LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Falso ideologico SCIA: la Cassazione sulla prescrizione

Un professionista è stato condannato per falso ideologico in SCIA per aver omesso di dichiarare vincoli paesaggistici e idrogeologici. La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato la sentenza, dichiarando prescritto il primo dei due episodi contestati, ma ha confermato la condanna per il secondo, chiarendo i confini della responsabilità professionale e del dolo eventuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico in SCIA: Quando la Mancata Dichiarazione di Vincoli Diventa Reato

La corretta compilazione di una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) è un onere di fondamentale importanza per i professionisti del settore edilizio. Un’omissione o una falsa attestazione possono integrare gravi reati, come il falso ideologico in SCIA. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 29344/2024) offre spunti cruciali sulla responsabilità del tecnico, sulla rilevanza dei vincoli paesaggistici e sul calcolo della prescrizione. Analizziamo il caso per comprendere i principi affermati dai giudici.

I fatti del caso: due SCIA e i vincoli “dimenticati”

Un professionista, in qualità di direttore dei lavori, presentava due distinte SCIA, una nel 2014 e una nel 2016, per interventi su un immobile. In entrambe le occasioni, attestava falsamente che l’area non fosse soggetta ad alcun vincolo. In realtà, l’immobile ricadeva in una zona soggetta a vincoli sia paesaggistici, derivanti dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), sia idrogeologici, previsti dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI).

Inoltre, nella seconda SCIA, presentata in sanatoria, dichiarava falsamente la conformità dei lavori agli strumenti urbanistici e la compatibilità con la normativa sismica, attestando che non erano state interessate le parti strutturali dell’edificio.

L’iter giudiziario e i motivi del ricorso in Cassazione

Il Tribunale di primo grado condannava il professionista. La Corte d’Appello, pur dichiarando prescritti alcuni reati minori, confermava la condanna per il reato di falso ideologico (art. 481 c.p.) relativo alle due SCIA. Il tecnico ricorreva quindi in Cassazione, lamentando diversi vizi:

1. Insussistenza del fatto: Sosteneva che i vincoli non fossero pienamente efficaci al momento della prima SCIA (2014) in quanto il PPTR era stato solo adottato e non ancora approvato definitivamente.
2. Carenza dell’elemento soggettivo: Affermava di aver agito al massimo con colpa e non con dolo, avendo consultato la documentazione ufficiale (come il certificato di destinazione urbanistica) che non menzionava esplicitamente i vincoli.
3. Prescrizione: Eccepiva la maturata prescrizione del reato, in particolare per la condotta del 2014.

La decisione della Cassazione sul falso ideologico in SCIA

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, fornendo chiarimenti decisivi su tutti i punti sollevati.

La prescrizione per il primo episodio

I giudici hanno accolto il motivo relativo alla prescrizione per la SCIA del 29 dicembre 2014. Applicando la disciplina vigente all’epoca dei fatti, hanno calcolato il termine di prescrizione (sette anni e sei mesi, più le sospensioni) e hanno stabilito che questo fosse spirato il 12 aprile 2023, prima della pronuncia della sentenza. Di conseguenza, hanno annullato senza rinvio la condanna per questo specifico episodio.

La conferma della responsabilità per il secondo episodio

Per la SCIA del 2016, invece, la Corte ha rigettato tutti gli altri motivi di ricorso, confermando la responsabilità del professionista. Ha ritenuto infondate le censure sulla sussistenza dell’elemento oggettivo e soggettivo del reato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su argomentazioni molto nette. In primo luogo, ha ribadito che le norme di salvaguardia di un piano paesaggistico (PPTR) entrano in vigore e sono prescrittive fin dal momento della sua adozione, non essendo necessaria l’approvazione definitiva. Lo scopo di tali norme è proprio quello di anticipare la tutela, impedendo interventi in contrasto con le previsioni del piano nelle more della sua approvazione finale.

Sul piano dell’elemento soggettivo, la Corte ha ritenuto correttamente configurato il dolo eventuale. Anche se il certificato di destinazione urbanistica visionato dal tecnico non menzionava esplicitamente i vincoli, esso indicava chiaramente che l’area rientrava in un Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Questa sola indicazione, secondo i giudici, avrebbe dovuto allertare un professionista diligente, spingendolo a ulteriori e doverose verifiche. Non averlo fatto, accettando il rischio di attestare il falso, integra non una semplice negligenza, ma una piena accettazione delle conseguenze illecite della propria condotta. Il professionista, data la sua specifica competenza tecnica, non può invocare l’ignoranza o un errore sulla portata delle norme a sua discolpa.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’elevato standard di diligenza richiesto ai professionisti tecnici nella redazione di atti come la SCIA. La decisione chiarisce due principi fondamentali:

1. Efficacia dei vincoli: I vincoli paesaggistici sono efficaci e vincolanti fin dalla data di adozione del relativo piano, attraverso le cosiddette “misure di salvaguardia”.
2. Responsabilità professionale: Un professionista non può limitarsi a una consultazione superficiale della documentazione. La presenza di indici di rischio (come l’inclusione in un SIC) impone un obbligo di approfondimento. Omettere tali verifiche e attestare il falso, accettandone il rischio, configura il reato di falso ideologico sorretto da dolo eventuale.

Un vincolo paesaggistico è efficace già dalla semplice adozione del piano o serve l’approvazione definitiva?
Secondo la Corte, le norme di salvaguardia di un piano paesaggistico sono efficaci e vincolanti fin dal momento della sua adozione, anche prima dell’approvazione definitiva. La loro funzione è proprio quella di anticipare la tutela per impedire interventi in contrasto con le previsioni del piano.

Quando la mancata verifica di un vincolo da parte di un professionista integra il dolo eventuale e non la semplice colpa?
Integra il dolo eventuale quando il professionista, pur in assenza di una menzione esplicita del vincolo in un certificato, si trova di fronte a indici che avrebbero dovuto allertarlo (come l’inclusione dell’area in un Sito di Importanza Comunitaria). In tal caso, omettere ulteriori e doverose verifiche e attestare comunque l’assenza di vincoli significa accettare consapevolmente il rischio di dichiarare il falso.

Come si calcola la prescrizione per un reato di falso ideologico continuato commesso prima della riforma del 2019?
La sentenza chiarisce che, per i reati commessi prima delle recenti riforme, la prescrizione del reato continuato si calcola separatamente per ogni singola condotta illecita, a partire dal giorno in cui ciascuna è stata posta in essere, e non dal giorno di cessazione della continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati