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Falso ideologico: quando concorre con altri reati

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 39405/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati di falso. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il reato di falso ideologico può concorrere con altre fattispecie di falso, anche quando riguarda attestazioni implicite o presupposti di fatto contenuti in un atto a contenuto dispositivo. Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Falso Ideologico: La Cassazione Chiarisce il Concorso di Reati

Il tema del falso ideologico è centrale nel diritto penale e la sua applicazione pratica può generare complesse questioni giuridiche. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un ricorso manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire principi consolidati sulla concorrenza tra il reato di falso ideologico e altre fattispecie di falso, specialmente in relazione a documenti con contenuto dispositivo.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per reati di falso (artt. 48, 479 cod. pen. e normativa speciale) emessa dal Tribunale di Ravenna e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Bologna. L’imputato, ritenuto penalmente responsabile, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: la presunta violazione di legge nella qualificazione giuridica del fatto. Secondo la difesa, il fatto avrebbe dovuto essere inquadrato diversamente, lamentando un’errata applicazione delle norme sul falso.

La Questione sul Falso Ideologico e la Decisione della Corte

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Il punto cruciale della decisione riguarda la possibilità che il reato di falso ideologico previsto dall’art. 483 del codice penale possa concorrere con i reati contestati all’imputato.

La Corte ha smontato l’argomentazione del ricorrente, definendola in “palese contrasto con il dato normativo e con la consolidata giurisprudenza di legittimità”. Viene chiarito che non esiste un principio di alternatività assoluta tra le diverse tipologie di falso. Al contrario, diverse fattispecie possono coesistere e concorrere.

La Portata del Falso Ideologico

Il fulcro del ragionamento della Cassazione si concentra sulla natura del falso ideologico in documenti che hanno un contenuto dispositivo, ovvero quegli atti che non si limitano a certificare una realtà ma creano, modificano o estinguono situazioni giuridiche.

La Corte ha specificato che il falso può investire:
1. Le attestazioni, anche implicite, contenute nell’atto.
2. I presupposti di fatto giuridicamente rilevanti per la parte dispositiva dell’atto stesso.

Questo significa che la falsità non deve necessariamente riguardare una dichiarazione esplicita. Anche mentire su un presupposto di fatto che l’atto dà per scontato, o omettere una circostanza che implicitamente si attesta come inesistente, può integrare il reato, a condizione che l’atto sia destinato a provare la verità di tali fatti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Per sostenere la propria decisione, la Corte ha richiamato importanti precedenti giurisprudenziali, tra cui una sentenza delle Sezioni Unite (n. 35488/2007) e una più recente della Quinta Sezione Penale (n. 40800/2022). Questi precedenti hanno consolidato l’interpretazione secondo cui la falsità ideologica può riguardare non solo fatti compiuti o conosciuti direttamente dal pubblico ufficiale che redige l’atto, ma anche “altri fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità”.
La decisione, quindi, non introduce nuovi principi, ma rafforza un orientamento già consolidato, sottolineando l’ampia portata applicativa delle norme sul falso documentale e la loro capacità di colpire ogni alterazione della verità fattuale rilevante ai fini giuridici, indipendentemente dalla forma (esplicita o implicita) che essa assume all’interno del documento.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Come conseguenza processuale, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione rappresenta un chiaro monito: i ricorsi basati su argomentazioni ermeneutiche contrarie a principi di diritto consolidati vengono considerati manifestamente infondati, con conseguenze economiche significative per chi li propone. Dal punto di vista sostanziale, viene riaffermata la piena compatibilità e il possibile concorso tra diverse norme incriminatrici in materia di falso, garantendo una tutela penale completa contro le alterazioni della verità documentale.

Il reato di falso ideologico (art. 483 c.p.) può concorrere con altri reati di falso?
Sì, la Suprema Corte conferma che il reato di falso ideologico può concorrere con altre fattispecie di falso contestate, in quanto non vi è un rapporto di esclusione reciproca tra le diverse norme.

Cosa si intende per falso ideologico in documenti a contenuto dispositivo?
Si intende una falsità che riguarda non solo le dichiarazioni esplicite, ma anche le attestazioni implicite e i presupposti di fatto giuridicamente rilevanti per la parte dispositiva dell’atto, ovvero quei fatti che l’atto stesso è destinato a provare come veri.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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