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Fatto di lieve entità: Cassazione e retroattività

La Corte di Cassazione ha stabilito che un condannato per rapina con sentenza definitiva può ottenere una riduzione della pena in fase esecutiva. Ciò è possibile a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha introdotto l’attenuante del fatto di lieve entità per tale reato. La Cassazione ha chiarito che il giudice dell’esecuzione ha il dovere di rivalutare il caso e, se ne sussistono i presupposti, applicare la nuova norma più favorevole, a condizione che la pena non sia già stata completamente scontata.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di lieve entità e rapina: la Cassazione apre alla rideterminazione della pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affermato un principio di fondamentale importanza per chi sta scontando una pena per rapina. A seguito di un intervento della Corte Costituzionale, che ha introdotto l’attenuante del fatto di lieve entità per il reato previsto dall’art. 628 c.p., è ora possibile chiedere la rideterminazione della pena anche su sentenze già passate in giudicato. Questa decisione chiarisce il ruolo del giudice dell’esecuzione nel garantire la legalità della pena alla luce delle nuove, e più favorevoli, disposizioni normative.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Questione di Costituzionalità

Il caso esaminato dalla Cassazione riguarda una persona condannata in via definitiva per il reato di rapina, con una sentenza divenuta irrevocabile il 1° luglio 2023. Successivamente, con la sentenza n. 86 del 2024, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 628, comma 2, del codice penale nella parte in cui non prevedeva una diminuzione di pena per i fatti di particolare tenuità. Sulla base di questa novità normativa, il condannato ha presentato un’istanza al Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, per ottenere il riconoscimento dell’attenuante e la conseguente riduzione della sanzione. Il Tribunale, tuttavia, ha dichiarato la richiesta inammissibile, sostenendo che una tale valutazione non potesse essere compiuta in sede esecutiva su una sentenza ormai definitiva.

L’Intervento della Corte Costituzionale sul Fatto di lieve entità

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 86 del 2024, ha colmato una lacuna normativa. Ha stabilito che, data la grande varietà di condotte che possono integrare il reato di rapina, è contrario ai principi costituzionali (art. 27 Cost.) non consentire al giudice di adeguare la pena alla reale gravità del fatto. L’introduzione dell’attenuante per il fatto di lieve entità permette di ridurre la pena fino a un terzo quando il reato, per natura, mezzi, modalità, o per la tenuità del danno, risulti di minima lesività. Questa modifica garantisce una maggiore proporzionalità tra il crimine commesso e la sanzione inflitta.

La Decisione della Cassazione: Il Ruolo del Giudice dell’Esecuzione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del condannato, annullando la decisione del Tribunale e affermando un principio cruciale: gli effetti di una norma dichiarata incostituzionale devono essere rimossi anche dai rapporti giuridici in corso, purché non ‘esauriti’.

Il Principio della Retroattività della Norma Penale più Favorevole

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato, espresso anche dalle Sezioni Unite: quando una norma penale sostanziale viene dichiarata incostituzionale, l’illegittimità opera fin dall’origine. Di conseguenza, il giudice dell’esecuzione diventa il garante della legalità della pena. Se una persona sta scontando una pena basata su una norma successivamente modificata in senso più favorevole dalla Corte Costituzionale, ha il diritto di vederla ricalcolata.

Le Motivazioni della Cassazione sul Fatto di lieve entità

Il giudice dell’esecuzione, se investito della questione, deve verificare se nella fattispecie concreta vi siano elementi rilevanti per la concessione dell’attenuante del fatto di lieve entità. Questo non significa rifare il processo, ma valutare, sulla base degli atti già presenti, se la condotta delittuosa possa essere qualificata come di minima gravità. Il compito del giudice è quello di eliminare gli effetti pregiudizievoli di una condanna basata su una norma che, seppur solo in parte, è stata dichiarata contraria alla Costituzione. È sufficiente che emerga anche un solo elemento (es. l’esiguità del valore sottratto, la scarsa offesa alla vittima, l’estemporaneità della condotta) per giustificare un giudizio sulla possibile applicazione della diminuente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

In conclusione, la sentenza stabilisce che il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di intervenire su una pena in corso di espiazione per adeguarla ai nuovi principi di legalità stabiliti dalla Corte Costituzionale. Chi è stato condannato per rapina con sentenza definitiva prima della pronuncia n. 86/2024 e sta ancora scontando la pena, può legittimamente chiedere al giudice dell’esecuzione una nuova valutazione del fatto per il riconoscimento dell’attenuante della lieve entità. Questo apre la porta a una possibile e significativa riduzione della sanzione, in linea con i principi di proporzionalità e rieducazione della pena sanciti dalla Costituzione.

È possibile chiedere una riduzione della pena per rapina se l’attenuante del fatto di lieve entità è stata introdotta dopo la condanna definitiva?
Sì, è possibile. La Cassazione ha stabilito che se la pena è ancora in corso di esecuzione, il condannato può chiedere al giudice dell’esecuzione di rivalutare la sanzione alla luce della nuova attenuante introdotta dalla Corte Costituzionale.

Quale giudice è competente a decidere su questa richiesta?
Il giudice competente è il giudice dell’esecuzione, ovvero il magistrato che sovrintende alla fase di espiazione della pena dopo che la sentenza è diventata irrevocabile.

Cosa deve verificare il giudice dell’esecuzione per applicare la nuova attenuante?
Il giudice dell’esecuzione deve verificare se, dagli atti del processo, emergono elementi concreti (come la natura dell’azione, i mezzi usati, la particolare tenuità del danno) che non siano già stati valutati dal giudice della cognizione e che possano giustificare la qualificazione del fatto come di lieve entità, portando a una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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