LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Falso in atto pubblico: avvocato condannato per l’indice

La Cassazione conferma la condanna per falso in atto pubblico a un avvocato che aveva alterato l’indice dei documenti del fascicolo di parte in una causa civile. L’indice, vistato dal cancelliere, è considerato un atto pubblico con fede privilegiata. La Corte ha ritenuto irrilevante il mancato uso dei documenti falsificati da parte del giudice civile ai fini della consumazione del reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso in atto pubblico: la Cassazione condanna un avvocato per l’alterazione dell’indice del fascicolo

Con la recente sentenza n. 23580 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di grande rilevanza deontologica e penale, confermando la condanna di un avvocato per il reato di falso in atto pubblico. La vicenda riguarda la manomissione dell’indice del fascicolo di parte in una causa civile, un atto che, secondo i giudici, assume una natura fidefacente una volta vistato dal cancelliere. Questa decisione ribadisce la serietà con cui l’ordinamento giuridico tutela la veridicità degli atti processuali e la correttezza della professione forense.

I Fatti del Processo: La Manomissione del Fascicolo Civile

Il caso nasce da una causa civile di divisione ereditaria. Un avvocato, patrocinatore di una delle parti, veniva accusato di aver alterato l’indice dei documenti del proprio fascicolo di parte. Nello specifico, dopo aver ritirato il fascicolo, lo avrebbe ridepositato aggiungendo tre diffide stragiudiziali, modificando l’indice per farle apparire come depositate tempestivamente. L’obiettivo era quello di eludere le preclusioni istruttorie e dimostrare un’interruzione della prescrizione per l’azione civile intentata dalla sua cliente contro il fratello.

L’alterazione veniva scoperta dalla controparte, che notava la differenza tra l’indice originale e quello presente nel fascicolo dopo il nuovo deposito. La successiva denuncia portava alla condanna dell’avvocato sia in primo grado che in appello, decisione contro cui il professionista proponeva ricorso per Cassazione.

La Difesa dell’Imputato: I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’avvocato basava il suo ricorso su diversi motivi, tra cui:

1. Insussistenza del falso: Sosteneva che l’indice del fascicolo di parte non fosse un atto pubblico, ma una mera scrittura privata con funzione di semplice elencazione, priva di fede privilegiata.
2. Reato impossibile: Affermava che il falso fosse “innocuo” e inoffensivo, dato che il giudice civile non aveva mai preso in considerazione i documenti tardivamente inseriti ai fini della sua decisione.
3. Mancata contestazione dell’aggravante: Lamentava che l’aggravante della natura fidefacente dell’atto non fosse stata descritta in modo esplicito nel capo d’imputazione.
4. Richiesta di non punibilità: Invocava l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis c.p., in virtù della sua incensuratezza e dell’occasionalità della condotta.

Le Motivazioni della Cassazione sul Falso in Atto Pubblico

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sulla natura giuridica dell’indice del fascicolo e sulla configurabilità del reato di falso.

La Natura Fidefacente dell’Indice Vistato dal Cancelliere

Il punto centrale della decisione riguarda la qualificazione dell’indice. La Corte ha stabilito, richiamando l’art. 74 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, che il cancelliere ha l’obbligo di controllare la presenza degli atti e dei documenti elencati e di sottoscrivere l’indice. Questa attività conferisce all’indice la natura di atto pubblico fidefacente. Esso non serve solo ad agevolare il giudice, ma a dare prova del contenuto del fascicolo. L’attestazione del cancelliere, pertanto, fa piena prova, fino a querela di falso, non solo dell’avvenuto deposito, ma anche di quali specifici documenti siano stati depositati.

L’Irrilevanza del “Falso Innocuo”

La Corte ha respinto anche la tesi del falso innocuo. I giudici hanno chiarito che la consumazione del reato di falso non dipende dall’uso che viene fatto del documento alterato. Il reato si perfeziona nel momento in cui avviene l’alterazione, in quanto essa lede il bene giuridico protetto, ovvero la fiducia che la collettività ripone nella genuinità degli atti pubblici. Il fatto che il giudice civile non abbia poi utilizzato quei documenti è irrilevante. La condotta era, infatti, tutt’altro che innocua, essendo finalizzata a ingannare il giudice e a superare le barriere processuali delle preclusioni.

Il Rigetto della Causa di non Punibilità per Particolare Tenuità

Infine, la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131-bis c.p. Sebbene l’imputato fosse incensurato, la gravità della condotta è stata considerata ostativa. L’oggettiva gravità derivava non solo dall’importanza della causa civile (con un valore di oltre 100.000 euro), ma soprattutto dalla violazione dei doveri deontologici da parte di un professionista legale, la cui funzione è quella di garantire la correttezza del processo e non di alterarlo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito severo per la professione forense. Ribadisce che la manomissione di qualsiasi atto processuale, incluso l’indice del fascicolo di parte vistato dal cancelliere, costituisce un grave reato di falso in atto pubblico. La decisione sottolinea che l’integrità del processo e la fiducia nella giustizia sono valori che l’ordinamento tutela con il massimo rigore. L’irrilevanza dell’esito processuale ai fini della configurabilità del reato e la valutazione della gravità della condotta anche sotto il profilo deontologico sono principi chiave che emergono da questa pronuncia, tracciando un confine invalicabile tra strategia difensiva e illecito penale.

L’indice del fascicolo di parte, vistato dal cancelliere, è considerato un atto pubblico?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’indice del fascicolo, una volta che il cancelliere ha controllato la regolarità degli atti e lo ha sottoscritto, assume la natura di atto pubblico che fa piena prova del suo contenuto fino a querela di falso.

Se un documento falsificato non viene utilizzato dal giudice nella sua decisione, il reato di falso sussiste comunque?
Sì. Il reato di falso si perfeziona con la sola alterazione del documento, poiché lede la fiducia pubblica nella sua genuinità. L’effettivo utilizzo del documento o l’esito della causa sono irrilevanti ai fini della configurabilità del reato.

Perché la Corte ha negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha negato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. a causa dell’oggettiva gravità della condotta. Tale gravità è stata desunta non solo dal valore della causa civile in cui è avvenuto il falso, ma soprattutto dalla violazione dei doveri deontologici da parte dell’imputato, un avvocato, la cui condotta ha minato la correttezza del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati