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Falso inoffensivo: Cassazione sulla perizia tecnica

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un individuo condannato per falsità materiale. La difesa sosteneva la tesi del falso inoffensivo, ma la Corte ha stabilito che la necessità di un esame tecnico per accertare la falsificazione esclude tale qualifica, confermando la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Inoffensivo: Quando la Perizia Tecnica Fa la Differenza

Il concetto di falso inoffensivo rappresenta una linea di difesa comune nei reati di falsificazione documentale, ma la sua applicazione è tutt’altro che scontata. Con l’ordinanza n. 4667/2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, delineando un criterio cruciale per distinguere una falsificazione punibile da una irrilevante: la necessità di un’analisi tecnica per scoprirla. Se un documento richiede un esame di laboratorio per essere smascherato, il falso non può essere considerato innocuo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto per il reato di falsità materiale su un certificato amministrativo, ai sensi degli artt. 477 e 482 del codice penale. La Corte di Appello di Firenze aveva confermato la sentenza di primo grado, rigettando le argomentazioni della difesa. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basando la sua strategia su due motivi principali, entrambi incentrati sulla presunta scarsa gravità e innocuità della falsificazione commessa.

I Motivi del Ricorso e la Tesi del Falso Inoffensivo

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su due punti chiave:

1. Genericità della motivazione e falso inoffensivo: Il primo motivo lamentava che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato la tesi del falso inoffensivo. Secondo la difesa, la falsificazione era talmente evidente da non poter trarre in inganno nessuno, rendendo il reato di fatto impossibile.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Il secondo motivo era strettamente collegato al primo. Sostenendo la scarsa offensività del fatto, la difesa chiedeva il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, che avrebbero comportato una riduzione della pena.

In sostanza, la strategia difensiva puntava a dimostrare che l’alterazione del documento era così grossolana da essere immediatamente percepibile, neutralizzando così la sua capacità di ledere la fede pubblica, bene giuridico tutelato dalla norma.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni con motivazioni nette e coerenti. I giudici hanno sottolineato un fatto decisivo emerso nel processo: per accertare con sicurezza la falsità del documento, si era reso necessario un esame tecnico di laboratorio.

Questo elemento è stato considerato dirimente. La Corte ha stabilito che la necessità di ricorrere a un’analisi specialistica, anche da parte di operatori esperti, è la prova inconfutabile che il falso non era né grossolano né immediatamente riconoscibile. Se il documento era in grado di superare un primo esame visivo e richiedeva una perizia per essere invalidato, allora possedeva quella capacità ingannatoria che è il presupposto del reato.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che:
– Il primo motivo era manifestamente infondato, poiché la Corte di merito aveva correttamente motivato la sua decisione proprio sulla base della necessità dell’esame tecnico, escludendo così la configurabilità del falso inoffensivo.
– Anche il secondo motivo era infondato. La stessa circostanza (la necessità della perizia) che escludeva l’inoffensività del falso, dimostrava anche che il fatto non era di ‘scarsa offensività’. Pertanto, il diniego delle attenuanti generiche era pienamente giustificato.

A causa della manifesta inammissibilità del ricorso, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio fondamentale in materia di reati di falso: la soglia tra un falso punibile e un falso inoffensivo risiede nella sua concreta capacità di ingannare. Il criterio per valutare tale capacità non è astratto, ma pratico: se la falsificazione è sufficientemente abile da richiedere un’indagine tecnica per essere scoperta, il reato sussiste in tutta la sua gravità. Questa decisione chiarisce che la semplice affermazione di ‘grossolanità’ non è sufficiente se i fatti processuali, come la necessità di una perizia, dimostrano il contrario. Un monito importante per chiunque pensi di poter alterare un documento confidando in una presunta innocuità dell’atto.

Quando un falso documentale può essere considerato ‘inoffensivo’?
Secondo questa ordinanza, un falso non è ‘inoffensivo’ se la sua scoperta richiede un esame tecnico o di laboratorio. La necessità di una perizia dimostra che la falsificazione non era grossolana o immediatamente riconoscibile, e quindi possedeva la capacità di ingannare.

La necessità di una perizia per accertare un falso può influire sulla concessione delle attenuanti generiche?
Sì. La Corte ha stabilito che il fatto stesso che sia stato necessario un esame di laboratorio per acclarare la falsità nega la ‘scarsa offensività’ del reato. Di conseguenza, ha ritenuto legittimo il diniego delle circostanze attenuanti generiche basato su tale presupposto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione per aver presentato un’impugnazione palesemente infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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