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Falso per commettere truffa: l’aggravante confermata

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per truffa e falso. L’imputato, titolare di una carta prepagata usata per una frode online, ne aveva falsamente denunciato lo smarrimento per dissimulare il proprio coinvolgimento. La Corte ha confermato la sussistenza dell’aggravante del nesso teleologico, poiché il reato di falso era finalizzato a commettere la truffa, aumentando la gravità del fatto.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso per commettere truffa: la Cassazione chiarisce l’aggravante

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sul legame tra reati diversi, in particolare quando un illecito ne precede un altro con lo scopo di facilitarne l’esecuzione. La Suprema Corte ha confermato la condanna per un individuo coinvolto in una frode online, sottolineando come la falsa denuncia di smarrimento di una carta di pagamento, finalizzata a occultare il proprio ruolo, integri pienamente l’aggravante del nesso teleologico. Questo principio, noto come falso per commettere truffa, rafforza la tutela delle vittime e sanziona più duramente la pianificazione criminale.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in appello per aver partecipato a una truffa ai danni di un acquirente online. L’imputato era l’intestatario di una carta prepagata sulla quale era stata accreditata la somma pagata dalla vittima per un bene mai ricevuto. Per allontanare da sé i sospetti e apparire estraneo alla transazione illecita, l’uomo aveva denunciato falsamente lo smarrimento della carta, sostenendo che fosse avvenuto mesi prima della vendita.

La Corte d’Appello aveva già individuato il suo ruolo come essenziale per la consumazione della frode, non limitato alla semplice messa a disposizione dello strumento di pagamento, ma esteso a una condotta attiva successiva per garantirsi l’impunità.

La Decisione della Corte di Cassazione e la rilevanza del falso per commettere truffa

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando sia la sua responsabilità nel reato di truffa sia la sussistenza dell’aggravante prevista dall’art. 61, n. 2 del codice penale (il cosiddetto nesso teleologico). Secondo la difesa, mancava la prova di un collegamento finalistico tra il reato di falso (la denuncia) e quello di truffa.

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Gli Ermellini hanno evidenziato come le argomentazioni del ricorrente non fossero altro che una ripetizione di motivi già esaminati e correttamente disattesi nel giudizio di secondo grado, senza introdurre elementi di critica concreta alla sentenza impugnata.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella conferma dell’aggravante del nesso teleologico. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato secondo cui l’aggravante si configura quando un reato (in questo caso, il falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico, ex art. 483 c.p.) è commesso allo scopo di eseguirne un altro (la truffa). La condotta mendace finalizzata a perpetrare un ulteriore e nuovo reato dimostra una maggiore gravità e genera un superiore allarme sociale, giustificando un aumento di pena. La falsa denuncia non era un atto isolato, ma un tassello cruciale del piano criminoso, ideato per rendere più difficile l’identificazione dei responsabili e assicurare il profitto della truffa.

Le Conclusioni

L’ordinanza rafforza il principio per cui la concatenazione di reati, uniti da un vincolo di scopo, merita una risposta sanzionatoria più severa. Chi non si limita a commettere una frode, ma predispone anche strumenti per eludere la giustizia attraverso false dichiarazioni, dimostra una maggiore pericolosità sociale. Questa decisione serve da monito: nel contesto delle truffe online, anche le condotte apparentemente secondarie, come la falsa denuncia di smarrimento di una carta, vengono considerate parte integrante del disegno criminoso e punite con maggiore rigore.

Quando un falso commesso per realizzare una truffa costituisce un’aggravante?
Secondo la Corte, l’aggravante del nesso teleologico si configura quando il reato di falso (in questo caso, la falsa denuncia di smarrimento) è finalizzato alla perpetrazione di un altro reato, come la truffa, poiché ciò denota una maggiore gravità e allarme sociale.

È sufficiente essere l’intestatario della carta usata per la truffa per essere considerato coautore?
Sì, se si ricopre un ruolo essenziale. Nel caso specifico, l’intestatario non solo ha messo a disposizione la carta, ma ha anche agito attivamente dopo la transazione con la falsa denuncia per tentare di apparire estraneo ai fatti, dimostrando il suo pieno coinvolgimento nel piano fraudolento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove e concrete critiche alla sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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