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Falso innocuo: uso di patente falsa è sempre reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per l’uso di una patente falsa. Non si configura il ‘falso innocuo’ solo perché i dati riportati erano veritieri, in quanto la falsificazione del documento lede in sé la fede pubblica. Esclusa anche la particolare tenuità del fatto per la gravità dell’offesa.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Innocuo: Anche con Dati Veri, Usare una Patente Falsa è Reato

L’uso di un documento di identità falso per dimostrare le proprie generalità, anche se queste sono veritiere, costituisce reato. Questo è il principio ribadito dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza, che ha respinto il ricorso di un imputato condannato per uso di atto falso. La difesa, basata sulla tesi del cosiddetto falso innocuo, non ha trovato accoglimento, poiché la falsità materiale del documento lede di per sé la pubblica fede, a prescindere dalla veridicità dei dati in esso contenuti.

Il Caso: Uso di Patente Falsa per Identificarsi

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 489 del codice penale, ovvero l’uso di un atto falso. L’imputato aveva esibito una patente di guida contraffatta al fine di dimostrare la propria identità. Un dettaglio cruciale della vicenda è che le generalità riportate sul documento falso corrispondevano a quelle reali dell’imputato ed erano già state accertate.

La Corte di Appello di Torino aveva confermato la condanna, spingendo l’imputato a presentare ricorso per Cassazione, fondato su due principali motivi: l’inoffensività della condotta e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Motivi del Ricorso: Tra Falso Innocuo e Tenuità del Fatto

La difesa ha articolato il ricorso su due argomentazioni giuridiche precise, entrambe finalizzate a ottenere l’annullamento della condanna.

La Tesi del Falso Innocuo

Il primo motivo di ricorso si basava sulla violazione della legge penale in relazione all’offensività della condotta. Secondo l’imputato, l’uso della patente falsa non avrebbe leso alcun bene giuridico, configurando un falso innocuo. Questo perché il documento era stato utilizzato solo per confermare dati anagrafici veritieri e già noti, rendendo la falsificazione del supporto materiale del tutto irrilevante ai fini pratici e priva di qualsiasi effetto dannoso.

La Richiesta di Particolare Tenuità del Fatto

Con il secondo motivo, si lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., che prevede la non punibilità per i reati di particolare tenuità. La difesa sosteneva che la condotta, per le sue modalità e per il suo esito non lesivo, dovesse rientrare in questa categoria, data la minima offesa arrecata.

L’Analisi della Cassazione e il Rigetto del falso innocuo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno smontato entrambe le argomentazioni difensive, facendo riferimento a principi giurisprudenziali consolidati e alla corretta applicazione delle norme.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fornito una motivazione chiara e lineare per il rigetto di entrambi i motivi di ricorso, confermando l’impianto accusatorio.

Perché non si applica il falso innocuo?

La Cassazione ha chiarito che il concetto di falso innocuo si applica solo quando l’alterazione del documento è del tutto irrilevante ai fini del suo significato e della sua funzione. La valutazione, pertanto, non deve basarsi sull’uso specifico che viene fatto del documento falso, ma sulla sua idoneità intrinseca a ledere la pubblica fede. Nel caso di specie, la creazione di un documento materialmente falso, come una patente di guida, lede la fiducia che la collettività ripone nell’autenticità dei documenti ufficiali. Di conseguenza, l’innocuità non può essere valutata con riferimento al fatto che i dati inseriti fossero veri. La falsificazione del supporto documentale è di per sé offensiva e penalmente rilevante.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte di merito aveva correttamente motivato la propria decisione di non applicare l’art. 131-bis c.p. basandosi sulla gravità dell’offesa. L’esibizione di un documento totalmente falsificato è stata considerata una lesione significativa della pubblica fede. La Cassazione ha specificato che questa valutazione, fondata su parametri previsti dall’art. 133 c.p., rientra nell’apprezzamento di merito del giudice e non può essere sindacata in sede di legittimità sulla base di una diversa interpretazione proposta dalla difesa.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati di falso: la tutela della pubblica fede prevale sull’uso contingente del documento. La veridicità dei dati riportati su un documento materialmente contraffatto non è sufficiente a escluderne la rilevanza penale. La condotta è punibile perché mina alla base la fiducia nel sistema documentale. La decisione sottolinea inoltre i limiti del sindacato della Cassazione sulle valutazioni di merito, come quella relativa alla gravità del fatto ai fini dell’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Infine, la condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, conseguenza della manifesta inammissibilità, funge da monito contro ricorsi dilatori o privi di fondamento giuridico.

Quando un documento falso può essere considerato ‘falso innocuo’?
Un falso è considerato ‘innocuo’ solo quando l’alterazione o l’infedele attestazione sono completamente irrilevanti per il significato dell’atto e non hanno alcun effetto sulla sua funzione documentale. La valutazione non si basa sull’uso specifico che se ne fa, ma sulla natura della falsificazione stessa.

L’uso di un documento di identità falso con dati veritieri è reato?
Sì, è reato. La Corte di Cassazione ha confermato che la falsificazione materiale di un documento ufficiale lede di per sé la pubblica fede, cioè la fiducia della collettività nell’autenticità dei documenti, a prescindere dal fatto che i dati personali riportati siano corretti.

Perché in questo caso non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La particolare tenuità del fatto non è stata applicata perché la Corte di merito ha ritenuto l’offesa alla pubblica fede grave, dato che il documento esibito era stato totalmente falsificato. Questa valutazione sulla gravità del reato è un giudizio di merito che la Corte di Cassazione non può riesaminare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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