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Falso innocuo: nozione e limiti per l’atto notarile

Una notaia era stata assolta in appello per aver falsamente attestato la propria presenza durante la redazione di verbali di asta immobiliare deserta, ritenendo la condotta un ‘falso innocuo’. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, stabilendo che qualsiasi falsità in un atto pubblico fidefacente, inclusi gli elementi formali come luogo e presenza delle parti, lede la fede pubblica e non può mai essere considerata innocua. Il caso è stato rinviato al giudice civile per la valutazione dei profili risarcitori.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Innocuo: La Cassazione chiarisce i limiti per gli atti notarili

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 16012/2025 offre un’importante lezione sulla nozione di falso innocuo e sulla sacralità dell’atto pubblico redatto da un notaio. La Suprema Corte ha stabilito che mentire su elementi formali, come il luogo di redazione dell’atto o la presenza fisica delle parti, non può mai essere considerato irrilevante, in quanto mina alla base la fiducia che i cittadini ripongono nei documenti ufficiali. Questo principio riafferma la massima tutela della fede pubblica.

I Fatti: Un Verbale di Asta Immobiliare Controverso

Il caso riguarda una notaia delegata alle vendite presso un tribunale, accusata di falso ideologico in atto pubblico fidefacente. In particolare, le veniva contestato di aver attestato in due verbali di asta immobiliare, entrambe andate deserte, di averli redatti in tribunale alla presenza degli avvocati dei creditori.

Dalle indagini e dal processo era emerso che, in realtà, la professionista non si era mai recata in tribunale quel giorno, né aveva incontrato i legali. I verbali erano stati sottoscritti altrove, presumibilmente nel suo studio.

La Decisione della Corte d’Appello: Un’ipotesi di Falso Innocuo?

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva assolto la notaia, ritenendo che la falsità commessa rientrasse nella categoria del falso innocuo. Secondo i giudici d’appello, l’immutatio veri era priva di effetti giuridici concreti. La funzione essenziale dei verbali era quella di attestare il mancato pervenimento di offerte per le aste, circostanza che era effettivamente vera. Pertanto, la falsa attestazione sul luogo e sulla presenza dei legali dinanzi alla notaia sarebbe stata irrilevante ai fini della funzione documentale dell’atto.

Contro questa decisione ha proposto ricorso per cassazione la parte civile, ossia l’Ordine Notarile distrettuale, lamentando la contraddittorietà e l’illogicità della motivazione.

La Nozione di Falso Innocuo secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando completamente la prospettiva della Corte territoriale e fornendo una rigorosa interpretazione del concetto di falso innocuo.

La Tutela della Fede Pubblica

La Cassazione ha ricordato che la disciplina penale dei reati di falso punta a un obiettivo di tutela massima dei contenuti di un atto proveniente da un pubblico ufficiale. Il bene giuridico protetto è la “fede pubblica”, ovvero la fiducia che l’intera collettività deve poter riporre nella veridicità delle attestazioni contenute nei documenti pubblici.

Di conseguenza, il falso innocuo si configura solo in casi eccezionali: quando la falsità riguarda un atto assolutamente privo di valenza probatoria (es. un documento inesistente o nullo) o quando l’alterazione è talmente irrilevante da non modificare in alcun modo il significato dell’atto e la sua funzione documentale.

L’Irrilevanza dell’Uso dell’Atto

Un punto cruciale della sentenza è l’affermazione secondo cui l’innocuità del falso non deve essere valutata in base all’uso che dell’atto viene fatto, ma in base all’idoneità intrinseca dell’atto stesso a ingannare la fede pubblica. Un atto pubblico non è redatto solo per lo scopo immediato (in questo caso, certificare l’esito dell’asta), ma può assumere rilevanza in futuro per scopi imprevedibili. Ad esempio, un’attestazione di presenza in un certo luogo e a una certa ora potrebbe essere usata come prova in un contesto completamente diverso, come un’indagine penale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che gli elementi relativi al contesto formale di un atto pubblico non sono semplici dettagli trascurabili. L’art. 2699 del codice civile definisce l’atto pubblico come il documento redatto “con le richieste formalità” da un notaio o altro pubblico ufficiale “nel luogo dove l’atto è formato”. La menzione del luogo, del tempo e della presenza delle parti dinanzi al pubblico ufficiale sono dunque requisiti essenziali che concorrono a creare la pubblica fede.

Falsificare questi dati significa tradire la funzione autenticativa e certificativa propria del notaio. Tale condotta, di per sé, è capace di ledere il bene giuridico tutelato, poiché comprova, con il crisma della verità, l’esistenza di un fatto (la presenza in un dato luogo e tempo) in realtà inesistente. Pertanto, non può configurarsi alcuna ipotesi di falso innocuo.

Conclusioni: L’Integrità dell’Atto Pubblico è Assoluta

In conclusione, la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione ai soli effetti civili, rinviando la causa a un giudice civile per la determinazione del risarcimento del danno. La pronuncia riafferma un principio fondamentale: l’integrità di un atto pubblico fidefacente è assoluta. Ogni sua parte, sia essa relativa al contenuto sostanziale o ai requisiti formali, è coperta dalla fede pubblica e la sua alterazione consapevole costituisce reato, senza che si possano invocare presunte “innocuità” legate alla funzione specifica e immediata del documento.

Quando una falsità in un atto pubblico può essere considerata ‘innocua’?
Secondo la Corte di Cassazione, il falso innocuo si configura solo in casi eccezionali, ovvero quando la falsità riguarda un atto assolutamente privo di valenza probatoria (come un documento giuridicamente inesistente o nullo) o quando l’alterazione è talmente irrilevante da non incidere in alcun modo sul significato comunicativo dell’atto e sulla sua funzione documentale.

Attestare falsamente il luogo o la presenza delle parti in un atto notarile costituisce reato?
Sì. La sentenza afferma chiaramente che attestare falsamente elementi formali come il luogo di redazione, il tempo e la presenza delle parti dinanzi al pubblico ufficiale integra il reato di falso ideologico. Questi elementi sono considerati essenziali per la fede pubblica che l’atto è destinato a garantire.

La veridicità del contenuto ‘principale’ di un atto (es. l’asta è andata deserta) rende irrilevanti le falsità sugli aspetti formali?
No. La Corte ha stabilito che la veridicità della parte sostanziale dell’atto non sana la falsità relativa ai requisiti formali. La funzione di un atto pubblico fidefacente è garantire la verità di tutto ciò che il pubblico ufficiale attesta, inclusi gli aspetti contestuali. La falsità su questi ultimi è di per sé sufficiente a ledere la fede pubblica e a configurare il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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