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Falso in fotocopia: annullata condanna per patente

Un cittadino straniero è stato condannato per aver falsificato la propria patente di guida, esibendone una copia alla polizia. Tuttavia, è stato accertato che egli era titolare di una patente egiziana autentica con lo stesso numero. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna, ritenendo illogica la motivazione dei giudici di merito, i quali non avevano considerato adeguatamente l’ipotesi che si trattasse di una semplice fotocopia di un documento valido. A seguito dell’annullamento per vizio di motivazione, la Corte ha dichiarato l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso in Fotocopia: La Cassazione Annulla Condanna per Patente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico di falso in fotocopia, annullando una condanna per falsificazione di una patente di guida. La decisione chiarisce un principio fondamentale: la semplice esibizione di una copia non integra automaticamente il reato di falso, specialmente quando l’imputato è titolare del documento originale e autentico. Questo caso offre spunti cruciali sulla differenza tra una riproduzione e una vera e propria falsificazione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un controllo della Polizia Stradale, durante il quale un cittadino egiziano esibiva la copia di una patente di guida del suo Paese. I successivi accertamenti avevano portato alla sua condanna nei primi due gradi di giudizio per il reato di falso materiale (artt. 477 e 482 del codice penale).

Un dettaglio cruciale, tuttavia, emergeva dalle stesse indagini: l’uomo era effettivamente titolare di una patente di guida egiziana valida e con lo stesso numero di serie di quella esibita in copia. Nonostante ciò, sia il Tribunale che la Corte d’appello lo avevano ritenuto penalmente responsabile, concentrandosi sulle caratteristiche tecniche della copia, realizzata con una stampante a getto d’inchiostro, considerandola una falsificazione.

Il Ricorso e il Vizio di Motivazione sul Falso in Fotocopia

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. Il primo, e più importante, denunciava la “contraddittorietà e manifesta illogicità” della motivazione dei giudici di merito.

Secondo il ricorrente, la Corte d’appello aveva commesso un errore logico nel concludere che una copia realizzata con una comune stampante fosse una falsificazione, senza considerare l’ipotesi più semplice: che si trattasse di una mera fotocopia di un documento autentico. La difesa ha sottolineato che la giurisprudenza consolidata ritiene penalmente rilevante l’esibizione di una fotocopia solo quando questa viene presentata come originale o come copia autentica, inducendo in errore la pubblica fede. Essendo titolare di una patente valida, l’intento fraudolento dell’imputato veniva meno.

Il secondo motivo di ricorso criticava il diniego delle circostanze attenuanti generiche, ritenuto contraddittorio rispetto alla concessione della sospensione condizionale della pena e allo stato di incensuratezza dell’imputato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno definito “manifestamente illogica” la giustificazione offerta dalla Corte d’appello. Quest’ultima, infatti, si era concentrata su dettagli tecnici della riproduzione (come l’uso di una stampante a getto d’inchiostro) per provare la falsificazione, ma aveva omesso di confrontarsi con l’elemento più rilevante: l’imputato possedeva una patente vera e con gli stessi dati.

In altre parole, la Corte di merito non aveva spiegato perché quella copia dovesse essere considerata un documento falso creato ex novo, anziché una semplice riproduzione di un documento esistente e legittimo. Questo difetto nel ragionamento, o vizio di motivazione, ha reso la sentenza d’appello invalida per quanto riguarda l’accertamento della responsabilità penale.

Le Conclusioni: Annullamento per Prescrizione

La fondatezza del motivo di ricorso sulla responsabilità ha avuto una conseguenza processuale decisiva. Essendo viziata la motivazione sulla colpevolezza, la Corte di Cassazione ha dovuto prendere atto della maturazione del termine massimo di prescrizione del reato, decorso il 24 maggio 2025.

La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando il reato estinto per intervenuta prescrizione. Questa decisione finale non entra nel merito della colpevolezza, ma chiude il procedimento a causa del tempo trascorso, una conseguenza diretta del grave difetto logico riscontrato nella sentenza di secondo grado.

Presentare la fotocopia di un documento è sempre reato di falso?
No. Secondo la giurisprudenza richiamata nel ricorso, il reato di falso si configura solo quando la fotocopia viene presentata come se fosse un documento originale o una copia autentica, con l’intento di trarre in inganno.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La Corte ha annullato la condanna perché ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello “manifestamente illogica”. I giudici di merito non avevano adeguatamente spiegato perché la copia esibita dovesse essere considerata un falso, ignorando la circostanza fondamentale che l’imputato era titolare di una patente autentica con gli stessi identici dati.

Cosa significa che il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione?
Significa che è trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per poter perseguire e punire quel reato. In questo specifico caso, poiché la Corte ha riscontrato un vizio fondamentale nella motivazione che affermava la colpevolezza, ha proceduto ad annullare la sentenza e, contestualmente, a dichiarare l’estinzione del reato per il decorso del tempo, chiudendo così definitivamente il procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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