Fatto di Lieve Entità: Quando lo Spaccio non è di Minore Gravità
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8499/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti: la distinzione tra lo spaccio ‘comune’ e il fatto di lieve entità. Questa decisione ribadisce l’importanza di una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso concreto per determinare la reale gravità della condotta, andando oltre la mera quantità di droga detenuta. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.
I Fatti del Caso
Il caso ha origine da un ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte di Appello di Napoli per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73 del D.P.R. 309/1990. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato. L’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo non trascurabile di hashish destinato alla vendita.
Il ricorrente, nel suo appello alla Suprema Corte, sosteneva che la sua condotta dovesse essere inquadrata nella fattispecie attenuata del fatto di lieve entità, prevista dal comma 5 dello stesso articolo. Questa qualificazione avrebbe comportato una pena significativamente più mite. La difesa lamentava una violazione di legge nella mancata applicazione di tale attenuante.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, ma stabilisce che i motivi presentati dal ricorrente non erano validi per essere esaminati. La Corte ha ritenuto che il ricorso fosse una semplice riproposizione di argomenti già adeguatamente analizzati e respinti dalla Corte di Appello con una motivazione logica e coerente.
Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, una sanzione tipica in caso di inammissibilità del ricorso.
Le Motivazioni della Decisione e il Criterio del Fatto di Lieve Entità
Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha respinto la richiesta di qualificare il reato come fatto di lieve entità. La Corte ha sottolineato che i giudici di merito avevano correttamente applicato i principi stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 51063 del 2018, caso Murolo). Secondo questo orientamento consolidato, per valutare la lieve entità del fatto non basta guardare solo alla quantità di sostanza, ma è necessaria una «valutazione complessiva» di tutti gli indici rilevanti.
Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva evidenziato elementi che escludevano categoricamente la lieve entità. In particolare:
1. Quantitativo non trascurabile: La quantità di hashish detenuta non era minima.
2. Stabili canali di rifornimento: L’imputato aveva dimostrato di avere accesso a fonti di approvvigionamento costanti e affidabili.
3. Assetto organizzativo collaudato: L’attività di spaccio non era occasionale o improvvisata, ma si basava su una struttura organizzata.
Questi elementi, considerati nel loro insieme, delineavano un quadro di attività criminale strutturata e non marginale, incompatibile con la nozione di lieve entità, che è riservata a casi di minima offensività.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in commento rafforza un principio fondamentale: la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità non è automatica e richiede un esame attento di tutte le circostanze. Non è sufficiente che la quantità di droga sia modesta se emergono altri indicatori di una certa professionalità criminale, come l’organizzazione e la stabilità dei canali di approvvigionamento. Questa decisione serve da monito, chiarendo che il sistema giudiziario valuta la condotta nel suo complesso per distinguere lo spaccio occasionale e di piccola scala da attività più strutturate e pericolose per la collettività. Per gli operatori del diritto, conferma la necessità di un’analisi fattuale approfondita che vada oltre il semplice dato quantitativo.
Quando lo spaccio di droga non può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
Secondo la Corte, lo spaccio non può essere considerato di lieve entità quando, da una valutazione complessiva, emergono indici che denotano una certa gravità, come un quantitativo non trascurabile di sostanza, l’esistenza di canali di rifornimento stabili e un assetto organizzativo collaudato.
Cosa si intende per ‘valutazione complessiva’ ai fini dell’applicazione dell’art. 73, comma 5?
Significa che il giudice non deve limitarsi a considerare un singolo elemento (come la quantità di droga), ma deve analizzare tutti gli aspetti della condotta, incluse le modalità dell’azione, i mezzi utilizzati, e l’organizzazione dell’attività, per determinare se il fatto sia di minima offensività.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8499 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8499 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 14/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/12/2022 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
V,
MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME COGNOME ha presentato ricorso avverso la sentenza della Corte di Appello di Napoli del 12.12.2022, che in parziale riforma della sentenza di condanna del Tribunale di Napoli, ha rideterminato la pena in ordine al reato di cui all’art. 73 D.P.R. 9 ottobre 1990 n. 309, commesso in Napoli il 20 maggio 2021.
Rilevato che il motivo, con cui ha dedotto la violazione di legge in relazione alla mancata configurazione del reato di cui all’art. 73 comma 5 d.P.R. n. 309/90, è inammissibile, in quanto riproduttivo di profilo di censura già adeguatamente vagliato e disatteso dalla Corte di merito con percorso argomentativo logico e coerente. Il giudice di merito ha svolto, in ossequio all’orientamento interpretativo sposato dalla Corte di RAGIONE_SOCIALEzione a Sezioni Unite (Sez. U, n.51063 del 27/09/2018, COGNOME, in motivazione), una valutazione «complessiva» del caso concreto per desumerne l’insussistenza degli indici della fattispecie di cui all’art. 73, comma 5 d.P.R. n.309/1990. La Corte di Appello ha dato atto che l’imputato era stato colto nella detenzione a fini di spaccio di un non trascurabile quantitativo di hashish e aveva dimostrato di avere stabili canali di rifornimento e di agire sulla base di un collaudato assetto organizzativo.
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE ammende.
Così deciso in Roma, il 14 febbraio 2024 Il Consiglier’e.tensore
Il Pre d nte