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Famiglia anagrafica: obblighi per il reddito

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cittadina condannata per false dichiarazioni nella richiesta del reddito di cittadinanza. La ricorrente aveva omesso di indicare nel proprio nucleo familiare la madre e il fratello, con cui risultava coabitare secondo i registri anagrafici. La Corte ha ribadito che, ai fini della richiesta, rileva la composizione della famiglia anagrafica risultante dai registri ufficiali, e non la situazione di fatto, se non comprovata da idonea documentazione. Il ricorso è stato giudicato generico in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Famiglia Anagrafica e Reddito di Cittadinanza: La Cassazione Fa Chiarezza

Quando si richiede un beneficio economico come il reddito di cittadinanza, la corretta compilazione della domanda è fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: ai fini della dichiarazione, ciò che conta è la famiglia anagrafica come risulta dai registri comunali, non la situazione di convivenza di fatto. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Una Dichiarazione Incompleta

Il caso riguarda una cittadina condannata per aver presentato una dichiarazione non veritiera al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. Nello specifico, nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), aveva omesso di includere nel proprio nucleo familiare la madre e il fratello, nonostante condividesse con loro la stessa residenza anagrafica. La difesa della ricorrente si basava sull’affermazione che, sebbene anagraficamente convivente, di fatto non vivesse con i suoi familiari. Tale tesi, tuttavia, non era supportata da alcuna prova documentale, come un contratto di locazione o bollette di utenze domestiche a suo nome per un’altra abitazione.

Il Concetto di Famiglia Anagrafica secondo la Corte

La Corte di Cassazione, confermando la decisione dei giudici di merito, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione normativa di “nucleo familiare”. La legge, infatti, stabilisce chiaramente che il nucleo familiare del richiedente è costituito dai componenti della famiglia anagrafica alla data di presentazione della DSU.

Questo significa che il dato formale, ovvero la registrazione presso l’ufficio anagrafe del Comune, prevale sulla situazione di fatto, a meno che quest’ultima non sia stata formalizzata. La semplice affermazione, anche se supportata da una testimonianza, non è sufficiente a scardinare la validità del dato anagrafico.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diversi punti chiave. Innanzitutto, ha evidenziato come dal combinato disposto delle norme si evinca senza dubbio che per “soggetto convivente” si debba intendere quello che risulta tale dai registri anagrafici. La ricorrente, all’epoca dei fatti, risultava ufficialmente convivente con madre e fratello.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la tesi secondo cui la richiedente sarebbe stata indotta in errore dagli impiegati del CAF. Le testimonianze raccolte, incluse quelle del direttore tecnico del centro di assistenza fiscale, hanno confermato che la prassi consolidata è quella di chiedere sempre la situazione anagrafica del richiedente, non quella di fatto.

Infine, il ricorso è stato giudicato “generico” e quindi inammissibile. La ricorrente si era limitata a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. In questi casi, secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, alla declaratoria di inammissibilità consegue la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in 3.000,00 euro.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un insegnamento fondamentale per chiunque intenda accedere a prestazioni sociali agevolate: la propria situazione anagrafica deve rispecchiare fedelmente la realtà abitativa. Se ci si trasferisce, è indispensabile formalizzare il cambio di residenza. Affidarsi a una situazione di fatto non registrata per compilare autocertificazioni può portare a conseguenze penali molto serie. La famiglia anagrafica non è un concetto astratto, ma il riferimento giuridico primario per determinare la composizione del nucleo familiare, con tutte le conseguenze economiche e legali che ne derivano.

Per ottenere un beneficio sociale, cosa si intende per “nucleo familiare”?
Secondo la sentenza, il nucleo familiare è costituito dai soggetti che compongono la famiglia anagrafica alla data di presentazione della dichiarazione, ovvero le persone che risultano coabitanti secondo i registri del Comune.

Se non vivo più con i miei genitori ma ho ancora la residenza con loro, devo includerli nella dichiarazione?
Sì. La sentenza chiarisce che il dato rilevante è quello della residenza anagrafica. Fino a quando non si formalizza un cambio di residenza, i familiari con cui si è registrati come conviventi devono essere inclusi nel nucleo familiare dichiarato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene giudicato “generico”?
Un ricorso generico, che si limita a ripetere le argomentazioni già respinte nei gradi precedenti senza contestare specificamente la motivazione della sentenza impugnata, viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta che la Corte non esamina il merito della questione e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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