LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: Cassazione su spaccio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La difesa sosteneva l’applicabilità dell’ipotesi di reato di fatto di lieve entità, ma la Corte ha confermato la decisione di merito che l’ha esclusa a causa di elementi indicativi di professionalità, come il possesso di un’ingente somma di denaro, che rendono la condotta incompatibile con la minima offensività richiesta dalla norma.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità nello Spaccio: Quando la Professionalità Esclude il Beneficio

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui criteri distintivi tra lo spaccio di stupefacenti e l’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha ribadito che la valutazione non può limitarsi al solo dato quantitativo della sostanza, ma deve abbracciare l’intera condotta dell’imputato, con particolare attenzione agli indici di professionalità. Questo principio è cruciale per comprendere i confini applicativi di una delle norme più discusse in materia di stupefacenti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/90. La difesa dell’imputato aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello lamentando principalmente due aspetti: la mancata qualificazione del reato come fatto di lieve entità (art. 73, comma 5) e la determinazione della pena, ritenuta eccessiva anche per la mancata concessione delle attenuanti generiche. Secondo il ricorrente, i giudici di merito non avevano correttamente valutato gli elementi a disposizione per riconoscere la minore gravità della sua condotta.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ritenuto le censure difensive come una mera riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, evidenziando inoltre come tali doglianze fossero ‘palesemente versate in fatto’, ovvero mirassero a una nuova valutazione delle prove, attività preclusa in sede di Cassazione.

Le motivazioni: i criteri per il fatto di lieve entità

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha respinto la richiesta di derubricazione del reato. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello abbia fatto ‘buon governo’ della norma sul fatto di lieve entità, eseguendo una valutazione complessiva e logica di tutti gli elementi probatori.

Per escludere la lieve entità, sono stati considerati non solo il dato quantitativo della droga, ma anche altri indicatori significativi, come il possesso di un’ingente somma di denaro. Questi elementi, nel loro insieme, sono stati ritenuti sintomatici di una ‘professionalità dell’attività illecita’ e di una ‘rilevante capacità di diffusione sul mercato’. Tale quadro, secondo la Corte, è del tutto incompatibile con la nozione di ‘minima offensività’ che caratterizza l’ipotesi del comma 5.

Inoltre, la Corte ha validato anche la motivazione relativa alla determinazione della pena e al diniego delle attenuanti generiche. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato la gravità del fatto e, soprattutto, l’assenza di qualsiasi ‘manifestazione di resipiscenza’ (pentimento) da parte dell’imputato. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: nel giudizio di cassazione non è ammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena, a meno che la sua determinazione non sia frutto di ‘mero arbitrio o di un ragionamento illogico’.

Le conclusioni: Implicazioni pratiche

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui la valutazione del fatto di lieve entità deve essere olistica e non atomistica. Non basta un quantitativo di droga non elevatissimo per ottenere l’attenuante, se altri elementi (denaro, modalità organizzative, precedenti specifici) suggeriscono un’attività di spaccio strutturata e non occasionale. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente contestare un singolo elemento, ma è necessario fornire una lettura alternativa e coerente di tutti gli indizi per dimostrare la minima offensività della condotta. Per l’accusa, rafforza l’importanza di raccogliere prove che vadano oltre la sostanza sequestrata per delineare il contesto complessivo dell’attività criminale. La decisione ribadisce, infine, i limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione della legge.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di ‘lieve entità’?
Secondo la Corte, la qualificazione di un fatto come di lieve entità richiede una valutazione complessiva della condotta, non limitata al solo dato quantitativo della droga. Se emergono elementi indicativi di professionalità e di una rilevante capacità di diffusione sul mercato (come il possesso di ingenti somme di denaro), l’ipotesi di lieve entità deve essere esclusa.

La Corte di Cassazione può modificare la pena decisa dai giudici di merito?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare la congruità della pena. Il suo intervento è limitato ai casi in cui la determinazione della sanzione sia frutto di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico, cosa che non è stata ravvisata nel caso di specie.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta il rigetto definitivo del ricorso, rendendo irrevocabile la sentenza di condanna impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati