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Falso in atto pubblico: la Cassazione sui fogli viaggio

La Corte di Cassazione conferma la condanna per falso in atto pubblico e truffa militare nei confronti di un carabiniere che aveva falsamente attestato missioni di servizio per ottenere rimborsi non dovuti. La sentenza chiarisce che i ‘fogli di viaggio’ e i ‘memoriali di servizio’ hanno natura di atto pubblico, in quanto non si limitano a certificare la presenza, ma incidono sull’organizzazione e la funzionalità del servizio pubblico. Viene inoltre respinta la tesi difensiva secondo cui l’incarico di rappresentanza militare esonerasse il soggetto dai normali doveri, confermando la competenza del giudice ordinario.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso in Atto Pubblico: Fogli Viaggio e Memoriali di Servizio Sotto la Lente della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 17659 del 2025, offre un’importante analisi sul reato di falso in atto pubblico, chiarendo la natura giuridica di documenti di uso comune nelle amministrazioni, come i fogli di viaggio e i memoriali di servizio. La pronuncia esamina il caso di un militare che, attestando falsamente missioni mai compiute, ha ottenuto rimborsi illeciti, sollevando questioni cruciali sulla distinzione tra illecito amministrativo e reato penale.

I Fatti del Caso: False Trasferte e Indennità Illecite

Un carabiniere, appuntato scelto e nel contempo eletto come delegato in un organo di rappresentanza militare, era stato accusato di una pluralità di reati. In particolare, gli veniva contestato di aver compilato diversi ‘fogli di viaggio’ attestando falsamente di essersi recato nella capitale per impegni legati al suo mandato di rappresentanza. In realtà, l’imputato era rimasto nella sua regione di servizio.

Sulla base di queste false attestazioni, non solo otteneva illecitamente le indennità di trasferta e i rimborsi spese, ma induceva in errore anche il suo superiore gerarchico. Quest’ultimo, fidandosi delle dichiarazioni, completava i fogli di viaggio e annotava le trasferte nel ‘memoriale di servizio’ della Stazione, un registro ufficiale delle attività svolte. Di conseguenza, all’imputato venivano contestati i reati di falso del privato in atto pubblico, falso ideologico in atto pubblico per induzione e truffa militare.

La Difesa e la Natura Giuridica del Foglio Viaggio

La difesa dell’imputato si basava su due argomenti principali:

1. Il suo ruolo di rappresentante militare lo poneva in una posizione assimilabile al ‘fuori ruolo’, con ampia libertà e senza obblighi di servizio ordinario.
2. I ‘fogli di viaggio’ non avrebbero natura di atto pubblico, ma sarebbero semplici attestazioni inerenti al rapporto di lavoro, di natura privatistica, sulla scia di quanto affermato dalle Sezioni Unite per i cartellini marcatempo.

Secondo questa linea difensiva, i reati contestati non sussistevano o, in subordine, andavano derubricati, con conseguente spostamento della competenza al giudice militare.

L’Analisi della Cassazione sul Falso in Atto Pubblico

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato e offrendo chiarimenti decisivi sulla qualificazione degli atti.

Lo Status del Rappresentante Militare

In primo luogo, la Corte ha smontato la tesi del ‘fuori ruolo’. Citando la normativa di settore, ha ribadito che il mandato di rappresentanza si svolge ‘per motivi di servizio’ e non esime il militare dai doveri del proprio stato. Sebbene i superiori debbano tenere conto degli impegni del delegato, questi non può sottrarsi al servizio ordinario con una generica giustificazione, ma deve rendicontare in modo specifico le attività svolte, permettendo una valutazione comparativa con le esigenze operative.

La Natura Pubblicistica del Foglio Viaggio e del Memoriale

Il punto centrale della sentenza riguarda la natura dei documenti. La Cassazione ha operato una netta distinzione rispetto al caso della semplice timbratura del cartellino. Mentre quest’ultima attesta solo la presenza fisica e incide sul rapporto di lavoro privatistico, il foglio di viaggio e il memoriale di servizio hanno una valenza pubblicistica molto più ampia.

Il ‘foglio di viaggio’ è un atto complesso, destinato a provare non solo una trasferta, ma lo svolgimento di un’attività ‘per motivi di servizio’ che impatta sull’organizzazione dell’ufficio e sulle finanze pubbliche. Analogamente, il ‘memoriale di servizio’ è un atto pubblico con la funzione di registrare e consentire il controllo su tutte le attività, interne ed esterne, svolte dai militari della Stazione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che le false dichiarazioni dell’imputato non si esaurivano in una mera comunicazione tra dipendente e datore di lavoro. Esse travalicavano il mero rapporto lavorativo per incidere direttamente sul servizio pubblico complessivamente reso dall’ente. L’attestazione di una missione inesistente non solo generava un profitto ingiusto (truffa militare), ma innescava un processo che portava alla formazione di due atti pubblici ideologicamente falsi: il foglio di viaggio, completato dal superiore, e il memoriale di servizio, che registrava un’attività mai avvenuta. La condotta dell’imputato ha quindi indotto in errore il pubblico ufficiale (il suo comandante), portandolo a redigere, a sua insaputa, un atto falso. Questo configura pienamente il delitto di falso ideologico in atto pubblico commesso dal privato per induzione (artt. 48 e 479 c.p.), reato più grave della truffa militare, che radica la competenza del giudice ordinario.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione di un documento come ‘atto pubblico’ ai fini penali dipende dalla sua funzione e dalla sua capacità di produrre effetti giuridici che trascendono il semplice rapporto di lavoro. Documenti come fogli di viaggio e memoriali di servizio, essendo destinati a certificare attività istituzionali e a consentire il controllo amministrativo, sono a tutti gli effetti atti pubblici. La loro falsificazione, anche se compiuta da un privato, integra il grave reato di falso, con tutte le conseguenze in termini di pena e competenza giurisdizionale.

Un ‘foglio di viaggio’ compilato da un militare è considerato un atto pubblico?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il foglio di viaggio è un atto pubblico complesso. Anche se una parte è compilata dal dipendente, esso è destinato a certificare lo svolgimento di un’attività di servizio e viene completato e validato da un superiore gerarchico, producendo effetti diretti sull’organizzazione e sulle finanze dell’amministrazione pubblica.

Un militare che svolge un incarico di rappresentanza sindacale può considerarsi ‘fuori ruolo’ e quindi esentato dai normali doveri di servizio?
No. La Corte ha chiarito che il mandato di rappresentanza è svolto ‘per motivi di servizio’ e non esonera il militare dai doveri inerenti al suo stato. Il delegato deve specificare i propri impegni per consentire al superiore una valutazione comparativa con le esigenze operative e di servizio.

Quando la falsa attestazione di un dipendente pubblico integra il reato di falso in atto pubblico invece che un illecito di natura privata?
Integra il reato di falso in atto pubblico quando la falsa attestazione non si limita a incidere sul mero rapporto di lavoro (come la timbratura di un cartellino di presenza), ma riguarda lo svolgimento di attività di servizio che hanno rilevanza per l’organizzazione, la funzionalità e il controllo dell’ente pubblico, come nel caso di missioni e trasferte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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