LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Fatto di lieve entità: Cassazione su cocaina e pietre

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per la detenzione a fini di spaccio di 101 grammi di cocaina. L’imputato chiedeva il riconoscimento del reato come ‘fatto di lieve entità’ data la mancanza di analisi sulla qualità della droga. La Corte ha stabilito che la valutazione deve essere complessiva, considerando non solo la quantità, ma anche la tipologia ‘pesante’ della sostanza e il suo stato (in ‘pietre’), che indica una maggiore potenzialità diffusiva e un danno superiore per la salute pubblica, giustificando così l’esclusione dell’ipotesi lieve.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando Quantità e Qualità della Droga Contano

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 2105/2024 offre un’importante chiave di lettura sulla qualificazione del fatto di lieve entità in materia di stupefacenti. La pronuncia chiarisce come la valutazione del giudice non possa limitarsi al solo dato quantitativo della sostanza sequestrata, ma debba estendersi a un’analisi complessiva che include la tipologia e la qualità della droga. Questo approccio garantisce una corretta applicazione della legge, distinguendo le situazioni di spaccio minori da quelle più gravi.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Napoli che in appello, per il reato di detenzione a fini di spaccio di 101 grammi di cocaina, ai sensi dell’art. 73 del d.P.R. 309/90. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione dei giudici di merito, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il fatto dovesse essere ricondotto all’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità, prevista dal comma 5 del medesimo articolo.

Il Ricorso in Cassazione e la Tesi Difensiva

La difesa dell’imputato si è concentrata su un punto specifico: l’assenza di prove analitiche sulla qualità della sostanza e sul numero effettivo di dosi che se ne sarebbero potute ricavare. Secondo il ricorrente, l’unico accertamento effettuato era stato il narcotest, un esame preliminare non sufficiente a determinare la reale pericolosità della droga. In sostanza, si contestava che i giudici avessero basato la loro decisione di escludere il fatto di lieve entità su una valutazione incompleta, non supportata da dati certi sulla purezza della cocaina sequestrata.

Le Motivazioni della Cassazione: Analisi del Fatto di Lieve Entità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e aspecifico. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la valutazione della lieve entità del fatto richiede un’analisi complessiva di tutti gli elementi della fattispecie concreta. Non si tratta di una mera operazione matematica basata sul peso della droga.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente valorizzato una serie di indici sintomatici che, letti congiuntamente, escludevano l’ipotesi lieve:

1. La Tipologia dello Stupefacente: La cocaina è classificata come una droga ‘pesante’, con un elevato potenziale di danno per la salute.
2. Il Peso Ponderale: La quantità di 101,52 grammi è stata ritenuta significativa e non trascurabile.
3. L’Elemento Qualitativo: La circostanza più rilevante, sottolineata dalla Corte, è che la cocaina si presentava sotto forma di ‘pietre’. Questo dettaglio è stato interpretato come un indicatore qualitativo di particolare gravità. Le ‘pietre’ necessitano di essere ‘tagliate’, ovvero mescolate con altre sostanze, per essere suddivise in dosi. Ciò implica una maggiore potenzialità diffusiva e, di conseguenza, un danno più esteso per la salute pubblica rispetto a una sostanza già pronta per il consumo.

La motivazione della sentenza d’appello, secondo la Cassazione, si è rivelata logica, congruente e giuridicamente ineccepibile. I giudici hanno correttamente apprezzato che il dato qualitativo (la forma in ‘pietre’) superava la semplice rilevanza del dato quantitativo, indicando una maggiore pericolosità complessiva della condotta.

Le Conclusioni della Corte

In conclusione, la Corte di Cassazione ha affermato che la valutazione del fatto di lieve entità non può prescindere da un’analisi globale che tenga conto di tutti gli indici previsti dalla norma. Il solo dato numerico del peso non è sufficiente, soprattutto quando altri elementi, come la natura ‘pesante’ della sostanza e il suo stato fisico, suggeriscono una pericolosità maggiore. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un ricorso privo di fondamento.

Quando un reato di detenzione di stupefacenti può essere considerato un ‘fatto di lieve entità’?
La qualificazione di un fatto come ‘di lieve entità’ non dipende solo dal peso della sostanza, ma da una valutazione complessiva di tutti gli indici previsti dalla legge, come la tipologia, la qualità della droga, i mezzi e le modalità dell’azione.

Perché la Corte ha ritenuto grave la detenzione di 101 grammi di cocaina in ‘pietre’?
La Corte ha ritenuto il fatto grave non solo per la quantità e la natura ‘pesante’ della cocaina, ma soprattutto perché la sua forma in ‘pietre’ indicava che doveva ancora essere ‘tagliata’ e suddivisa in dosi. Questo presuppone una maggiore potenzialità di diffusione e un danno più esteso alla salute pubblica.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile davanti alla Corte di Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, stabilita in via equitativa, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati