LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: Cassazione su spaccio di droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo la configurabilità del cosiddetto ‘fatto di lieve entità’ data la quantità non trascurabile di hashish detenuto, l’esistenza di canali di rifornimento stabili e un collaudato assetto organizzativo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando lo Spaccio non è di Minore Gravità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8499/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti: la distinzione tra lo spaccio ‘comune’ e il fatto di lieve entità. Questa decisione ribadisce l’importanza di una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso concreto per determinare la reale gravità della condotta, andando oltre la mera quantità di droga detenuta. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte di Appello di Napoli per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73 del D.P.R. 309/1990. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato. L’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo non trascurabile di hashish destinato alla vendita.

Il ricorrente, nel suo appello alla Suprema Corte, sosteneva che la sua condotta dovesse essere inquadrata nella fattispecie attenuata del fatto di lieve entità, prevista dal comma 5 dello stesso articolo. Questa qualificazione avrebbe comportato una pena significativamente più mite. La difesa lamentava una violazione di legge nella mancata applicazione di tale attenuante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, ma stabilisce che i motivi presentati dal ricorrente non erano validi per essere esaminati. La Corte ha ritenuto che il ricorso fosse una semplice riproposizione di argomenti già adeguatamente analizzati e respinti dalla Corte di Appello con una motivazione logica e coerente.

Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, una sanzione tipica in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni della Decisione e il Criterio del Fatto di Lieve Entità

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha respinto la richiesta di qualificare il reato come fatto di lieve entità. La Corte ha sottolineato che i giudici di merito avevano correttamente applicato i principi stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 51063 del 2018, caso Murolo). Secondo questo orientamento consolidato, per valutare la lieve entità del fatto non basta guardare solo alla quantità di sostanza, ma è necessaria una «valutazione complessiva» di tutti gli indici rilevanti.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva evidenziato elementi che escludevano categoricamente la lieve entità. In particolare:

1. Quantitativo non trascurabile: La quantità di hashish detenuta non era minima.
2. Stabili canali di rifornimento: L’imputato aveva dimostrato di avere accesso a fonti di approvvigionamento costanti e affidabili.
3. Assetto organizzativo collaudato: L’attività di spaccio non era occasionale o improvvisata, ma si basava su una struttura organizzata.

Questi elementi, considerati nel loro insieme, delineavano un quadro di attività criminale strutturata e non marginale, incompatibile con la nozione di lieve entità, che è riservata a casi di minima offensività.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento rafforza un principio fondamentale: la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità non è automatica e richiede un esame attento di tutte le circostanze. Non è sufficiente che la quantità di droga sia modesta se emergono altri indicatori di una certa professionalità criminale, come l’organizzazione e la stabilità dei canali di approvvigionamento. Questa decisione serve da monito, chiarendo che il sistema giudiziario valuta la condotta nel suo complesso per distinguere lo spaccio occasionale e di piccola scala da attività più strutturate e pericolose per la collettività. Per gli operatori del diritto, conferma la necessità di un’analisi fattuale approfondita che vada oltre il semplice dato quantitativo.

Quando lo spaccio di droga non può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Secondo la Corte, lo spaccio non può essere considerato di lieve entità quando, da una valutazione complessiva, emergono indici che denotano una certa gravità, come un quantitativo non trascurabile di sostanza, l’esistenza di canali di rifornimento stabili e un assetto organizzativo collaudato.

Cosa si intende per ‘valutazione complessiva’ ai fini dell’applicazione dell’art. 73, comma 5?
Significa che il giudice non deve limitarsi a considerare un singolo elemento (come la quantità di droga), ma deve analizzare tutti gli aspetti della condotta, incluse le modalità dell’azione, i mezzi utilizzati, e l’organizzazione dell’attività, per determinare se il fatto sia di minima offensività.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati