti dalla norma. Questi indici includono non solo la quantità dello stupefacente, ma anche le modalità del fatto, i mezzi dell’azione e la pericolosità sociale della condotta.

I giudici hanno sottolineato che questi indicatori non devono essere considerati alternativamente, ma devono essere bilanciati. Anche un solo elemento di particolare gravità, come un quantitativo ingente di droga, può essere sufficiente a escludere la lieve entità, ma deve essere comunque inserito in un giudizio globale. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente considerato non solo l’enorme quantità di sostanza, ma anche il rinvenimento di strumenti per il confezionamento e la circostanza che l’imputato avesse tentato di disfarsi di parte della droga gettandola dal balcone all’arrivo degli inquirenti. Questi elementi, nel loro insieme, delineavano un quadro incompatibile con un fatto di lieve entità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni della difesa.

Sulla colpevolezza: La tesi dell’uso personale è stata ritenuta una semplice lettura alternativa dei fatti, non ammissibile in sede di legittimità. La finalità di spaccio era stata correttamente desunta da elementi specifici e idonei, come la quantità e la varietà delle sostanze e il comportamento dell’imputato.
Sulla particolare tenuità del fatto: La Corte ha rilevato che l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. è preclusa dalla legge stessa. Il reato contestato è punito con una pena minima di sei anni di reclusione, un limite superiore a quello previsto per l’applicazione di questa causa di non punibilità. Pertanto, il giudice non era neppure tenuto a motivare il suo diniego.
Sul trattamento sanzionatorio: I giudici hanno ritenuto la pena adeguata, evidenziando che era già stata fissata al minimo edittale e che le circostanze attenuanti generiche erano state riconosciute. Il comportamento non collaborativo dell’imputato e la gravità dei fatti giustificavano la decisione dei giudici di merito.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: per determinare se lo spaccio di stupefacenti costituisca un fatto di lieve entità, non ci si può fermare alla bilancia. È indispensabile un’analisi a 360 gradi che consideri ogni aspetto della condotta. Un quantitativo molto elevato, unito a prove di un’attività organizzata (come strumenti per il confezionamento) e a un comportamento elusivo, chiude quasi sempre la porta a una qualificazione più favorevole del reato. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione globale e bilanciata da parte dei giudici di merito, la cui analisi, se logicamente motivata, difficilmente può essere messa in discussione davanti alla Corte di Cassazione.

Quando la detenzione di droga può essere considerata un “fatto di lieve entità”?
Non solo sulla base della quantità. La sentenza chiarisce che è necessaria una valutazione complessiva di tutti gli indici, come le modalità del fatto, i mezzi utilizzati e la pericolosità della condotta. La presenza di più elementi negativi, come un’ingente quantità e strumenti per lo spaccio, porta a escludere questa qualificazione.

È possibile invocare la “particolare tenuità del fatto” (art. 131 bis c.p.) per il reato di spaccio?
Dipende dalla fattispecie contestata. Per il reato previsto dall’art. 73, comma 1, del Testo Unico Stupefacenti, la risposta è no. La legge prevede una pena minima di sei anni, superiore al limite massimo consentito per l’applicazione di questa causa di non punibilità.

Perché il tentativo di nascondere la droga è un elemento così rilevante?
Perché è considerato un indice della consapevolezza dell’illiceità e della finalità di spaccio. Nel caso specifico, il gesto dell’imputato di gettare uno zainetto con la droga dal balcone è stato valutato, insieme agli altri elementi, come una prova del suo coinvolgimento in un’attività di cessione a terzi, incompatibile sia con l’uso personale sia con il fatto di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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