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Fatto di lieve entità: Cassazione su professionalità

La Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando la condanna per spaccio di stupefacenti. La Corte ha negato l’applicazione del fatto di lieve entità (art. 73, co. 5, D.P.R. 309/90) perché la detenzione di diverse qualità di droga e la quantità rilevante indicavano professionalità e una significativa capacità di diffusione sul mercato, incompatibili con una minima offensività.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando la Professionalità Nello Spaccio Esclude l’Attenuante

L’ordinanza n. 36675/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui criteri per l’applicazione del fatto di lieve entità nel reato di spaccio di stupefacenti. La Suprema Corte ha confermato che la presenza di indici di professionalità, come la detenzione di diverse tipologie di droghe e un quantitativo rilevante, preclude il riconoscimento di questa fattispecie attenuata. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Bari, che lo aveva condannato per reati legati agli stupefacenti. La difesa dell’imputato aveva sollevato due questioni principali dinanzi alla Suprema Corte, sperando di ottenere un annullamento della condanna o, in subordine, una pena più mite.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su due argomenti principali:

1. Errata applicazione della legge penale: La difesa contestava la stessa affermazione della responsabilità penale, sostenendo che la motivazione della sentenza d’appello fosse carente e illogica.
2. Mancato riconoscimento del fatto di lieve entità: In via subordinata, si chiedeva di qualificare il reato secondo l’ipotesi più lieve prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90, che comporta una sanzione notevolmente inferiore.

La Decisione della Cassazione e la Valutazione del Fatto di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze. La decisione è particolarmente interessante per le argomentazioni relative al secondo punto, ovvero l’esclusione del fatto di lieve entità.

La Valutazione dei Fatti è Riservata al Giudice di Merito

Innanzitutto, la Corte ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti, compiti che spettano esclusivamente al Tribunale e alla Corte d’Appello. Il primo motivo di ricorso è stato quindi respinto perché, di fatto, chiedeva alla Suprema Corte una nuova valutazione delle prove, cosa non consentita dalla legge. La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse congrua e logica, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

Gli Indici della Professionalità Criminale

Per quanto riguarda la questione centrale, la Corte ha ritenuto corretta la decisione della Corte d’Appello di non applicare l’attenuante del fatto di lieve entità. La motivazione si basa su una valutazione complessiva della condotta dell’imputato, da cui emergevano chiari indicatori di una attività illecita non occasionale, ma professionale. Gli elementi considerati determinanti sono stati:

* Qualità diverse di stupefacenti: La detenzione di più tipi di droga è stata interpretata come un segno di un’offerta variegata, tipica di uno spacciatore strutturato.
* Quantitativo rilevante: La quantità di droga sequestrata è stata giudicata significativa.
* Modalità di detenzione: Le circostanze in cui la droga veniva conservata indicavano un’attività organizzata per la vendita.

Questi elementi, letti congiuntamente, hanno delineato un quadro di professionalità e una ‘significativa capacità di diffusione sul mercato degli stupefacenti’, incompatibile con la nozione di ‘minima offensività’ che caratterizza il fatto di lieve entità.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione è chiara: la qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità non può basarsi su un singolo elemento, ma richiede una valutazione globale di tutti gli aspetti della condotta. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato una serie di indici (pluralità di sostanze, quantità, modalità di conservazione) che, nel loro insieme, rivelavano un’attività criminale strutturata e non meramente sporadica. Secondo la Corte, questa analisi era stata condotta in modo logico e completo, giustificando pienamente l’esclusione della fattispecie attenuata. La decisione ribadisce che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti, ma deve limitarsi a controllare la corretta applicazione della legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Ai fini del riconoscimento del fatto di lieve entità, non è sufficiente che il quantitativo di droga non sia eccezionalmente elevato. È necessario che l’intera condotta dell’agente, comprese le modalità operative e la varietà delle sostanze, dimostri una ridotta offensività. La presenza di elementi che suggeriscono professionalità e una certa capacità di incidere sul mercato dello spaccio costituisce un ostacolo insormontabile per l’applicazione di questa norma di favore, destinata a punire condotte marginali nel panorama del traffico di stupefacenti.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso la qualificazione del fatto di lieve entità in questo caso?
La Corte lo ha escluso perché diversi elementi, valutati insieme (possesso di diverse tipologie di droga, quantitativo rilevante e modalità di detenzione), indicavano una professionalità nell’attività illecita e una significativa capacità di diffusione sul mercato, considerate incompatibili con la minima offensività richiesta dalla norma.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. La Cassazione, in qualità di giudice di legittimità, non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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